Benetton
Editoriali,  News

Benetton buco da 230 mio, ma perché anticiparlo ai giornali?

Dagli anni ’60, i magici anni dell’esplosione dei “colori” di Benetton, alla tragedia del Ponte Morandi, Luciano Benetton i suoi 89 anni, li porta con dignità, ma anche con la rabbia di chi è stato tradito.

Luciano Benetton buco da 230 mio, ma perché anticiparlo ai giornali?

Luciano Benetton ripercorre in una bellissima intervista di Manca  sul Corriere della sera, la vita piena di successi ma ora dalle   sue parole prevale di nuovo l’amarezza, quella di un uomo classe 1935. La tragedia del Ponte Morandi «signor Luciano»  avesse da tempo lasciato (dal 2012) qualsiasi attività in azienda per dedicarsi ai suoi progetti personali come «Imago Mundi» che ha riunito quasi 30 mila artisti, l’aveva vissuta con la «responsabilità» di chi sa di esserlo sia per quello che fai, sia anche  per quello che non hai fatto. Lascia nei giorni del suo compleanno la sua  Benetton quella  che aveva creato.

Piu di 5000 mila negozi nel mondo. Fondata nel 1965 a Ponzano Veneto (Treviso) dai fratelli Luciano, Giuliana, Gilberto e Carlo Benetton. All’inizio era semplicemente un laboratorio artigianale specializzato in maglieria con un buon contenuto moda e prezzi molto accessibili.

“Mia sorella Giuliana”, racconta Luciano Benetton, “confezionava maglie per un negozietto delle nostre parti. Un giorno, mi regala un maglione di un luminosissimo colore giallo. Beh, tutti lo volevano. Erano stanchi dei colori tristi e smorti dell’epoca. Allora ho detto: dai proviamo, tu Giuliana crei e io vendo. Abbiamo comprato una vecchia macchina che faceva le righe alle calze a rete. La vendevano al peso del ferro. L’abbiamo trasformata. Da allora, non ci ha più fermato nessuno.” quelli erano i tempi, ma le tragedie famigliari, il crollo del ponte Morandi, ha fermato per sempre l’immagine del gruppo e del suo nome “Benetton”.
Benetton
Luciano Benetton

L’arrivo in Borsa

Alla fine degli anni ottanta il Gruppo si quota alle borse di Milano, Francoforte e New York. Il Gruppo è gestito da una holding finanziaria, Edizioni srl, di proprietà della stessa famiglia e ne detiene il 67% delle azioni.

La Società adotta un sistema di governo societario in virtù del quale l’organo di gestione dell’impresa è il Consiglio di Amministrazione. L’Organo di Vigilanza in ordine al rispetto, tra l’altro, della legge, dello Statuto e dei principi di corretta amministrazione è il Collegio Sindacale, mentre la Società di Revisione è incaricata della revisione legale dei conti. Da quell’avventura , ne sono usciti da tempo, con una diversificazione molto chiacchierata, comprando aziende pubbliche mal messe e gestendole non sempre nel modo più appropriato.

L’inizio delle campagne pubblicitarie innovative 

Dall’82 le campagne pubblicitarie della produzione Benetton, campagne innovative e spesso provocatorie, hanno la firma di un grande fotografo, Oliviero Toscani, creatore oltre che di immagini anche di slogan e di messaggi. Gli scatti del maestro hanno come protagonisti modelli di etnie diverse, proprio come vuole lo slogan United Colors of Benetton. Il brand italiano parlò anche di questioni controverse come AIDS, vittime della Guerra del Golfo e così via: dalle immagini di un neonato appena nato completo di cordone ombelicale, a una foto di un paziente sieropositivo mentre giace morente in ospedale, le campagne di Benetton hanno sollevato polemiche e posto il marchio sempre al centro della scena.

Cosa dice il Signor Luciano a manca nell’intervista: Andiamo con ordine. Cosa sta succedendo perché questo addio a Benetton? È la sua azienda… «In sintesi, mi sono fidato e ho sbagliato. Sono stato tradito nel vero senso della parola.

mese fa ho capito che c’era qualche cosa che non andava. Che la fotografia del gruppo che ci ripetevano nei consigli di amministrazione i vertici manageriali non era reale». Sono accuse pesanti… «Per fortuna avevamo deciso di ritirare da tempo dalla Borsa la Benetton.

E quindi i rischi imprenditoriali erano e sono tutti in capo alla famiglia. Ma ancora una volta per la mia storia, per quello che significa la società, per i dipendenti, le famiglie, i tanti che entrano fiduciosi nei negozi dalla Moldavia a Parigi da Nuova Delhi a Los Angeles, prima di lasciare il gruppo intendo spiegare con la trasparenza che mi caratterizza cosa è successo senza per questo sottrarmi alle mie responsabilità».

Ma cosa è accaduto di così grave per arrivare al punto di lasciare tutto?

Imago Mundi

Andiamo con ordine. Cosa sta succedendo perché questo addio a Benetton? È la sua azienda… «In sintesi, mi sono fidato e ho sbagliato. Sono stato tradito nel vero senso della parola. Qualche mese fa ho capito che c’era qualche cosa che non andava. Che la fotografia del gruppo che ci ripetevano nei consigli di amministrazione i vertici manageriali non era reale». Sono accuse pesanti… «Per fortuna avevamo deciso di ritirare da tempo dalla Borsa la Benetton. E quindi i rischi imprenditoriali erano e sono tutti in capo alla famiglia.

Ma ancora una volta per la mia storia, per quello che significa la società, per i dipendenti, le famiglie, i tanti che entrano fiduciosi nei negozi dalla Moldavia a Parigi da Nuova Delhi a Los Angeles, prima di lasciare il gruppo intendo spiegare con la trasparenza che mi caratterizza cosa è successo senza per questo sottrarmi alle mie responsabilità».

Ma cosa è accaduto di così grave per arrivare al punto di lasciare tutto? Solo dopo una forte insistenza da parte di mio fratello Gilberto ho deciso di rientrare nel 2018, poco prima della sua scomparsa. Edizione non era riuscita a trovare una compagine manageriale di qualità. La società perdeva parecchio. Appena rientrato cerco di risolvere gli errori più evidenti, verso la fine del 2019 mi suggeriscono una candidatura per il ruolo di amministratore delegato».

Gilberto Benetton

Fate come si legge nei manuali: è meglio che le famiglie imprenditoriali si affidino a un certo punto dello sviluppo o di una crisi a un manager…

«Sì, la mia funzione in quel momento era quella di tutor per portare ad autonomia manageriale la società. Avessi avuto vent’anni in meno mi sarei impegnato in prima persona. La scelta cade su un candidato che viene dalla montagna, mi fa simpatia, mi dico “scarpe grosse cervello fino”, si presenta con apparente volontà di capire e farsi carico dei problemi, compresa la compagine manageriale da integrare.»

benetton
Gilberto Benetton

Massimo Renon l’AD

Va detto che non mi ha mai chiesto nulla, né lui né i nuovi collaboratori che ha inserito, tra questi cinque provengono dall’area commerciale di una azienda con tradizione di mercato completamente diversa dalla nostra». Lei era presidente poteva intervenire. Ha avuto tutte le possibilità. Mi sono accorto che i conti non quadravano Poi lo choc: buco da 100 milioni «Vede, sono stato abituato molto bene o a questo punto dovrei dire male, nel corso della mia vita professionale. Ho avuto relazioni con persone straordinarie dal carattere imprenditoriale che se si prendevano una responsabilità potevi stare certo che portavano a termine l’impegno preso. Questo valeva sia per chi faceva impresa nei negozi sia per chi lavorava all’interno della Benetton.

Un patrimonio di capacità che i cosiddetti nuovi manager hanno “sfoltito” in poco tempo. Il fatto che non mi chiedesse mai niente e non si confrontasse mai su scelte anche sensibili, tipo quelle di eliminare figure professionali dalla lunga esperienza senza parlarmene, l’ho interpretato come chi ha studiato il caso e agisce consapevolmente. Sa, non mi immagino che cambino persone capaci con persone senza esperienza. Penso che i cambi siano per migliorare. Come ripeto sono stato abituato male, ho avuto la fortuna di avere attorno persone “responsabili”». Deve tenere conto che in mezzo c’è stata anche una cosa come il Covid…

benetton
Massimo Renon

“Sì, il Covid”

«Sì, il Covid che logicamente ha alterato l’attività e i risultati. Per questo il piano triennale per il pareggio è stato spostato al 2023 e l’obiettivo era risultato accettabile. Infatti nei vari consigli i numeri continuano a dare la fotografia di un pareggio possibile. Solo il 23 settembre del ’23 viene accennato a qualche problema ma in modo tenue. E sembrava tutto sotto controllo». «Guardi, o sono impreparati al punto da non saper comprendere i fondamentali dell’azienda, quindi in buona fede ma gravemente inadeguati agli incarichi che hanno ricoperto, oppure hanno deciso volontariamente di tenere nascosta la realtà dei fatti quindi omettendo informazioni preziose, fino al punto in cui non hanno più potuto nascondere la verità.

Ci sarà un’investigazione a riguardo». Non ha nulla da rimproverarsi? «Da parte mia è stato grave l’essermi fidato e l’aver pensato che fossero consapevoli e responsabili. Una cosa del genere, però, a questo livello di gravità e sorpresa, è comunque impossibile prevenirla. Ma ripeto, non cerco scuse, mi assumo la responsabilità di aver sbagliato la scelta».

Da parte mia è stato grave essermi fidato Ora bisogna ritrovare l’energia migliore Ora cosa succede alla Benetton, lei lascia e? «Adesso occorre guardare avanti, nei prossimi mesi sarà fatto un piano per il futuro, abbiamo perso quattro anni e questo rende tutto più difficile non avendo la bacchetta magica. Purtroppo ci saranno sacrifici da fare. Quello che posso dire è che sarà messo il massimo impegno per ritrovare l’energia dei tempi migliori e dare nuova linfa a questo brand che rappresenta così tanto per la nostra famiglia e che porta il nostro nome».

Il cambio ai vertici tra Massimo Renon e Claudio Sforza: un primo punto di svolta?

Il cda dell’azienda, con a capo l’ad Massimo Renon, è in scadenza il mese prossimo. Nelle recenti ore è stato nominato nuovo A.D. del Gruppo Claudio Sforza e il 18 giugno è in programma l’assemblea. Sforza ha alle spalle una considerevole carriera come manager dalle importanti competenze finanziarie e industriali.

Laureato in Economia e Commercio all’università di Roma, La Sapienza, Sforza inizia il suo percorso professionale nell’area Amministrativa e Finance di Pfizer. Lavorato in grandi aziende pubbliche e private, in diversi settori industriali: Astaldi, Poste, Ilva, Telecom e Wind. Successivamente ha sviluppato la sua carriera nel mondo delle telecomunicazioni, con ruoli a crescente responsabilità inItalcable, Iritel, Netscalibur, dove assume il ruolo di Direttore generale, per approdare poi in IT Net, come Ceo.

Ora, giunge come timoniere di una delle più importanti società che hanno rivoluzionato la moda italiana. La società, delistata dal 2012, è oggi parte della holding Edizione, divisa tra i quattro rami della famiglia. In attesa dell’insediamento del nuovo a.d., non mancano le preoccupazioni per le attività secondarie, come quelle sportive.

Quale destino attende la blasonata squadra di rugby, di cui la famiglia Benetton è proprietaria da oltre quarant’anni? La compagine biancoverde ha ormai raggiunto uno status tale che non si può fare a meno ed è a tutti gli effetti un asset la cui eventuale pauperizzazione avrebbe serie conseguenze, in particolar modo sul movimento rugbistico nazionale. 

Conclusioni: Benetton buco da 100 milioni, ma perché anticiparlo ai giornali?

26/5/2024 h8.38 In realtà le dimensioni della perdita, in base a una audit interna portano la perdita di bilancio a 260 mio euro. Il futuro del gruppo sarà affidato a Alessandro Benetton

Leggi anche:

LA MODA SI FA MEME: L’EFFETTO VIRALITÀ SULLE VENDITE NEL FASHION SYSTEM

TUTTO SULLA LOUIS VUITTON CRUISE 2025 AL PARK GÜELL DI BARCELLONA

MILANO FASHION WEEK UOMO PRIMAVERA ESTATE 2025: GLI EVENTI E IL CALENDARIO COMPLETO

NEWSLETTER

Vuoi ricevere Mam-e direttamente nella tua casella di posta? Iscriviti alla Newsletter, ti manderemo un’email a settimana con il meglio del nostro Magazine.

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER!