Arte

BLU CANCELLA LA SUA ARTE DAI MURI DI BOLOGNA

 

Così ha deciso. Blu, uno tra i più celebri artisti della street art internazionale, ha gettato sulle sue opere vernice grigia e inflitto qualche colpo di scalpello alla famosa “battaglia” che decorava la facciata dell’Xm24, appena fuori dal centro storico della Dotta. Non solo. A sparire dalle facciate di Bologna anche uomo antismog sul ponte di Stalingrado, e un’altra decina di graffiti. Un attacco alla mostra Street Art – Banksy & Co, che inaugurerà il prossimo 18 marzo, contro Fabio Roversi Monaco, ex rettore dell’università cittadina, e «contro l’accumulazione privata e sulla trasformazione della vita e della creatività di tutti a vantaggio di pochi», come recita il volantino distribuito in contemporanea ai lavori di rimozione.

Una decisione che in breve a fatto il giro del mondo sostenuta dal collettivo Wu Ming, sul blog Giap, «è il simbolo di una concezione della città che va combattuta, basata sull’accumulazione privata e sulla trasformazione della vita e della creatività di tutti a vantaggio di pochi. Dopo aver denunciato e stigmatizzato graffiti e disegni come vandalismo, dopo avere oppresso le culture giovanili che li hanno prodotti, dopo avere sgomberato i luoghi che sono stati laboratorio per quegli artisti, ora i poteri forti della città vogliono diventare i salvatori della street art. Tutto questo meritava una risposta».

Eppure mentre molti, fra cui la rete, si schierano a favore di Blu, non tutti la pensano alo stesso modo. Fra cui Monica Cuoghi la madre di “Pea Brain”, l’ochetta dalle lunghe zampe che iniziò a passeggiare sui muri di Bologna negli anni ’80, e che in un’intervista a La Repubblica ha dichiarato di aver visto il gesto come un segno di protagonismo: «è come dire i graffiti sono miei e li distruggo quando voglio. Lui l’ha fatto per fare un dispetto a Roversi, ma ha finito per fare danno alla città. II paradosso è che alla fine gli unici lavori di Blu rimasti a Bologna saranno nel museo che ha voluto boicottare». Di parere opposto Vittorio Sgarbi, che su QN si iscrive al partito dei favorevoli: «Esempio di coerenza gesto nobile e autentico quello di Blu: restituisce alla strada quello che nella strada è nato. Non perché qualcuno lo abbia commissionato, ma per un gesto di trasgressione dei writers alle regole della società». Ora non resta che riflettere sull’accaduto, per primo il sindaco Virginio Merola «Cercare la ragione e il torto in questi casi è un esercizio inutile e non mi interessa schierarmi con nessuno”, il rischio «è che Bologna domani si svegli più povera, con meno arte e meno spazi di libertà. L’esigenza è provare a utilizzare il dibattito di oggi per fare un passo in avanti e non due indietro. Bologna è, e può continuare ad essere, sede di un dibattito artistico di valore mondiale. Penso che l’arte urbana, in quanto tale, debba essere pubblica, popolare, di tutti. Allo stesso tempo penso che si debba rispettare la libertà degli artisti di accettare o meno una vetrina più grande di quella da loro scelta inizialmente». A dibattiti conclusi non resta che aspettare per vedere se l’artista di Senigallia tornerà a dipingere a Bologna “perdonando” i musei e le istituzioni. In parallelo, se le istituzioni e i musei, saranno più rispettosi verso le opere degli street artist.

 

 

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