Passaggio
Dizionario Opera

Passaggio (1963)

Passaggio è stata composta tra il 1961 e il ’62, ed è dedicata a Darius Milhaud. Non esiste una vera e propria vicenda, ma solo una traccia narrativa. Una donna si muove, sulla scena, tra sei Stazioni che scandiscono una sorta di ‘via crucis’ profana. ‘Lei’ è ridotta dall’ingranaggio sociale a soggetto anonimo, privo di storia e di nome, che si definisce soprattutto nel rapporto con il sadismo e la banalità degli altri.

Passaggio, 1963 - Nuovo teatro made in Italy dal 1963

La sua condanna, che passa attraverso la cattura, la tortura e la prigionia, è la solitudine. Un coro in orchestra (A) e un altro in sala (B), diviso in cinque gruppi distanziati, determinano o commentano le situazioni. Poiché il coro B si confonde tra gli spettatori, noi stessi, in quanto pubblico, siamo chiamati in causa: l’ottusità dei carcerieri e torturatori della donna è specchio del nostro cinismo.

Il coro A spesso colora e arricchisce la linea vocale del soprano che si articola su due piani: uno melodico e uno recitato. In un certo senso, si pone come dimensione intermedia tra la recitazione disumana e parossistica del coro B e il lato soggettivo e più espressivo della voce di Lei (e degli strumenti).

Scenografia di Felice Canonico per "Passaggio" di Berio e Sanguineti | Le  Scalinate dell'Arte

La Stazione I (Introitus) si apre con un incitamento a salvare l’ordine sociale da parte del coro B. Il testo di Sanguineti è costituito da frammenti di frasi in italiano, tedesco, inglese, francese. In questo tessuto di ripetizione ossessiva, gradualmente, cominciando dai timbri più scuri, si inseriscono anche gli strumenti e il coro A. Sono le paure a spingerci verso un ordine oppressivo; Berio suggerisce rifiuto e distanza da questo orrore – rifugio che la società costruisce per insicurezza.

Il coro A incita la prigioniera a resistere; la voce di Lei intona, ppp , la nota si che avvia la Stazione II (Pes enim meus stetit in via recta), nella quale viene assediata e costretta contro un muro. Tutti, però, appaiono insieme vittime e carnefici. Il riferimento al fuoco ‘accende’ una scrittura nella quale le altezze assegnate ai cori e quelle che costruiscono il tessuto strumentale sono strettamente connesse. Fraseologia, armonia e timbro sono riconducibili a organismi unitari. Nella Stazione III (In medio umbrae mortis), la donna «è seduta su una sedia in un cono di luce violenta: si guarda attorno assente».

Nonostante la tortura e la confessione, la violenza e il sangue, la sua voce disegna fin dalle prime battute un profilo melodico espressivo, su intervalli-chiave di volta in volta variati in senso armonico e timbrico. Struggenti e agitati ricordi la sostengono fino alla richiesta di aiuto «non lasciarmi adesso». Malgrado tutto, è proprio la narratività della musica che lascia trapelare uno spiraglio di partecipazione umana, accogliendo le sollecitazioni del testo che fanno riferimento alla percezione: ai profumi, ai suoni, al canto, al tatto, agli animali, alla natura, all’amore. Nella Stazione IV (Ut non moveantur vestigia mea) si vede solo il viso di Lei dietro una grata.

La sua voce si sdoppia: da un lato recita dolori e tradimenti, dall’altro intona sentenze latine. Mentre la tensione orgiastica cresce a dismisura, ciascun corista intona un motivo liberamente scelto fra un’ampia lista fornita dall’autore (da motivi di autori anonimi a temi a piacere tratti da Wozzeck di Berg, da Histoire du soldat di Stravinskij o genericamente da Weill, Mascagni, Respighi, dalla canzone Volare di Modugno e molti altri). Segue un inno al denaro da parte dei due cori: anche qui, il coro B recita e quello A intona, per poi adeguarsi a una scansione puramente ritmica e asettica, mentre la scrittura strumentale incalza con grande tensione.

Passaggio, 1963 - Nuovo teatro made in Italy dal 1963

La donna «perfettamente domestica» è venduta all’asta; cori e strumenti si eccitano vicendevolmente nel fortissimo generale. Nella Stazione V (Excutite pulverem de pedibus vestris), Lei si trova in una stanza squallida e piena di spazzatura: da uno stralcio di giornale legge alcuni passi di Lucrezio. Sono considerazioni materialistiche, di matrice epicurea, sulla morte; Sanguineti ha infatti ‘rimontato’ alcuni versi sparsi, tratti dal De rerum natura .

I cinque gruppi del coro B interpretano le aspettative borghesi dei teen-agers : il college , la famiglia, gli oggetti di consumo – banalità. L’elenco ossessivo, per lo più ‘urlato’ (solo il gruppo I ha qualche indicazione di altezze) si sposta su bare, aerei, armi, dichiarazioni latine sulla giustizia della guerra. Dopo una pagina orchestrale dal carattere percussivo, con un andamento quasi di marcia visionaria, il coro A interpreta i pensieri della donna: alle parole più comunicative (la mano che stringe, la bocca che parla, l’occhio che guarda) corrisponde una linea vocale espressiva, con momenti di dolcezza e di drammatica partecipazione, sostenuta e colorata dagli interventi strumentali.

La Stazione conclusiva (Manete donec exeatis) si apre su accordi dell’arpa che punteggiano, come sinistri rintocchi, le frasi di Lei. Mentre la donna rievoca i momenti della sua ‘Passione’, il coro B commenta i fatti come si rivolgesse a una compagnia di spettacolo. Il riferimento al carattere fittizio della realtà e della rappresentazione porta all’aprirsi di un ulteriore ambiguità, poiché la donna non accetta questa giustificazione della vita come teatro, e disperatamente caccia via gli attori-spettatori.

In tutta la partitura, alla massima articolazione, densità e sovrapposizione di materiale tematico, corrisponde l’accumulazione e giustapposizione di parole e frasi in varie lingue del testo. In questa ‘messa in scena’ dei primi anni Sessanta, Berio fa del melodramma l’oggetto e la sostanza del suo teatro.

Il compositore chiama in causa attori e spettatori, ma soprattutto se stesso: il contenuto è solo un indizio rispetto alla situazione stessa del comporre e del rappresentare. Il materiale è sottoposto a un continuo processo di metamorfosi, attraverso ripetizioni, montaggi, ricomposizioni e variazioni di sezioni e di cellule; Berio scava nel passato e nel presente per ricostruire un’identità etica.

Già fin d’ora, è all’espressività musicale che spetta questo compito. La donna, pur rappresentando, innanzittutto, una condizione (femminile, sociale, storica, politica), acquista, grazie alla forza trasfiguratrice della musica e del teatro, la ricchezza e le sfumature di una personalità complessa e sfaccettata. In questo senso, forse, si colgono i lineamenti della Milena delle lettere kafkiane, cui pensava Berio, e quelli dei Diari di prigionia di Rosa Luxemburg, cui si ispirò Sanguineti.

Quindi Passaggio non dichiara la morte della comunicazione, del teatro e del melodramma; anzi, Berio denuncia l’ingranaggio politico e ideologico che toglie all’uomo le ‘storie’ e i sogni che soli gli consentono, nell’arte e nella vita, di resistere. Da un lato, infatti, riduce a puro scheletro la drammaturgia tradizionale, dall’altro ci mostra dove conduce la spoliazione dell’uomo da quel continuo ‘racconto’ di sé che costituisce la grande forza propulsiva dell’arte: ed è proprio la musica a restituire al personaggio quella consistenza umana che il contesto sociale, ostinatamente, gli toglie.

Type:

Messa in scena

Author:

Luciano Berio (1925-2003)

Subject:

testi propri e di Edoardo Sanguineti

First:

Milano, Piccola Scala, 1963

Cast:

Lei (S), coro

Signature:

l.b.

Conclusione: Passaggio è stata composta tra il 1961 e il ’62, ed è dedicata a Darius Milhaud. Non esiste una vera e propria vicenda, ma solo una traccia narrativa.

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