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Nel Porcile con Massimo Castri

Atteso debutto della tragedia di Pasolini, portata in scena all’Argentina di Roma. Al Teatro i di Milano va in scena un enigmatico testo di Giorgio Manganelli, recitato alla radio nel ’74 da Carmelo Bene. A Piacenza, il Canto di Natale di Dickens trasformato con passione e competenza in musical per bimbi dal Teatro delle Briciole e Teatro Gioco Vita Debutta martedì 25 al Teatro Argentina di Roma uno degli spettacoli più attesi della stagione, Porciledi Pasolini, con la regia di Massimo Castri. Il testo, scritto di getto nel ’66, come le altre sue cinque tragedie, è tra le opere più acri e paradossali del poeta friulano: protagonista è l’erede di una dinastia industriale compromessa col nazismo, un figlio che non vuole fare parte di quel mondo, se ne astrae, se ne chiama fuori, accoppiandosi metaforicamente coi maiali, dai quali alla fine verrà fatto a pezzi. Castri si accosta per la seconda volta al teatro di Pasolini: una decina d’anni fa, al Metastasio di Prato, ne aveva infatti già realizzato Orgia, trasformando il cruento rituale sadomasochista della coppia borghese che sta al centro dell’azione in una sottile, inquietante fiaba psicanalitica: anche Porcile, a quanto è dato di sapere, verrà interpretato come la storia di un ritorno all’infanzia, di una regressione verso un cupo universo fiabesco idealmente popolato di orchi e di lupi cattivi.

Riscoprire Giorgio Manganelli, ritrovare le invenzioni di un autore che il teatro sembra avere da qualche tempo dimenticato: a offrirne l’occasione è il Teatro i di Milano, dove Renzo Martinelli ha scelto di allestire – sempre da martedì 25 – In un luogo imprecisato, un testo dello scrittore milanese che Carmelo Bene recitò alla radio nel ’74. Alfiere dell’avanguardia letteraria anni Sessanta, creatore di impalpabili universi fantastici, Manganelli lo ha infatti immaginato come una pura trama verbale. In questo scritto torna il tema dell’ambiguo rapporto fra la vita e la morte, da lui più volte sviluppato: il luogo imprecisato suggerito dal titolo, un enigmatico spazio chiuso, dotato di una porta che non si apre mai e di una botola scavata nel pavimento, è dunque un ipotetico aldilà in cui si incontrano cinque personaggi ignari e un po’ smarriti. In linea col pensiero dell’autore, il regista pone in primo piano la voce, la parola, ambientandolo all’interno di una vera e propria architettura sonora.

Incentrato sul personaggio di Scrooge, archetipo del ricco avaro ed egoista che nel giorno di festa riscopre i moti del cuore e le piccole gioie della vita, il Canto di Natale di Dickens è una favola che non si rivolge soltanto ai bambini: è interessante che a rappresentarla siano due gruppi specializzati in spettacoli di figura come il Teatro delle Briciole e il Teatro Gioco Vita: il lavoro, una sorta di musical, affianca attori a sagome e ombre. La "prima" è in programma domenica 23 al Teatro Municipale di Piacenza.

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