Spettacolo,  Cinema

MORTO ROBIN HARDY, REGISTA DI ‘THE WICKER MAN’: IL ‘QUARTO POTERE’ DELL’HORROR

Scompare all’età di 86 anni Robin Hardy, autore di uno dei film più controversi e affascinanti degli anni Settanta: ‘The Wicker Man’

Si è chiuso un mesto fine settimana per gli amanti del cinema: dopo l’annuncio della scomparsa del regista Michael Cimino, autore de ‘Il cacciatore’ e ‘I cancelli del cielo‘, è giunta dalla BBC la notizia della morte di un altro maestro del cinema d’autore, quella del britannico Robin Hardy, che lascia dietro di sé solo tre film: ‘The Wicker man‘ (1973), ‘The fantasist‘ (1976) e ‘The Wicker Tree’ (2011). L’inglese è stato un eccentrico del cinema: dopo aver iniziato come autore televisivo negli Stati Uniti è stato regista pubblicitario in Inghilterra e di seguito si è dedicato alla scrittura e alla creazione di parchi a tema storico.

Passato inizialmente sotto silenzio, il suo film ‘The Wicker Man’, scritto da Anthony Schaffer e musicato magistralmente da Paul Giovanni, è oggi riconosciuto come uno dei migliori film degli Settanta e dell’intera storia del cinema: considerato il ‘Quarto Potere‘ dei film dell’orrore, è stato inserito dal ‘The Guardian’ al quarto posto nella speciale classifica dei film del genere più belli di tutti i tempi, anticipando grandi classici come ‘Shining‘ e ‘L’esorcista‘.

La trama: il film parla delle indagini  di un sergente inglese che approda in un isola britannica “Summerisle”, perché lì è scomparsa una giovane ragazza, di nome Rowan Morrison. Il sergente, devoto cristiano, sarà sconvolto da quello che vedrà: riti celtici, rievocazioni pagane e celebrazioni orgiastiche. Le indagini del protagonista saranno pazientemente ostruite e deviate da tutta la popolazioni locale (sopratutto dal sindaco, interpretato da uno straordinario Christopher Lee), lasciandolo in una condizione di spaesamento e di smarrimento totale.

Quali sono le ragioni del forte riconoscimento critico e di una quasi nulla notorietà tra il grande pubblico? Innanzitutto, la raffinatezza e bizzarria del film: in ‘The Wicker man’ non si parla di sadici omicidi, vampiri o mostri d’altro genere, ma di una popolazione misteriosamente legata ai culti del passato e di un uomo conformista e ordinario, che vi si trova improvvisamente catapultato dentro, senza poterne uscire. Il film ha un forte impatto realistico e proprio per questo è capace di rievocare paure ancestrali, e vi riesce con sottile ironia, immergendo lo spettatore in un clima di straniamento pressoché unico nel cinema horror. The Wicker man’ è un film crudele senza essere truculento, spaventoso senza fare ricorso ad effetti speciali o espedienti metafisici. È, in fondo, la storia di un conflitto tra culture diverse, e per apprezzarlo al meglio è necessario essere consapevoli del periodo storico in cui è uscito nei cinema: era il 1973, l’ondata hippy e controculturale inquietava i benpensanti, erano gli anni dei sacrifici ‘satanici’ di Charles Manson, del rock dei Rolling Stones e dei Doors. Il film mette così in scena un conflitto culturale ben presente ai tempi, mutato allegoricamente nella sfida tra il devoto sergente e la comunità con cui viene a contatto, per sua sfortuna.

The Wicker man’, ingiustamente classificato da molti, alla sua uscita, come film di serie B, ha avuto un anomalo sequel, sempre diretto da Robin Hardy: ‘The wicker tree’ (2011). Lo stesso regista stava pensando ad un terzo capitolo, che purtroppo non ha fatto in tempo a ultimare. Il film ha avuto un remake assai trascurabile nel 2006 con ‘Il prescelto‘, diretto da Neil LaBute e interpretato da Nicholas Cage.

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