Dizionario Arte

paragone

Paragone. Termine che si riferisce alla polemica comparazione di un’arte con un’altra, in particolare a un lungo dibattito sui meriti relativi di pittura e scultura, che fu una caratteristica distintiva della teoria estetica durante il rinascimento italiano. Il principale campione della superiorità della pittura era Leonardo, che considerava paragone, un’arte più intellettuale della scultura. Scrisse che “il lavoro dello scultore implica più sforzo fisico, mentre quello del pittore più sforzo mentale”, e metteva in contrasto il modo in cui poteva lavorare un pittore, in begli abiti e ascoltando musica, con il faticoso e rumoroso lavoro dello scultore.

I sostenitori della scultura lodavano la sua grandiosità, la sua durata e il fatto che poteva mostrare una figura nelle tre dimensioni, quando la pittura ne può offrire solo due. Secondo Vasari, Giorgione si oppose a quest’ultimo argomento dipingendo un quadro di un uomo nudo in cui lo ritraeva “di fronte, di dietro e di profilo da entrambe i lati”; realizzò questo quadro dipingendo un “limpido specchio d’acqua” ai suoi piedi, uno specchio su di un lato e una corazza lucidata sull’altro, ottenendo così “un’unica veduta di un essere vivente più immediata di quanto non faccia la scultura”. (Il dipinto è andato perduto. Un’altra fonte recente descrive un quadro simile di Giorgione con san Giorgio in armatura; entrambe le testimonianze si riferiscono forse in maniera confusa alla stessa opera.)

Nel 1547 lo studioso fiorentino Benedetto Varchi

Nel 1547 lo studioso fiorentino Benedetto Varchi (1503-1565) intervenne nel dibattito nel corso di una conferenza a Firenze e chiese che cosa pensassero sulla questione diversi artisti importanti, tra i quali Bronzino, Cellini, Michelangelo (di cui Varchi lesse più tardi l’orazione funebre), Pontormo, e Vasari. Le loro risposte furono pubblicate nelle Due lezioni di Varchi nel 1549. Egli concludeva che tutte le arti sono una sola, dato che condividono lo stesso scopo, mentre Vasari nella seconda edizione delle Vite (1568) risolse la questione in modo simile, individuando il disegno come il comune fondamento di architettura, pittura e scultura. Successivamente l’interesse per il dibattito calò, benché se ne ritrovi l’eco anche in opere molto più tarde, per esempio nel Laocoonte di Lessing (1766).

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