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Arte

L’arte araba è libera nelle opere di Huguette Caland

La carriera di Huguette Caland inizia in Libano nel 1960. Figlia del primo presidente dopo l’indipendenza, Bechara El Khoury, inizia a studiare pittura nel 1947. Sin dall’inizio esplora il corpo femminile come se fosse un paesaggio. E ne escono dipinti astratti di forte carica erotica.
Neli anni Settanta si trasferisce a Parigi, e dall’incontro con clima culturale dell’epoca nascono delle collaborazioni con Adonis, Georges Apostu e Pierre Cardin.

Proprio con lo stilista Caland crea una serie di caftani molto ironici, nei quali si riversa tutta la sua ricerca degli anni precedenti. Sono capi molto espliciti, difficili da immaginare sulle donne libanesi, ma Huguette Caland li indossava con disinvoltura.
Richiamano le forme morbide del corpo femminile, la sensualità nascosta sotto una lunga tunica. Per questo non sembrano adatti al mondo arabo ma, come scrive Negar Azimi, l’arte di Caland è figlia della metamorfosi culturale di Beirut, che era diventata “un terreno insolitamente cosmopolita di raccolta per rivoluzionari, artisti ed intellettuali esiliati da tutto il mondo arabo”.

Tutte le opere dell’artista riflettono sull’identità dell’uomo che, dal suo punto di vista, è strettamente implicato con l’impulso sessuale.
Per questo molte opere riflettono sulla dualità uomo-donna, di cui ne sono un esempio i dipinti “Monsieur” e “Madame” che insieme formano un dittico astratto.

Rimasto in ombra per qualche decennio, il suo lavoro sta ritornando ad attrarre l’interesse del mondo dell’arte. Come espressione libera di un mondo che sta cercando di distruggere la libertà di espressione.

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