Arte

L’ARTE DI JAN FABRE INVADE FIRENZE

Forte di Belvedere, Palazzo Vecchio e Piazza della Signoria, la grande mostra “Jan Fabre. Spiritual Guards”, si articola in tre istituzioni fiorentine

Sculture in bronzo, installazioni di gusci di scarabei, lavori in cera, due opere inedite e film che documentano le sue performance, Jan Fabre invade Firenze con  un centinaio di lavori realizzati fra il 1978 e il 2006. Artista fiammingo fra i più significatici del panorama contemporaneo, fin dall’inizio della sua carriera concentra la sua ricerca sugli esseri viventi. Nelle prime opere sugli insetti, dagli anni Settanta in poi, studente presso la Royal Academy of Fine Arts e il Municipal Institute of Decorative Arts and Crafts, amplia il proprio campo di interesse al corpo umano. Ad affascinarlo è la fragilità di quest’ultimo.

Artista a trecento sessanta gradi Jan Fabre è riuscito a trasportare la suo poetica anche nelle performance: la massima espressione è una stata una produzione monumentale del 2015 dal titolo Mount Olympus: To glorify the cult of tragedy della durata di ventiquattro ore. Fattosi conoscere al pubblico internazionale con un’opera esposta al Castello di Tivoli nel 1990, è stato il primo artista vivente a ottenere un’immensa personale al Louvre di Parigi, dal titolo L’ange del la metamorphe nel 2009. Tema caro a Fabre quello della metamorfosi, analizzato e ripreso in diverse opere, farà la sua comparsa anche al Forte di Belvedere di Firenze con i sette scarabei bronzei posizionati nei punti di vedetta. Simboli nella tradizione pittorica italiana e fiamminga, rappresentano il passaggio tra la dimensione terrena e la vita eterna con il loro continuo movimento.

Opere del 2011 presenti nella mostra Jan Fabre. Spiritual Guards, articolata in tre diverse istituzioni fiorentine. Già dal 15 aprile scorso due sculture erano entrate a far parte di quel museo a cielo aperto che è Piazza della Signoria. Due autoritratti dell’artista, il primo è Searching for Utopia in dialogo con il monumento equestre a Cosimo I capolavoro del Gianbologna, mentre il secondo è The man who measures the clouds (American version, 18 years older), posizionato fra le copie del David di Michelangelo  sulla ringhiera di Palazzo Vecchio. Appropriandosi di un luogo simbolo del rinascimento italiano, carico di rappresentazioni bibliche, mitologiche e del genius loci, simbolo dell’arte che si è messa a disposizione anche del potere, Fabre ha voluto imporsi con la sua immaginazione realizzando due personaggi che altro non sono che guardie spirituali, la cui funzione è di far dialogare la terra con il cielo, le forze naturali con lo spirito.

Sempre a Palazzo Vecchio saranno in mostra una serie di sculture in colloquio con gli affreschi presenti nella Sala dell’Udienza e in quella dei Gigli, oltre a un mappamondo rivestito interamente di scarabei cangianti. Mentre dal prossimo 14 maggio circa sessanta opere in bronzo e cera, oltre a una serie di film incentrati su alcune storiche performance dell’artista andranno in scena all’interno della palazzina del Forte Belvedere nell’esposizione curata da Melania Rossi e Joanna De Vos, insieme al direttore artistico Sergio Risaliti. Un luogo scelto non a caso che in epoche passate servì per difendere Firenze dalle minacce esterne e proteggere la famiglia dei Medici dalle rivolte cittadine, rappresentazione delle angosce dei potenti signori. Ora custodito da scarabei.

 

 

Jan Fabre. Spiritual Guards
Piazza della Signoria e Palazzo Vecchio fino al 2 ottobre
Forte di Belvedere dal 14 maggio al 2 ottobre
Firenze

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