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Spettacolo,  Cinema

Sundance: 10 film da rivedere

Parte domani il Sundance Film Festival, la più importante kermesse cinematografica dedicata ai film indipendenti. 10 film del passato destinati a un pubblico di nicchia e capaci successivamente di raggiungere un successo mondiale

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Partirà domani, per durare fino al 29 gennaio, il festival indie per eccellenza: il Sundance, ormai alla sua 34a edizione. Apparentemente il meno competitivo e ambizioso delle rassegne statunitensi, il Sundance è stato fucina di talenti registici e attoriali e di film visionari passati alla storia. Ricordiamo dieci opere passate per il festival a profilo basso e diventate in breve tempo dei classici del cinema.

Blood Simple (1984): un uomo ricco e geloso incarica un investigatore privato di uccidere la moglie e l’uomo con cui l’ha tradito. Ovviamente, non tutto fila liscio. L’esordio alla regia dei fratelli Coen, un film che contiene in già tutte le tematiche e le atmosfere dei loro futuri successi: la stupidità del male, l’infelicità di coppia, la follia dell’uomo medio.

Crumb (1994): vincitore del ‘Grand Jury Prize Documentary’ al Sundance del 1995, il film racconta la vita di Robert Crumb e della sua famiglia: il creatore di Firtz The Cat, il ritrattista postmoderno di Kafka e Bukowski , il blasfemo illustratore della Bibbia. Diretto da Terry Zwigoff, il film fu un successo insperato

I soliti sospetti (1995): Grande rivelazione al Sundance, il film di Bryan Singer fece razzia anche la notte degli Oscar. Uno dei noir più sofisticati e intelligenti usciti dagli anni novanta in poi. Rivelò il freddo genio attoriale di Kevin Spacey, sempre a suo agio in personaggi carismatici al limite tra l’internamento psichiatrico e il trono del mondo.

Fuga dalla scuola media (1996)primo premio come film drammatico, primo grande successo di Todd Solondz e primo suo grande ritratto senza speranza né retorica di un personaggio emarginato in mezzo a un mondo sadico e violento. Il regista americano diventerà più cinico nei suoi film successivi, perché la storia della giovane Summer (Heather Matarazzo), vessata dai compagni di scuola e incompresa in famiglia, contiene un grande spunto lirico: quello della fuga dal mondo.

Quando eravamo re (1996)
documentario dedicato alla vita e ai più grandi combattimenti di Mohammad Ali. Un ritratto a tutto tondo che mette in luce il carisma del boxer più famoso di tutti i tempi.

The Blar Witch Project (1999): il film che ha cambiato le regole dell’horror. Girato grazie ad un budget di 25.000 dollari, dopo la presentazione al Sundance, arrivò a raccoglierne circa 250 milioni in tutto il mondo. Inaugurò la moda, ancora non esauritasi, del falsi documentari, generando un intero sottogenere di film “di paura”. Solo “La Casa” di Sam Raimi, in  passato. riuscì ad vere tanto successo partendo da una base parimenti artigianale.

Super Size Me (2004): Sulla scorta dei film di denuncia di Michael Moore, il documentario che agghiacciò il mondo grazie all’indagine sulla qualità del cibo di Mc Donald’s. Il protagonista si trasformò in cavia decidendo di mangiare solo nel fast food più famoso al giorno per un mese consecutivo e misurando le conseguenze (che si rivelarono quasi fatali) per la sua salute.

Napoleon Dynamite (2004): commedia, girato da Jeremy Coon, in pieno stile Sundance: la storia di un teenager sfigato, che fa di tutto per aiutare un emarginato come lui, un compagno di scuola messicano, a conquistare la ragazza dei suoi sogni. Un film che ha raccolto un grande successo, vicino alle atmosfere dei film di Wes Anderson ma privo dei colori pastello e delle stravagante snobismo dell’autore dei “Tenenbaum“.

Denti (2007): una leggenda terrificante per gli uomini alle prime esperienze con il bel sesso: la vagina dentata. Un tabù ancestrale ambientato in una cittadina americana contemporanea che racconta il sogno inconfessato di ogni teenager vessata o a disagio: usare un handicap (in questo caso totalmente fantastico) come arma mortale…

(500) giorni insieme (2009): la commedia hipster per eccellenza. Come descrivere altrimenti l’abbigliamento, l’espressione mesta e il romanticismo apatico di Joseph Gordon-Levitt? Un film a modo suo iconico, che non sarà liquidato facilmente nei prossimi anni

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