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Morte Kobe Bryant! Oggi 26 gennaio sono 4 anni che la leggenda del basket è morta

Oggi, quattro anni fa, Kobe Bryant perdeva la vita in quel tragico incidente che ha messo fine alla vita del campione dei Lakers cresciuto in Italia.

26 gennaio 2020: quattro anni fa la morte di Kobe Bryant, scomparso in un tragico incidente in elicottero con la figlia Gigi. Il ricordo del Black Mamba, uno dei più noti ed iconici campioni della NBA.

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Kobe Bryant

Il ricordo di un fan: addio Kobe Bryant

Sapete cos’è la flashbulb memory?

È la teoria secondo cui una persona ricorda perfettamente quello che stava facendo e dove lo stava facendo nell’esatto momento in cui c’è stato un avvenimento traumatico.

È il motivo per cui tutti coloro che avevano la capacità di intendere e di volere nel 2001 si ricordano esattamente la situazione in cui si trovavano quando hanno scoperto dell’attentato alle torri gemelle.

Io ho verificato a malincuore la veridicità di questa teoria l’anno scorso, il 26 gennaio 2020.

Un anno fa oggi, ore 21:00, mentre sdraiato sul divano guardavo Juventus-Napoli (giuro che non ricordo nulla di quella partita, nemmeno il risultato) morirono in un incidente aereo sette persone tra cui Kobe “Bean” Bryant e sua figlia di 14 anni Gianna.

Ciò che ci sconvolse non fu soltanto che era morto a 42 anni un papà insieme alla figlia, non fu soltanto il fatto che Kobe fosse uno dei più grandi giocatori di basket della storia e uno dei più grandi sportivi, ciò che ci sconvolse fu la perdita delle nostre certezze.

Noi che amiamo lo sport e lo viviamo in maniera viscerale riteniamo che gente come Kobe, LeBron, Jordan, Messi, Ronaldo e molti altri non siano umani, li “trasumaniamo”, li eleviamo a un livello superiore, li riteniamo eroi indistruttibili, imbattili, immortali.

E nel momento in cui un eroe immortale muore, l’ossimoro sgretola il castello di certezze che avevamo creato e capiamo come la vita sia un bene non scontato, effimero e fragile, come effimere e fragili erano le nostre certezze il 26 gennaio 2020, ore 21:00 quando scoprimmo che uno dei nostri idoli ci aveva lasciato troppo presto.

Rest in peace Kobe, oggi più che mai ci manchi.

“If you don’t believe in yourself, no one will do it for you”

-Kobe Bryant.

Il tragico incidente in elicottero che ha segnato la morte di Kobe Bryant e della figlia Gigi: 26 gennaio 2020

Quattro anni fa il mondo dello sport e della pallacanestro fu scosso dalla notizia della morte di Kobe Bryant. La stella dei Lakers ha perso la vita in un incidente in elicottero, lasciando in maniera improvvisa un vuoto a tutti gli appassionati di basket. Era il 26 gennaio 2020 quando Kobe Bryant morì insieme a sua figlia Gigi (13 anni) e ad altre sette persone: era partito a bordo di un elicottero dall’aeroporto JohnWayne di Orange County (Los Angeles) ed era diretto a Thousands Oaks, dove era in programma un torneo organizzato dalla Mamba Sport Academy del campione NBA.

Verso le 9:30 il velivolo sarebbe entrato in contatto con la torre di controllo, preoccupata perché il mezzo stava volando in tondo da un quarto d’ora. Poi la comunicazione tra controllori e pilota è stata persa a causa dell’impatto contro la collina di Calabasas, nell’area Nord di Los Angeles. La conclusione a cui è arrivata la perizia eseguita dal ‘National Transportation Safety Board’, l’ente dei trasporti Usa, è che l’incidente che ha portato alla morte di Kobe Bryant, di sua figlia Gigi e di altre sette persone fu causato da un errore del pilota.

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Kobe e la figlia Gigi Bryant

La straordinaria carriera di Kobe Bryant in NBA: gli 8 momenti indimenticabili della stella dei Los Angeles Lakers con l’amore per l’Italia a tre anni dalla morte

Racchiudere la lunga ed emozionante carriera di Kobe Bryant in pochi momenti non è di certo facile: il Black Mamba ha regalato a tutti gli appassionati di pallacanestro delle giocate che non possiamo di certo dimenticare. Noi di Mam-e.it abbiamo scelto 5 momenti indimenticabili della sua carriera.

1. Gli 81 punti vs Toronto Raptors

Il 22 gennaio 2006 allo Staples Center di Los Angeles, Kobe Bryant mise in scena una delle prestazioni offensive migliori di tutti i tempi. Il Black Mamba registrò a referto 81 punti contro i Toronto Raptors, mentre complessivamente i suoi compagni ne segnarono appena 41, appena sopra la metà.

2. Gli ori olimpici e la finale di Pechino 2008 contro la Spagna

Per Bryant le soddisfazioni non sono arrivate solo in NBA, ma anche con la sua Nazionale. Dopo la vittoria del FIBA Americas Championship nel 2007, Kobe venne convocato alle Olimpiadi di Pechino 2008, dove vinse il 1° oro della sua carriera mettendo a referto 20 punti, 6 assist e 3 rimbalzi nella finale giocata contro la Spagna di Pau Gasol. Altra vittoria sempre contro la Spagna ai Giochi Olimpici di Londra 2012 con 17 punti, 2 assist e 2 rimbalzi a referto.

3. 12 aprile 2013: in lunetta con il tendine d’Achille rotto

Nella partita contro Golden State del 12 aprile 2013, Kobe cadde male e capì subito che si trattava di un serio infortunio. Prima di uscire dal campo però, tirò i liberi che gli spettavano per il fallo subito, li segnò entrambi e furono due punti importanti che valsero la vittoria per 118-116. Si tratta di una delle più grandi dimostrazioni di quella che lui ha sempre definito “Mamba Mentality“.

4. Kobe Bryant sorpassa Michael Jordan nella classifica All-time dei marcatori NBA

Un’altra data da ricordare dopo la morte di Kobe Bryant è sicuramente il 14 dicembre 2014, quando la stella dei Lakers sorpassò Michael Jordan nella classifica All-time marcatori con i 26 punti rifilati ai Minnesota Timberwolves. Il giorno prima della sua scomparsa, Bryant è stato sorpassato nella lista da LeBron James.

5. I 60 punti dell’ultima partita

Kobe Bryant chiuse la sua carriera in NBA il 13 aprile 2016 e lo fece con un’ultima prestazione leggendaria: i 60 punti in 42 minuti contro gli Utah Jazz allo Staples Center gli sono valsi il record per la miglior prestazione offensiva di fine carriera. #MambaOut

Conclusione: Oggi, quattro anni fa, Kobe Bryant perdeva la vita in quel tragico incidente che ha messo fine alla vita del campione dei Lakers cresciuto in Italia.

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Editor: Tommaso Mauri

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