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Metropolis, torna nelle sale il film culto di Fritz Lang
Ultimo esemplare dell’ espressionismo tedesco – datato 1926 – e contemporaneamente primo ponte gettato verso l’estetica visiva della cosiddetta “nuova oggettività” dei vari Pabst, Grosz e Otto Dix, Metropolis è ad oggi uno dei classici per eccellenza della storia del cinema.
Opera essenziale da cui si dipanano intere teorie evolutive del mezzo cinematografico, emblema di cinema artistico e monumentale, uno di quei film tutt’oggi materia di studio, di citazioni e di dibattiti. Una pietra miliare, c’è scritto sui libri.
In un certo senso fu il primo vero e proprio kolossal: costato all’epoca oltre 8 milioni di marchi tedeschi risulta – a riconversione fatta – l’investimento probabilmente più cospicuo della cinematografia di tutti i tempi. Tant’è che, scontando lo scarso interesse dei contemporanei, condusse la coraggiosa società di produzione UFA sull’orlo del fallimento ed in seguito ad una graduale – all’inizio – e poi piuttosto brusca – alla fine – rottura tra i vertici della stessa società ed il geniale Fritz Lang. Risultato: la UFA cominciò a distribuire la pellicola in una versione ampiamente rimaneggiata; Lang si mise in proprio, fondando una propria impresa di produzione e trasferendosi dapprima a Parigi e poi in America.
Così, nei violenti tira e molla tra autore, produzione e distribuzione, una bella fetta della pellicola originale andò perduta per sempre: in tutto, circa ¼ della copia della prima proiezione.
I restanti ¾ vennero, invece, irrispettosamente logorati dal tempo prima che una prodigiosa opera di restauro – di cui questo dvd è frutto e testimone – restituisse nuova luce ad uno dei più grandi film fantascientifici mai girati.
Metropolis è la mastodontica, sinfonica, visione di una colossale città del futuro – luccicante, frenetica, una specie di mostro meccanico composto da sinistri e maestosi ingranaggi – e costruita su più livelli: nei sotterranei, squadre di uomini in tuta ad azionare le leve della città-ordigno; negli uffici in alto, i dirigenti in giacca e cravatta – il cervello del mostro – ad amministrare e calcolare.
E un identico dualismo determina la distribuzione dei caratteri di tutti i personaggi: da una parte i cattivi, spietati fomentatori delle disparità sociali che intossicano l’organismo della Metropolis, dall’altra chi si batte per l’accordo tra le parti, per una sorta di armonia universale che unisca braccia e menti con l’aiuto del buon cuore. Fritz Lang dichiarò di aver pensato per la prima volta alla sua Metropolis del 2026 visitando la New York degli anni ’20: se potesse tornarci oggi, magari penserebbe di aver esagerato un po’.
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