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Scrivere fa bene? Sì, ma così fa male leggere: il nuovo libro di Giada Cipolletta

Scrivere fa bene, il nuovo libro di Giada Cipolletta edito da Dario Flaccovio

Scrivere fa bene è il nuovo libro di Giada Cipolletta, pubblicato da Dario Flaccovio Editore. Un saggio sulla scrittura, sulla pratica dello scrivere, sui suoi benefici terapeutici, ma anche un libro a tratti intimo, confidenziale. Sicuramente interessante per gli appassionati della scrittura, ma…

Scrivere fa bene: di che si tratta?

In questo saggio, Giada Cipolletta affronta il tema della scrittura come terapia, come medium per mettere ordine (o disordine), per riclassificare, scardinare vecchie impostazioni, per gestire le emozioni. Lo fa scegliendo un approccio personalistico, molto poco conforme agli standard della saggistica, e avvalendosi di contributi specifici.

Nel corso del libro, inoltre, si fa riferimento agli studi ortografici, alla neurolinguistica, all’apprendimento. Un libro dunque che vuole rivolgersi agli appassionati della scrittura, per darne una prospettiva differente, artigianale, evidentemente frutto di lunga esperienza.

Non solo però: la scrittura è qui arma terapeutica e dunque questo libro può essere utile a chiunque abbia voglia di confrontarsi con dei nodi irrisolti; a chi sente di voler mettere in ordine le proprie priorità, di capire qualcosa in più del rapporto con se stesso. Gli esercizi al lettore, in questo senso, offrono la possibilità di un percorso formativo, da fare in maniera privata e personalissima.

Un libro utile dunque: un utilizzabile di buon livello. Proprio qui sta il succo della questione e dell’idea: la scrittura come arte artigiana, come téchne. Una prospettiva condivisibile e feconda, un approccio stabile e concreto.

Non si dimentichi però che è solo una prospettiva sulla scrittura, la quale risulta liberatoria in quanto arte d’espressione e non mai in quanto arte della significazione o artigianato della comunicativa. Proprio su questo punto la stessa autrice sembra contraddirsi, e vedremo perché.

Tuttavia scrivere fa davvero bene e su questo siamo d’accordo. Soprattutto fa bene essere letti (e questo la Cipolletta lo sa).

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Scrivere fa bene: una recensione

Scrivere fa bene è un saggio un po’ strano. Chi apra questo libro non potrà non notare una certa stramberia di contenuti che ne rende difficile la classificazione.

Sicuramente è un saggio, o almeno lo zoccolo duro del libro è di natura saggistica. Si apre tuttavia con una strana premessa, molto poco formale, scritta in tono confidenziale, con una impostazione grafica che ricorda di più la comunicazione web che quella della carta stampata.

Sicuramente non una premessa da saggio, così come da saggio non è il primo capitolo, che procede tentando di instaurare un rapporto intimo, amichevole, a tu per tu con il lettore. Questa è forse la caratteristica principale del libro, che lo rende molto particolare (e a tratti, forse, anche di cattivo gusto). 

Pregi e difetti

Il primo capitolo si apre con questa frase: “Di solito mi metto davanti alla tastiera e scrivo”. Un incipit più da romanzo o da epistolario romantico, caro lettore (sic), che non da saggio.

La Cipolletta inoltre non ha scrupolo a citare alternativamente Umberto Eco e le serie Netflix, Noam Chomsky e Albus Silente, mettendo tutto sullo stesso piano. Si potrà dire che è questione di stile o un modo di fare comunicazione, e la Cipolletta in questo non avrebbe da prendere lezioni certamente da questa recensione.

Tuttavia l’ostinata apostrofe al lettore, l’ostinata personalizzazione del discorso in prima persona, l’utilizzo nel discorso di autorevoli citazioni corredate da opportuna scheda bibliografica e poi di emoticon, non può non destabilizzare. Anzi fa venire dei dubbi sulla serietà stessa del lavoro. Ma questa è un opinione, per altro in parte smentita dall’effettiva validità di alcuni contenuti. Alcuni.

Soprattutto nella parte centrale il libro infatti si dimostra interessante, interessantissimo. Così come azzeccati sono i contributi esterni, che arricchiscono il discorso della Cipolletta. Vincente anche la formula di proporre degli esercizi al lettore, aspetto che da un lato trasforma il saggio anche in manuale di formazione personale, dall’altro permette di verificare nel concreto, con degli esempi, la trattazione.

Una impostazione molto seria, bruciata completamente dalla vena comunicativa della simpatia a tutti i costi. Un saggio su una materia complessa e affascinante, la cui potenza esplicativa è mortificata dall’ubriacatura stilistica dell’autrice.

Pensieri in libertà: un finale aperto!

Il libro ha come appendice dei pensieri sparsi, scritti liberi e liberatori dell’autrice. L’appendice è uno dei punti critici di questo lavoro che, con gran riserva, andrebbe salvato. Le ultime pagine, almeno questa è la sensazione, sembrano in parte contraddire tutta la trattazione precedente, fatta di norme, istruzioni, approfondimenti, esercizi (ma anche di emoticon, maiuscoletti e una certa fastidiosissima ostentazione di inglesismi per rendere la comunicazione più easy).

Se infatti il lettore viene istruito sulle domande giuste e sulle teorie che accompagnano il farsi della scrittura, nel momento della prova del fuoco, della liberazione, la Cipolletta sembra buttare a mare tutto il suo bagaglio saggistico compilato nelle pagine precedenti.

Insomma, volendo provare a seguire il filo del saggio, per provare a capirne i nodi teorici, non si può poi arrivare a pagina 188 per leggere: “Mi piace scrivere le cose a cazzo sul mio blog. Perché questo è mio e posso digitare quello che mi pare, senza senso, senza logica, senza filtro”. Ma come? E tutta la spiegazione razionale del perché scrivere faccia bene? E gli esercizi terapici al lettore? Il porsi le domande giuste? E la scrittura come utilizzabile?

Siamo sempre alla solita contraddizione, da cui questo saggio, con tanto di bibliografia (che per dover di cronaca è quella di una tesi triennale, non certo di un saggio di settore) non riesce ad uscire. Contraddizione che non fa che pesare sull’ambiguità del libro, interessante sì, ma, per concludere, poco incisivo e affidabile sia come saggio specialistico, sia come saggio divulgativo. La via media che ha scelto la Cipolletta nello scrivere questo testo, sbandando (volutamente!) dal saggio (con tanto di nota a piè di pagina) al romanzo epistolare romantico, a certe improvvisazioni da banner pubblicitario, forse alla fine genera soltanto confusione.

Giada intanto si autodedica il libro, all’inizio e si ringrazia da sola, alla fine.

Scrivere fa bene: scheda tecnica

Titolo: Scrivere fa bene

Autore: Giada Cipolletta

Sottotitolo: Il potere terapeutico della scrittura: tradurre in parole le emozioni

Editore: Dario Flaccovio Editore

Genere: saggistica

Pagine: 213

Chi è Giada Cipolletta

Giada Cipolletta è co-fondatrice di Simmat con un’esperienza di scrittura per carta e web più di 15 anni. Ha anche un blog, Il sole che ride.

Scrivere fa bene? Sì, ma così fa male leggere: il nuovo libro di Giada Cipolletta

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