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Elettronica da indossare

Giovani ricercatori italiani hanno trovato il modo di rendere il comune filo di cotone un conduttore elettrico

Sempre più spesso capita di leggere sui giornali notizie che annunciano nuove scoperte nel campo dell’elettronica da indossare. Tutti gli appassionati di informatica e gadget high-tech sperano di poter disporre un giorno di abiti “intelligenti”, che ci aiutino a rimanere sempre connessi col mondo e a monitorare il nostro benessere fisico. Un passo in tal senso è stato compiuto da un gruppo di giovani ricercatori italiani, che si sono posti il problema di come evitare di utilizzare fili metallici e ingombranti dispositivi nella realizzazione di abiti “elettronici”. E ci sono riusciti!

La risposta, semplice nella teoria, assai meno nella pratica, sta nel rendere i comuni filati di cotone dei conduttori di elettricità, così da rendere inutile il ricorso a cavi che, per quanto sottilissimi, mal sopporterebbero la dura vita di una T-shirt o di un pullover, tra continui strapazzi, sudore, lavaggi e colpi di ferro da stiro. Un trattamento che invece il cotone sopporta benissimo da millenni!

Cerca che ti cerca, Annalisa Bonfiglio e Giorgio Mattana dell’Istituto di Nanoscienze del Cnr e dell’Università di Cagliari, assieme a Beatrice Fraboni dell’Università di Bologna, hanno trovato una possibile soluzione: approfittando di un periodo di studio negli Usa presso la Cornell University e grazie alla collaborazione del Centre Microelectronique della Provenza, in Francia, hanno messo a punto il primo filo di cotone in grado di condurre elettricità.

Il segreto sta in un mix finissimo e invisibile a occhio nudo di nanoparticelle d’oro e polimeri conduttivi e semiconduttivi, che avvolge il tessuto, rendendolo appunto sensibile alle deboli cariche elettriche. Il collegamento a un chip minuscolo (oggi se ne producono di davvero piccolissimi) potrebbe così trasformare il nostro maglione preferito in un vero laboratorio viaggiante, in grado di fornirci informazioni in tempo reale, monitorare la nostra salute, avvisarci di eventuali pericoli o chissà che altro.

La sperimentazione è naturalmente solo agli inizi, ma fa piacere sapere che, se un giorno potremo vestirci con abiti “intelligenti”, forse il merito sarà anche un po’ dei nostri connazionali.

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