Caso Djokovic: espulso dall’Australia, “estremamente deluso” – Tutte le tappe della storia dal suo arrivo nel Paese
Caso Djokovic: la storia dal suo arrivo in Australia fino all’ultima sentenza di oggi
Caso Djokovic-Australia: tutta la storia fino ad oggi.
La Corte Federale australiana ha respinto l’appello di Novak Djokovic contro il ritiro del visto. Una vicenda che si conclude con l’espulsione del tennista dall’Australia, senza che abbia la possibilità di partecipare agli Australian Open 2022 di domani.
«Sono estremamente deluso – questa la reazione a caldo del serbo – ma collaborerò con le autorità competenti in relazione alla mia partenza dal Paese». Arrivano anche le parole di Alex Hawke, il ministro dell’Immigrazione australiano, che ha raccolto «con favore la sentenza che conferma la mia decisione di annullare il visto di Novak Djokovic».
Il Primo ministro australiano Scott Morrison si è detto soddisfatto del risultato. «Questa decisione – ha spiegato – è stata presa per motivi di salute, sicurezza e buon ordine, in quanto ciò era nell’interesse pubblico».
Caso Djokovic: la sua storia dall’arrivo in Australia
Tutto è iniziato quando, il 5 gennaio, Novak Djokovic è arrivato a Melbourne per disputare gli Australian Open munito di un’esenzione dal vaccino contro il Covid-19. Lì le autorità di frontiera lo hanno trattenuto sotto interrogatorio per tutta la notte, a causa di quell’esenzione ritenuta “non valida”. A quel punto, gli è stato negato l’ingresso nel Paese e il suo visto è stato cancellato.
Ne è seguito lo stato di fermo all’interno del Park Hotel, albergo dove risiedono i rifugiati politici e i richiedenti asilo. Lì il giocatore serbo rimane per quattro notti. L’Australian Border Force ritiene che Djokovic non abbia soddisfatto i requisiti d’ingresso. Ma a quel punto, i legali del serbo presentano un ricorso.
L’11 gennaio il giudice del circuito federale, Anthony Kelly, ripristina il visto di Djokovic e definisce “irragionevole” la decisione del governo. Inoltre, viene dichiarato che al tennista non è stato concesso abbastanza tempo per confrontarsi con i propri avvocati. Kelly ordina quindi al governo di rilasciare Djokovic dalla detenzione.
Inoltre, Djokovic dichiara di essere risultato positivo al Covid-19 lo scorso 16 dicembre, nonostante la sua partecipazione a diversi eventi pubblici nei giorni immediatamente successivi. Il 12 gennaio, con il suo status in realtà ancora incerto, Djokovic viene inserito come testa di serie n.1 nel tabellone maschile degli Australian Open 2022. Attraverso un post sui social, il serbo ricostruisce i giorni della sua positività e ammette i propri errori nei protocolli.
Caso Djokovic: la storia in Australia fino all’ultima sentenza di oggi
È il 14 gennaio quando il ministro dell’immigrazione Alex Hawke annulla nuovamente il visto di Djokovic. «Oggi ho esercitato il mio potere concesso dalla legge – ha sottolineato – per annullare il visto di Novak Djokovic, per motivi di salute e buon ordine, sulla base dell’interesse pubblico. Nel prendere questa decisione, ho considerato le informazioni fornitemi dal Dipartimento degli affari interni, dall’Australian Border Force e dal signor Djokovic».
Il giorno seguente Novak Djokovic impugna la decisione di revoca del visto. A quel punto, torna nuovamente in stato di fermo al Park Hotel dove trascorre un’altra notte. La Corte Federale procede con l’udienza decisiva, prevista per le 9.30 di domenica mattina a Melbourne (le 23.30 di sabato sera in Italia).
Questa mattina, ora italiana, arriva il risultato dell’udienza. La Corte Federale respinge all’unanimità l’appello di Djokovic. Viene confermata la sua espulsione e dovrà lasciare l’Australia senza poter partecipare alla prima prova dello Slam 2022.
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Editor: Susanna Bosio
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