Damien Chazelle
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Damien Chazelle: la Masterclass a Torino

Damien Chazelle: la Masterclass al Museo del Cinema di Torino

Damien Chazelle ha tenuto una Masterclass presso il Museo Nazionale del Cinema di Torino ieri, martedì 24 ottobre, e gli è stato anche conferito il Premio Stella della Mole.

Il regista statunitense è noto per aver diretto diversi film, tra cui Whiplash (2014) con Miles Teller e J.K. Simmons, La La Land (2016) per cui ha vinto il Premio Oscar come Miglior regista, First Man – Il primo uomo (2018) con Ryan Gosling e Claire Foy e Babylon (2022), che ha vinto il 3 Premi Oscar (Miglior colonna sonora, Miglior scenografia e Migliori costumi).

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Il regista Chazelle con Grazia Paganelli e Domenico De Gaetano alla Masterclass

Il direttore del Museo, Domenico De Gaetano, e la critica Grazia Paganelli hanno dialogato con Damien Chazelle a proposito delle sue imprese cinematografiche e le sue opere realizzate meticolosamente, a partire da Guy and Madeline on a Park Bench fino ad arrivare a Babylon.

Damien Chazelle: Guy and Madeline on a Park Bench

Guy and Madeline ha ricevuto il premio speciale della giuria del Torino Film Festival del 2009, giunto quest’anno alla 41esima edizione, la quale si terrà dal 24 novembre al 2 dicembre. È stato il primo premio che Chazelle ha ricevuto come regista, contando anche il fatto che era nuovo nel circuito dei festival. Guy and Madeline è un piccolo film messo insieme con gli amici, Chazelle l’ha mandato a tutti i festival che conosceva ed è stato rifiutato da tutti, ma è stato accettato a Tribeca e poi a Torino.

In questo film, la leggerezza e la malinconia sono legate organicamente. Il tutto rimanda a quando Damien Chazelle suonava jazz e suonava stili di jazz che nel suo tempo non esistevano più, aveva un piede nel presente e uno nell’idea romanticizzata del passato. Quando ha iniziato a fare film, ha ripreso questo modo d’essere, si sente una tensione tra quello che il film è e quello che ti dà la realtà.

Chazelle ha iniziato con il realizzare documentari, ha cercato di trovare persone fuori dal tempo, fuori posto, studenti di musica che adoravano vecchie forme musicali del passato. La passione è al primo posto, mostra lo scontro tra realtà e fantasia.

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Guy and Madeline on a Park Bench

Damien Chazelle: Whiplash

In sala sono state mostrate due clip, una di Guy and Madeline e una di Whiplash. Confrontando le due scene, è emerso che nella prima si trova una certa delicatezza, mentre nella seconda rabbia, al di là della storia raccontata. La prima scena, quella di Guy and Madeline, era vicina a ciò che Chazelle idealizzava quando imparava a suonare, mentre in Whiplash è più vicina alla realtà della sua esperienza nel mondo della musica.

Quando ha incominciato a suonare, ha iniziato perché gli piaceva ed era divertente e pieno di gioia, ma continuare a livello professionale faceva perdere la propria gioia, quando si passa dall’altra parte, si soffre e si accetta la sofferenza come parte del percorso per imparare la propria arte e per creare il vero musicista. Una volta superato questo periodo si diventa la farfalla che può riprendere la propria gioia, Chazelle però non è mai arrivato a questo lato del percorso. La musica non era per lui, è rimasto nel cinema e ha deciso di fare film sui musicisti. L’esperienza personale ha reso più facile la scrittura della sceneggiatura.

Damien Chazelle
Whiplash

Si è parlato anche dei dialoghi di Whiplash, scritti come se fossero una battitura musicale. Nel primo film di Damien Chazelle non c’era una sceneggiatura, mentre con Whiplash c’è un modus operandi diverso, non ci sono state improvvisazioni, è stato scritto fino all’ultimo. Questo è stato conseguenza del fatto che avevano poco tempo per girare, Chazelle non poteva perdersi nella ricerca della scena perfetta, ha dovuto fare tutto molto accuratamente.

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Miles Teller in Whiplash

Non c’era tempo neanche per provare, si faceva il minimo indispensabile per ottenere la scena e seguire il tempo urgente. Questo ha aiutato il film, l’ansia che si trova nel film era la stessa quella di tutti quelli che realizzavano il film. Il panico ha circondato il film e ha tirato fuori le emozioni.

Chazelle ha raccontato come si parta da un’emozione, che è la scintilla iniziale del film. Prima ancora di scrivere la sceneggiatura, lui parte dalla musica che gli fa sentire delle sensazioni, è qualcosa di quasi astratto, che lo aiuta a focalizzarsi e a capire cosa voglia dal film, diventa un obiettivo a cui mirare. Ora non cerca più l’ispirazione, non scrive, ma evolve pensieri, c’è una sorta di aspetto istintivo per superare la pagina vuota.

Quando si trova davanti alla pagina vuota, Chazelle cerca di mettere quello che ha in mente sulla carta e trasporlo poi sulla pellicola, questo porta per forza a compromessi. Bisogna accettare questa tensione e battaglia, ci sono cose nel cervello che non verranno mai realizzate, cose che risultano meno interessanti di quello che si credeva.

Damien Chazelle: La La Land

Damien Chazelle
La La Land

Alla domanda “Chi detta il tempo tra Mia e Sebastian (Emma Stone e Ryan Gosling), perché le relazioni di coppia prendono strade diverse negando l’happy ending agli spettatori?“, Damien Chazelle ha risposto che forse si tratta di quest’idea degli opposti che si attraggono, della tensione di cui si parlava prima. Ha fatto un musical alla maniera di Hollywood, ma con un finale diverso, che porta al compromesso tra l’idea che si ha e la realtà, è la natura della vita.

Il musical è il genere che va di più oltre la realtà, fanno tutto l’opposto di quello ci si immagina sia la realtà e il più bel momento del musical, secondo Chazelle, è quando torna alla realtà. Il musical non è frivolo, ha a che vedere con le difficoltà dell’affrontare la realtà. Siamo tutti dei sognatori delusi. Il musical è il genere che permette di esprimere il compromesso.

Damien Chazelle
La La Land

Damien Chazelle: First Man – Il primo uomo

Questo è un film molto diverso dagli altri sull’allunaggio, ha un tono molto dark e uno sguardo molto intimo. La storia è un pretesto per sperimentare in maniera libera dal punto di vista visivo e sonoro. È il film più triste che abbia mai fatto, per via di tutto ciò che il film comunica e che non ha nulla a che fare con l’allunaggio.

Ha trovato qualcosa di ironico e poetico nel fatto che quando si dedica così tanto della propria vita a un unico obiettivo specifico, è chiaro che quando si ottiene quell’obiettivo c’è una delusione, quando si è soli su una roccia si pensa a tutti i sacrifici che si è fatti per arrivare lì, siamo contenti dell’allunaggio, ma dietro di esso ci sono tutte le perdite che hanno portato a ciò.

Inizialmente, Damien Chazelle pensava di non essere adatto a realizzare questo film, ma poi ha pensato alla perdita e si è sentito invogliato a fare il film, è stato un ritorno ad essere documentarista come quando era studente.

Damien Chazelle
First Man – Il primo uomo

Damien Chazelle: Babylon

Riguardo al suo ultimo film, Babylon, Chazelle ha affermato che gli è piaciuto lavorare con attori che arrivano da mondi differenti, che hanno un approccio diverso al recitare. Ci sono persone come Olivia Hamilton (interprete di Ruth Adler), che hanno un modo unico di recitare e di entrare nel personaggio.

Con Brad Pitt (interprete di John Conrad), che lavora da così tanto tempo nell’industria, c’è un blur con il vecchio mondo dello star system, che non può essere ignorato. Poi, con Diego Calva (interprete di Manny Torres) si vedono gli attori che sono agli inizi. Ma c’erano gli attori a metà tra questi estremi. Queste differenti personalità creano una reazione chimica, un caos controllato, un ensemble.

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Babylon

Babylon è un film che racconta il passaggio dal cinema muto a quello sonoro, che ha rappresentato uno shock sull’industria. Vuole raccontare la storia della nascita della città di Los Angeles. Damien Chazelle voleva esprimere la perdita della Los Angeles di anni fa, che esiste solo in alcune inquadrature dei film di Buster Keaton.

In America, l’industria ha distrutto tutti i vecchi set che non potevano adattarsi al sonoro. Per questo la storia di Hollywood è rappresentativa della storia dell’America e della sua tragedia, si continua a distruggere.

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Babylon

Damien Chazelle: Premio Stella della Mole

Precedentemente alla Masterclass, il giornalista Marco Fallanca ha conferito la Stella della Mole a Damien Chazelle, come riconoscimento per aver portato una nuova prospettiva nei suoi progetti, dai quali scaturisce passione, creatività e impegno senza compromessi nella sua visione artistica.

Una filmografia, quella del regista americano, che si concentra sulla musica e sul perseguimento dei sogni, passando attraverso temi quali il perfezionismo, la dedizione, le difficoltà e le sfide da affrontare per raggiungere il successo.

Damien Chazelle
Il regista con il Premio Stella della Mole

Damien Chazelle ha commentato:

“È un vero onore ricevere questo premio e ritornare a Torino, dove ho presentato in concorso il mio primo film ormai 14 anni fa. Quella visita sarà sempre uno dei miei ricordi più cari: la bellezza della città, il Museo del Cinema, la sensazione di viaggiare indietro nel tempo attraverso la storia del cinema.

Il cinema italiano è stato per me molto formativo e, quindi, essere di nuovo qui – nel Paese di Fellini, Pasolini e Visconti – è di per sé un’emozione: un luogo dove i fantasmi del passato del cinema infestano le strade e ci ricordano ciò per cui vale veramente la pena lottare in questa forma d’arte che amiamo”.

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Il regista americano con il suo Premio Oscar per La La Land

Conclusioni, Damien Chazelle è stato ospite alla Mole Antonelliana per la sua Masterclass

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