Crisi navale Mar Rosso: una stangata per l’economia Italiana
la crisi navale in Mar Rosso per l’Italia? Circa 95 milioni di euro in fumo ogni giorno. Questo è il conto salato per il nostro paese.
Crisi navale Mar Rosso: il blocco delle navi aziendali
Si iniziano ad intravedere i primi effetti negativi, della crisi legata alla guerriglia da parte dei ribelli Houti contro le navi europee o americane.
Molte navi per evitare di subire danni ingenti o incappare in morti accidentali, devono trovare una altra rotta commerciale, passando dal Marocco oppure mediante l’aereo come mezzo di trasporto commerciale, ma esso è molto caro e molte aziende non se lo possono permettere.
Il blocco della navigazione delle navi cargo nel Canale di Suez è una situazione da prendere con le pinze . lo stop vale 35 milioni di euro al per l’export e 60 milioni per l’import. Grandi aziende come Msc, Maersk e Cma Cgm si sono fermate. Le sfortunate però saranno le medie e piccole imprese, che hanno una quota di export manifatturiero pari al 32,7% del totale europeo. I settori più colpiti sono la meccanica, l’industria pesante e la moda.
Crisi navale Mar Rosso: Come si evolverà la tratta Asiatica?
Un rilevante problema riguarda l’importazione dei prodotti dalla Cina, che essendo omni-presenti in numerosi oggetti, ne risentono in costi di navigazione e spedizione commerciale che sono aumentati del 120%.
La rotta geografica alternativa è molto complessa, poiché le navi che partono dal Mar Mediterraneo, dopo aver superato lo stretto di Gibilterra, devono circumnavigare in ordine, Le canarie, le Azzorre e Capo Verde, poi bisogna doppiare il golfo di Guinea e andare sempre più a sud, lasciandoci alle spalle Gabon, Angola e Namibia. Una Volta giunti in Sudafrica, bisogna superare Citta del capo, arrivare fino a Durban e poi risalire fino al Madagascar poi virare verso l’India, proseguire nell’oceano indiano e andare verso i paesi del sud-est asiatico oppure fino Singapore per virare a nord per la Cina.
A seconda del meteo, il tempo di percorrenza va dai 21 ai 35 giorni in più rispetto alla tratta del Mar Rosso, Tutto ciò vale sono per export della navi europee o Italiane, le navi commerciali cinesi non essendo la Cina ufficialmente allineata, possono utilizzare ancora il Mar Rosso senza il rischio di essere sparate.
Crisi navale Mar Rosso: l’analisi di Confartigianato
Secondo Confartigianato, «la crisi investe anche le piccole imprese del settore trasporti». Nelle quattordici province italiane «in cui sono localizzati i 15 maggiori porti con almeno un milione di tonnellate di merci movimentate attraverso il Mar Rosso, sono a rischio 2,5 miliardi di euro di fatturato del sistema di trasporto e logistica, che conta complessivamente 13.000 imprese, di cui 7.979 imprese nell’autotrasporto merci, 1.136 imprese nel trasporto marittimo di merci e 5.683 imprese nei servizi della logistica»
Secondo le stime a livello Regionale, il valore più alto di prodotti trasportati via mare attraverso il Mar Rosso è quello della Lombardia, pari a 12,9 miliardi di euro, seguita da Emilia-Romagna con 9,4 miliardi, Veneto con 5,7 miliardi, Toscana con 4,7 miliardi, Piemonte con 4,2 miliardi e Friuli-Venezia Giulia con 2 miliardi.
Crisi navale Mar Rosso: Tajani e l’Europa
Ha dichiarato Il ministro Tajani: «Siamo impegnati con gli altri Paesi Ue a costruire una nuova missione e ci saranno sicuramente delle navi militari italiane per tutelare i nostri mercantili infatti l’Italia conta molto sull’export e abbiamo il dovere di proteggere queste imbarcazioni con navi della marina militare che sono pronte a usare le armi in caso di attacchi che possano mettere a repentaglio il nostro naviglio mercantile».
Crisi navale Mar Rosso: l’inquinamento ambientale
Visto l’allungamento delle rotte marittime della navi costrette ad aumentare i giorni di navigazione, l’inquinamento ambientale prodotto schizzerà alle stelle.
Ci sono da considerare tre aspetti, l’aumento di CO2 legato a tratte più lunghe, l’aumento dell’inquinamento legato alla velocità che le navi dovranno tenere per conseguire le spedizioni con i tempi pre-stabiliti, ed l’eventuale passaggio di prodotti da navi di grandi dimensioni a navi più piccole e meno efficienti in termini di consumo e di carburante.
Considerando che le rotte si sono allungate da un minimo del 30% ad un massimo del 65%, analizzando le navi che partirebbero dal Mar Mediterraneo, e mettendo insieme tutti e tre i componenti, si potrebbe arrivare ad un aumento minimo del + 260% ad un massimo del + 354% delle emissioni di CO2 nell’ambiente.
Analizzando la situazione globalmente, le emissioni di CO2 delle navi mercantili rappresentano all’incirca il 2,5% delle emissioni globali totali.
Mettendo in esamina un esempio, secondo i dati: le ciminiere di una flotta privata commerciale emettono dieci volte più ossidi di zolfo dell’intero parco auto europeo.
Conclusioni: crisi navale Mar Rosso – una frenata alla delocalizzazione o un aumento dell’inflazione?
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