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Russo fa rima con lusso

Mosca, 4 ottobre 2004 – Luxury, luxury, luxury. A dispetto della non felice congiuntura internazionale, Mosca si è ormai inserita stabilmente nella ristretta cerchia delle capitali mondiali dei beni d’alta gamma. Nei quindici anni trascorsi dal crollo del regime sovietico la società russa ha bruciato le tappe. Oggi la capitale funge da residenza a ben 33 miliardari (in dollari). Nessun altra metropoli può vantare una concentrazione così alta.
Sotto il profilo dello shopping il simbolo universalmente riconosciuto del radicale cambiamento che ha attraversato la società russa è rappresentato dai Magazzini Gum, luogo un tempo precluso alla clientela locale che non poteva permettersi l’acquisto delle merci ivi esposte, vendute in dollari a una sparuta clientela internazionale e a pochi fortunati membri della nomenklatura. Oggi gli enormi saloni che un tempo esprimevano l’orgoglioso gigantismo della realtà socialista sono stati convertiti in sfavillante centro commerciale. L’elenco delle griffe internazionali dell’abbigliamento, della gioielleria, dei beni di lusso in genere è stato recentemente incrementato dall’apertura dei punti vendita di Corneliani e Moschino. Azionista di maggioranza dei Gum rinnovati è una società dalla ragione sociale italiana che richiama tuttavia atmosfere cechoviane: Bosco di Ciliegi. Ne è presidente il russo Mikhail Kusnirovich.
Sulla gelida Piazza Rossa ammiccano dalle vetrine anche i cartellini di Armani, Gucci e Prada, le cui boutique fanno parte del nuovo complesso costruito dal gruppo Mercury. Appena fuori città è invece sorta Crocus City, cittadella del lusso che dà ospitalità a oltre 180 boutique dai nomi a noi ben familiari, da Lanvin e Celine.
La società moscovita rimane fortemente sperequata se paragonata a quella di Paesi dotati di un’economia di mercato più matura, ma è ormai cosa normale incontrare torme di facoltosi moscoviti con indosso jeans D&G e giacche Etro contendersi un tavolo alla Galleria (ancora un nome italiano) – celebre ristorante di tendenza – o al Vogue Café, piccolo locale dove le fortunate avventrici fanno a gara nell’esporre con apparente distrazione le loro borse Kelly, Chanel o Balenciaga.
C’è molto made in Italy in questa nuova dimensione del lusso che la capitale russa ha ormai acquisito: Cavalli, Pucci, Brioni, Tod’s, Zegna e Bulgari sono solo alcuni degli alfieri dei nostri prodotti d’alta gamma che hanno aperto le loro boutique a due passi dal Cremlino. Senza dimenticare quel sinonimo di lusso e tecnologia che è la Ferrari: il cavallino rampante ha aperto la strada che oggi molti altri stanno percorrendo con fierezza, contando anche sul feeling che lega da secoli l’arte italiana a quella russa. Basta fare un viaggio a San Pietroburgo o visitare i saloni dell’Hermitage per rendersene conto.
Nella foto, i grandi magazzini Gum di Mosca

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