Carlo Scarpa _ Ingresso della mostra su Frank Lloyd Wright
Design,  Architettura

Carlo Scarpa e il Giappone, una questione di stile 16

L’architettura di Carlo Scarpa rivela un’evidente fascinazione per lo stile progettuale, essenziale ed elegante, tipico del Giappone. Una mostra, in svolgimento al Maxxi di Roma, attraverso progetti, fotografie e documenti, indaga questa affinità elettiva

Il legame tra Carlo Scarpa, maestro dell’architettura italiana e il Giappone, è al centro di un’esposizione in programma fino al 26 febbraio, presso gli spazi del Centro Archivi del MAXXI Architettura di Roma.

Considerata nel suo insieme, infatti, l’opera del noto progettista veneziano rivela una chiara fascinazione per l’estetica e la tradizione nipponiche.

Chiari esempi di questa influenza possono essere rintracciati in opere architettoniche come il Padiglione del Libro e la struttura d’ingresso ai Giardini della Biennale di Venezia (soprattutto per le forme e i materiali), gli spazi interni della Fondazione Querini Stampalia a Venezia, le quinte e i piani di molti allestimenti espositivi, come quello per la mostra su Mondrian alla Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma, la Tomba Brion di San Vito, piccolo centro in provincia di Treviso, le cui linee si riflettono in specchi d’acqua, un chiaro omaggio alla tradizione e alla cultura del Paese del Sol Levante.

Basata su una dettagliata ricerca di Elena Tinacci, la mostra offre un percorso in cui progetti, fotografie, documenti, tra cui molti inediti, si traducono in un racconto delle molteplici e radicate ragioni alla base dell’attrazione di Scarpa per la cultura architettonica, la letteratura, le tradizioni storiche, culturali, costruttive del Giappone.

L’esposizione, dal titolo “Carlo Scarpa e il Giappone”, si apre con i 27 scatti realizzati da Gianni Berengo Gardin alla Tomba Brion nel 1972, e via via racconta quei momenti e quei fattori che hanno dato vita e cementato questo rapporto: il viaggio in Giappone nel 1969 su invito di Cassina, l’influsso dei dipinti di Gustav Klimt e Piet Mondrian, le teorie di Frank Lloyd Wright e Mies van der Rohe, le opere orientaliste di Ezra Pound e il Museo di Arte Orientale di Venezia.

L’amore di Scarpa per il Giappone è stato nel corso del tempo ricambiato dalla indubbia fortuna critica di cui la sua opera ha goduto in questo paese. Fatto dimostrato dai numerosi contributi critici, anche postumi, dedicati dalle riviste nipponiche di settore alla produzione scarpiana.

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