Dizionario Arte

Martini, Simone

Dopo Duccio, il più notevole pittore della scuola senese. Non si ha alcuna notizia certa su di lui prima del 1315. Vasari sostiene che sia stato allievo di Giotto, ma l’opinione prevalente è che abbia fatto apprendistato nella cerchia di Duccio; certamente imparò molto dall’uso decorativo del contorno, del colore e della composizione caratteristici dell’opera di Duccio. I principali aspetti del suo stile sono presenti già nel primo dei lavori a noi pervenuti, il grande affresco della Maestà (1315; rielaborato nel 1321) nel municipio di Siena: i tessuti sontuosi e l’apparenza distaccata della Madonna derivano dallo stile *bizantino della generazione precedente, ma la linea decorativa, i gesti e le espressioni sono influenzati dalla elegante maniera *gotica che al tempo era in voga a Siena; l’uso della prospettiva per creare la profondità mostra inoltre il desiderio di creare effetti più realistici. Due anni dopo Simone dipinse una pala d’altare (1317, Museo di Capodimonte, Napoli) per Roberto d’Angiò (re di Napoli dal 1309 al 1343) che mostra il di lui fratello maggiore san Luigi da Tolosa, allora appena canonizzato, mentre gli cede la propria corona. Le scene della predella contengono le più ardite composizioni in prospettiva prodotte a quel tempo. Probabilmente nello stesso periodo (benché la datazione non sia sufficientemente documentata), portò a termine l’affresco decorativo della cappella di San Martino nella basilica inferiore di San Francesco ad Assisi.
Il successivo maggior lavoro attribuito a Simone è un affresco, sempre del municipio di Siena, eseguito nel 1328 sulla parete di fronte alla Maestà, dedicato al condottiero Guidoriccio da Fogliano, che in quegli anni aveva ottenuto una grande vittoria per i senesi conquistando il castello di Montemassi, che si vede sullo sfondo. Il lavoro, assolutamente originale, rappresenta il generale che cavalca in un trionfo solenne ma solitario, ed è concordemente considerato come uno dei primi ritratti equestri a partire dall’antichità; è stato però di recente oggetto di una grande controversia, perché alcuni studiosi ritengono che non sia attribuibile a Simone ma sensibilmente posteriore a quanto si riteneva (questa tesi si basa su una prova tecnica che dimostrerebbe come una parte dell’affresco copra un altro dipinto che viene datato dopo il 1363). L’opera che però è generalmente considerata come il compendio dello stile di Martini è l’Annunciazione (Uffizi, Firenze, 1333), nonostante che riporti la doppia firma, sua e del cognato Lippo Memmi. È un’incantevole miscela di grazia delicata e accorato sentimento e per la pura e semplice bellezza dell’esecuzione rimane un’opera insuperata nella sua epoca.
Il lavoro di Simone esprime lo spirito gotico più di quello di qualsiasi altro dei maggiori pittori italiani; perciò non sorprende che fosse apprezzato in Francia e infatti a partire all’incirca dal 1335 e fino alla morte egli lavorò alla corte papale di Avignone. In questo periodo dipinse una inusuale Sacra famiglia, detta anche Ritorno di Gesù fanciullo dal tempio, nella quale sembra che i genitori rimproverino Gesù (1342, Walzer Art Gallery, Liverpool); divenne amico di Petrarca e dipinse per lui il frontespizio di un manoscritto di Virgilio (Biblioteca Ambrosiana, Milano); realizzò anche un ritratto di Laura, la donna amata da Petrarca, quadro che è andato perduto ma è menzionato in uno dei sonetti del poeta. Lo stile e le composizioni di Martini furono ripresi da miniatori francesi e fiamminghi, e altrettanto vi si ispirarono intere generazioni di pittori italiani di tavole e di affreschi. Insomma, egli fu una delle principali fonti del gotico internazionale. Nascita: Siena 1284; Morte: Avignone 1344

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