Comandante
Cinema,  Spettacolo

Comandante: recensione al film di Edoardo De Angelis

Comandante: Edoardo De Angelis al cinema

Dopo uno stacco dal cinema per occuparsi di serie tv, come La vita bugiarda degli adulti (tratta dall’omonimo romanzo di Elena Ferrante) per Netflix, Edoardo De Angelis torna sul grande schermo con Comandante.

Il film è tratto dalla storia vera del capitano di corvetta Salvatore Todaro, qui interpretato da(ll’instancabile) Pierfrancesco Favino, che ancora non si comprende come possa essere presente nel 90% dei lungometraggi italiani.

Comandante
Foto dal set

Presentato in concorso all’80esima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, di cui tra l’altro è stato anche film d’apertura, Comandante ha avuto il pieno appoggio della Marina Militare per la sua realizzazione, la quale ha dato accesso agli archivi e al diario di bordo del Cappellini.

Comandante: trailer e trama

Tratto dalla storia vera del capitano di corvetta Salvatore Todaro, il film racconta degli avvenimenti del 16 ottobre 1940. In questa data, Todaro ha dato l’ordine di affondare a largo dell’Atlantico il piroscafo mercantile belga, il Kabalo, come risposta agli attacchi ricevuti.

Nonostante il parere contrario dei suoi superiori, Todaro ha deciso di salvare 26 naufraghi belgi, che altrimenti sarebbero stati condannati a morte alla deriva nell’oceano. Per fare ciò, però, Todaro deve navigare in emersione per tre giorni, rendendosi visibile alle forze nemico, mettendo a repentaglio la sua vita e quella del suo equipaggio.

Comandante: Lezione Cinema all’Anteo Palazzo del Cinema di Milano

Il regista Edoardo De Angelis, autore di Comandante, è stato presente all’Anteo Palazzo del Cinema di Milano il 3 novembre per la Lezione Cinema, durante la quale ha dialogato con il pubblico a proposito del suo film.

De Angelis ha precisato da subito che il progetto non è nato come un film, è stato il frutto di una serie di ricerche, che l’hanno portato anche a incontrare la figlia di Salvatore Todaro, Graziella Marina, ma che, inizialmente, non dovevano necessariamente portare alla realizzazione di un lungometraggio. Il regista, infatti, ha dichiarato che voleva avere la mente libera per godersi ogni fase della ricerca, senza doversi addossare le ansie del “si farà o no un film? I produttori pagheranno e vorranno farlo?”. Lo aiuta pensare a qualcosa di non finito e godersi tutte le fasi.

Comandante, Edoardo De Angelis
Edoardo De Angelis all’Anteo Palazzo del Cinema di Milano (3 novembre)

Non solo i produttori, infatti, ma anche Sandro Veronesi pensava non si sarebbe fatto il film, per questo lui e De Angelis hanno scritto il libro omonimo edito da Bompiani, che nasce prevalentemente dalla quinta stesura della sceneggiatura. Il libro permetteva, inoltre, di mettere in scena la visione polifonica della vicenda narrata, quando il copione si concentrava sul punto di vista di Salvatore Todaro. Questa coralità ha poi influenzato la stesa dei copioni successivi.

Edoardo De Angelis ha continuato, con Comandante, l’esplorazione dello spazio a lui cara, che lo porta a cercare luoghi in cui ci si possa orientare e che siano sempre più circoscritti, fino a diventare sommergibili: posti in cui è impossibile perdersi. Il sommergibile è cieco, la visione si costruisce attraverso l’udito, tutto il resto va immaginato o supposto, ed è questo l’aspetto che attraeva De Angelis. Ha voluto creare immagini concrete senza mostrarle, creare una visione sonora. Il fotogramma mostra, ma quello che mostra è poco rispetto a quello che evoca; in un fotogramma c’è il passato, presente e futuro, come il volto di una persona.

Continua, poi, parlando di come il titolo stesso del film permette di visualizzare di cosa si sta parlando: centrale è la figura di un personaggio che guida gli altri; mostrato anche visivamente dall’estrema continuità dei corpi all’intero del sommergibile, di cui il comandante è elemento di guida. L’invito che De Angelis ha dato ai suoi attori è stato quello di annullare l’elemento orale per porsi al servizio del racconto di Todaro, una storia importante da riportare.

Comandante, Edoardo De Angelis
Edoardo De Angelis all’Anteo Palazzo del Cinema di Milano (3 novembre)

Si tratta di un film politico, certamente, ma Edoardo De Angelis ci tiene anche a precisare che, essendo il cinema un atto pubblico, è tutto un gesto politico, negare ciò sarebbe misconoscere una caratteristica intrinseca del cinema; anche quando un film ha visione nichilistica, questa rappresenta una visione del mondo ed è gesto politico. Quello di Todaro è il racconto di forza, dell’idea che essere forti vuol dire andare in soccorso a chi ne ha bisogno e tutti possiamo essere come lui.

De Angelis ha anche parlato del suo approccio tecnico, sia per le scene in esterni che in interni. Per quelle in esterno, ha raccontato che con il team hanno costruito un sommergibile a grandezza naturale; questo era fondamentale per il regista, poiché voleva che gli attori stessero sopra di esso e lo vivessero realmente. L’attore deve stare sul sommergibile, deve bagnarsi e toccare. Questo ha portato alcuni attori ad andare in ipotermia, soprattutto per via del fatto che giravano in inverno. Aspetto importante della costruzione è stata anche la necessità di far galleggiare il sommergibile in mare, dato che non esistono piscine che possano contenere una struttura lunga 70 metri.

Comandante: recensione al film

Su una cosa a proposito del film Edoardo De Angelis ha ragione: è un film politico. Non è difficile comprendere quale sia il suo messaggio: un attacco a coloro che lasciano da parte la propria umanità, che non salvano coloro che ne hanno bisogno, che danno una scialuppa di salvataggio a quelli che stanno affogando in mare, dimenticando che un domani potrebbero essere loro in quel posto.

Noi affondiamo il ferro nemico, senza pietà, senza paure, ma l’uomo… l’uomo lo salviamo.

Un messaggio umano e necessario, soprattutto nell’Italia di oggi, ma rovinato da una singola frase, tre parole, che finiscono con il dare una vena blanda al film. Alla domanda del capitano belga che chiede a Todaro il motivo per cui ha deciso di salvarli, lui risponde “Perché siamo italiani“. Il senso della frase sarebbe quello di mostrare l’umanità del Comandante, ma qual è il motivo che ha spinto a indicarlo come italiano?

Comandante
Una scena del film

C’è da dire, però, che nell’Italia di oggi questo film è quasi perfetto. Si rivolge in modo semplice ed elementare al suo pubblico e il suo messaggio è portato avanti e fatto recepire senza problemi, non c’è bisogno che qualcuno si prenda il suo tempo per analizzare Comandante, per farsi domande. Tutto è detto, neanche mostrato (nonostante le belle parole pronunciate da De Angelis all’Anteo Palazzo del Cinema di Milano). L’italiano medio a cui si rivolge comprende al volo il messaggio.

Questo è necessario in un’Italia, come quella di oggi, fortemente soggetta a una propaganda riguardante in parte anche il tema dell’immigrazione e degli sbarchi, delle ONG e del salvataggio dei naufraghi migranti. Però, il modo in cui viene mostrato va a discapito della messa in scena cinematografica, perde il suo potenziale filmico.

Comandante inizia bene, con una fotografia eccellente da parte di Ferran Paredes Rubio, e un rimando onirico a 8 1/2 di Federico Fellini con la caduta in mare di Pierfrancesco Favino, ma che viene affogata da un’indigestione di voice over, proprio ad andare contro una delle regole del cinema, quella di mostrare e non dire tutto.

Voto: 2.5/5

Conclusioni, Comandante è nelle sale italiane

Leggi anche:

Netflix Geeked Week 2023

Paola Cortellesi parla: C’è Ancora Domani

Vuoi ricevere Mam-e direttamente nella tua casella di posta? Iscriviti alla Newsletter, ti manderemo un’email a settimana con il meglio del nostro Magazine.

CLICCA QUI PER SAPERNE DI PIÙ!