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È morto Edoardo Sanguineti

L’intellettuale genovese si è spento all’età di 79 anni mentre si trovava in sala operatoria in seguito a un aneurisma. Aperta un’inchiesta. Esponente di punta della neoavanguardia e membro del Gruppo 63, ha lavorato spesso coniugando teatro e musica Il mondo della cultura italiana ha perso con Edoardo Sanguineti uno dei suoi esponenti a un tempo più lucidi e più scomodi. Lo scrittore, critico e poeta si è spento oggi all’età di 79 anni presso l’ospedale genovese Villa Scassi. Non sono chiare le circostanze che hanno condotto alla sua morte, tanto che il pubblico ministero Patrizia Petruzziello ha aperto un fascicolo per omicidio colposo a carico di ignoti.

Il poeta era stato ricoverato nella struttura sanitaria della città dove era nato il 9 dicembre 1930 a causa di un aneurisma. L’intervento chirurgico al quale era stato sottoposto sembrava avviato a concludersi positivamente ma improvvisamente il quadro clinico era mutato. Un blocco cardiaco gli è risultato fatale. Il magistrato incaricato dell’indagine ha posto sotto sequestro la cartella clinica e non ha escluso il ricorso all’esame autoptico del cadavere.

Il legame di Edoardo Sanguineti con il mondo del teatro e delle avanguardie è duraturo, essendo stato spesso condotto in parallelo con quello di docente, critico letterario, saggista, traduttore e poeta. Studioso di Dante, di cui propose ardite riletture, si era trasferito ancora bambino a Torino, dove crebbe in contatto con il fervido clima culturale dell’epoca, laureandosi in letteratura con il professor Getto e in seguito diventando a sua volta docente. Fu tra i fondatori del Gruppo 63, muovendosi sempre alla ricerca di nuovi stimoli intellettuali e artistici. Ad esempio, collaborò a lungo con Luciano Berio – di cui curò i libretti delle opere – e John Cage. Studioso del "teatro della crudeltà" teorizzato da Artaud, ha scritto testi e sceneggiature da cui sono stati tratti spettacoli diretti da Luca Ronconi (Orlando furioso) e Federico Tiezzi (Commedia dell’Inferno). Al festival di Spoleto, sul finire degli anni ’90, ha proposto con il compositore Andrea Liberovici alcuni rap che fondevano il linguaggio poetico al genere musicale tipico della controcultura giovanile afroamericana, attualizzando in modo originale l’antica consuetudine del "recitar cantando".

Di convinzioni marxiste, Sanguineti è stato per una legislatura – fra la fine degli anni ’70 e i primi anni ’80 – parlamentare indipendente eletto nelle liste del Pci. La sua partecipazione alle vicende politiche italiane non si riduce però a tale esperienza, avendolo accompagnato per tutta la vita, tanto da spingerlo ad accettare nel 2007 una candidatura alle primarie per il sindaco di Genova, confermando anche un certo gusto per la provocazione intelligente che lo ha accompagnato sempre nel suo percorso umano.

Oltre ai celebri saggi su Dante di cui si trovano tracce fin dalla sua tesi di laurea su L’interpretazione di Malebolge, fra le opere letterarie più importanti lasciate da Sanguineti occorre almeno ricordare Laborintus, cominciata nel 1951 e pubblicata tre anni più tardi, già improntata a un acceso sperimentalismo verbale, seguita anni dopo dal romanzo Capriccio italiano (1963). Partecipò alla redazione de Il Verri chiamatovi da Luciano Anceschi: qui fece la conoscenza di altri scrittori interessati a superare schemi e convenzioni del linguaggio come Nanni Balestrini, con il quale condivise la fatica dell’antologia I novissimi. Nei primi anni ’80 fu poi tra i fondatori, con Achille Bonito Oliva, della rivista d’arte e letteratura Cervo Volante. Nella sua vasta produzione, alternata all’insegnamento e a una vivace attività pubblicistica, Sanguineti ci ha lasciato varie raccolte poetiche, fra le quali Triperuno, Wirrwar, Postkarten e Scartabello.

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