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"L’anoressia si batte credendo nei nostri figli"

Lo sostiene il dottor Roberto Ostuzzi, presidente della Società Italiana per lo Studio dei Disturbi del Comportamento Alimentare. Lo abbiamo intervistato

Ha destato clamore nei giorni scorsi la notizia – ripresa da tutti i media principali – che i disturbi alimentari (anoressia e bulimia), sono ormai diventati la principale causa di morte fra le giovani italiane di età compresa fra 12 e 25 anni. Un dato per molti versi inaspettato e sconvolgente, una realtà che colpisce ogni anno da 150 a 200mila persone, in maggioranza adolescenti e giovani donne.

Roberto Ostuzzi, nutrizionista e psicoterapeuta, presidente della Società Italiana per lo Studio dei Disturbi del Comportamento Alimentare, autore di due recenti saggi dedicati proprio a queste tematiche, Figlie in lotta con il cibo e Un boccone dopo l’altro (entrambi scritti con Gian Luigi Luxardi ed editi da Baldini Castoldi Dalai editore), ci conferma che, in particolare, l’anoressia è la prima causa di mortalità tra le malattie psicologiche-psichiatriche, come si desume dalle tavole internazionali sulla mortalità fra i giovani.

Dottore, come si può riconoscere l’insorgenza di un disturbo alimentare tipico in un’adolescente? E in un soggetto adulto? Ci sono differenze?

Nell’anoressia sono magrezza e perdita di peso che testimoniano la condizione di sofferenza del soggetto. Nella bulimia nervosa è invece più difficile effettuare riscontri tempestivi, poiché le ragazze possono presentarsi come normopeso. Tra adulti e adolescenti non vi sono differenze, se non nel fatto che i disturbi alimentari negli adulti sono più gravi e più difficili da trattare.

La diffusione di anoressia e bulimia è propria di molte società consumistiche avanzate e in Italia pare in decisa crescita, soprattutto negli ultimi anni. È una sensazione corretta? Come si situa il nostro Paese nelle classifiche ufficiali rispetto ad altri Stati?

I dati confermano tale crescita, anche perché la diffusione dei centri di cura ci permette di raccogliere in modo accurato i campioni di soggetti problematici. Incidenza e prevalenza di anoressia e bulimia in Italia sono simili, benché ancora inferiori rispetto a quelli riscontrati in altri Paesi occidentali, in particolare Stati Uniti e Gran Bretagna.

Lei presiede la Società italiana per lo studio dei disturbi del comportamento alimentare. Come si interviene oggi per curare anoressia e bulimia? A chi ci si può rivolgere?

Oggi la cura dei disturbi alimentari è sempre associata a un team di esperti e sta diventando via via sempre più efficace e diffusa sul territorio nazionale. Esistono diversi centri specializzati in molti ospedali. Tuttavia sulla formazione degli operatori siamo ancora carenti

Un altro problema in crescita preoccupante in Italia è quello legato all’obesità. In cosa si differenzia dalla bulimia? Come e quando è meglio intervenire?

Dobbiamo evitare di accomunare obesità e disturbi alimentari. Gran parte degli obesi non soffre in partenza di un problema psichiatrico o psicologico. Spesso le difficoltà psicologiche dell’obeso sono una conseguenza del suo stato, che nel nostro Paese viene molto stigmatizzato. Ciò produce spesso seri danni, specie nei più giovani. Chiaramente, prima si interviene, meglio è. Ma qualunque intervento deve essere sempre condotto da medici esperti in questo specifico settore.

In Italia ma anche in Paesi esteri come Francia e Spagna, gli enti promotori del settore moda e le istituzioni nazionali si sono mosse verso l’adozione di codici di comportamento e regolamenti che vietino l’accesso alle passerelle a modelle più magre di una certa taglia e la diffusione di immagini che – sia pure in un’ottica distorta – potrebbero rappresentare degli "esempi negativi" per le giovani. Sul Web esistono tuttavia numerosi siti e blog che inneggiano apertamente all’anoressia. Quanto può influire l’immagine diffusa attraverso i media sulla psiche delle ragazze potenzialmente vittime di questo disturbo e cosa si dovrebbe fare per combattere la diffusione di un vero e proprio "culto" della magrezza a tutti i costi?

Non v’è dubbio alcuno che nella nostra società esista una forte spinta a essere magri. A ciò contribuiscono tutti i media, che propongono come modello femminile vincente una donna magra e forte. In realtà, le nostre ragazze non aspirano a essere "belle come modelle". Pensare o far credere questo è profondamente ingiusto, in particolare per ragazze che sono malate, fragili, e che invece cercano nella magrezza un’immagine adeguata a quella che esse pensano sia la migliore per venir amate e accettate. Sentendosi magre, sperano di superare il timore di non essere sempre "all’altezza" della situazione. La magrezza è un fenomeno di patoplasticità, vale a dire che così oggi si esprime il disagio di ragazze insicure, con bassa autostima e deficit di identità personale. Per combattere questo "culto", dovremmo tutti stare attenti a non farci ingannare da messaggi che fanno pensare troppo semplicisticamente che "magro è bello". E soprattutto dovremmo aiutare i più giovani a non cadere in questa trappola.

Se avesse una bacchetta magica, quale sarebbe la prima cosa che farebbe per contrastare la diffusione dei disturbi alimentari?

Userei la bacchetta magica per aiutare i genitori a fare bene questo loro difficile lavoro, insegnando che dobbiamo aiutare i nostri ragazzi a crescere più autonomi e sicuri, rispettando le loro idee e inclinazioni e non cercando – magari involontariamente – di far fare loro ciò che in realtà noi crediamo sia più utile per il loro futuro.

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Chi è Roberto Ostuzzi
Medico nutrizionista e psicoterapeuta, Roberto Ostuzzi si è laureato in Medicina e Chirurgia a Padova, specializzandosi in Scienza dell’Alimentazione, Diabetologia e Malattie del Ricambio e in Endocrinologia. Ha una formazione in Psicoterapia Familiare. Da sempre professionalmente si occupa di patologie legate alla nutrizione. È attualmente responsabile del reparto, convenzionato con il Servizio Sanitario Nazionale, per i Disturbi del Comportamento Alimentare della casa di cura Villa Margherita di Arcugnano (Vicenza).
Dal 2003 è responsabile dell’Ambulatorio per i Disturbi Alimentari dell’ULSS n°4 Alto Vicentino. È autore di oltre 100 pubblicazioni scientifiche e divulgative e ha partecipato come relatore a numerosi congressi e convegni nazionali e internazionali.
Svolge un’intensa attività di formazione e supervisione per équipe pubbliche e private che si occupano di disturbi alimentari. È socio di numerose società scientifiche. È stato presidente della Associazione Nazionale degli Specialisti in Scienza dell’Alimentazione (AN.Si.SA) fra il 2005 e il 2007. Dal 2008 presiede la SIS.DCA (Società Italiana per lo Studio dei Disturbi del Comportamento Alimentare).

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