Arte: Vittorio Sgarbi le sue stanze segrete dal Rinascimento al Neoclassico
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Vittorio Sgarbi: le sue stanze segrete dal rinascimento al neoclassico fino al 14 gennaio

La prestigiosa collezione d’arte di Vittorio Sgarbi ha permesso al Castello di Novara di tornare ad essere il centro culturale cittadino. Dopo più di un decennio di restauri questo luogo storico, importante per la città, accoglie una esposizione di rilievo.

FINO AL 14 DI GENNAIO SI HA LA POSSIBILITÁ DI AMMIRARE I CAPOLAVORI DI VITTORIO SGARBI AL CASTELLO DI NOVARA

Sono esposte più di 120 opere, comprese tra il ‘400 e l’800, dunque dal Rinascimento al Neoclassico. Grandi nomi come Niccolò dell’Arca, Lorenzo Lotto, Guercino, Guido Cagnacci, Artemisia Gentileschi, Francesco Hayez e Gaetano Previati.

Una collezione, quella di Vittorio Sgarbi, ricca ed elevata, iniziata dalla madre Rina Cavallini in aste svoltesi in giro per il mondo.

Il pubblico avrà così modo di ammirare i capolavori delle principali Scuole, lombarda, marchigiana, veneta, emiliana, romagnola, toscana e romana. Inoltre sono presenti anche capolavori sottratti a musei americani e riportati in Patria come il Ritratto di Francesco Righetti di Guercino dal Kimbell Art Museum di Forth Worth.

Sarà la storia di una parte del collezionismo italiano a mettersi in mostra.

Il “riscatto” storico artistico

Un evento che sente il grande desiderio di valorizzare il sito visconteo e permettere così ai suoi cittadini e agli amanti d’arte di poterne fruire nuovamente.

Un carcere divenuto luogo di mediazione artistica, i cui ambienti anticamente celati agli occhi, oggi diventano scrigni per custodire bellezza e segreti.

Secondo il curatore, Pietro Di Natale, «l’arte ha una funzione culturale, è autenticamente cultura animi, e per questo non è solo utile, ma anche necessaria nel percorso di ogni uomo. Una collezione d’arte privata è dunque la fondazione di un sistema simbolico, la creazione di una palestra per l’anima. Un luogo dove si materializzano scelte intime, meditate e, talvolta, sofferte. Si dimentica che la sua più alta vocazione sia quella di accogliere il pubblico, di offrirsi agli sguardi, di raccontare la propria storia».

Castello di Novara: come arrivare

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