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Escalation continua: Israele a ferro e fuoco, già 1300 morti

Nessun accenno di miglioramento, tutt’altro. La situazione tra Israele e Hamas si fa di ora in ora sempre più complicata e drammatica. Decine i razzi che riempiono il cielo tra Tel Aviv e Gerusalemme, sirene che continuano a far sentire il proprio lugubre lamento, e morti tra israeliani e palestinesi saliti ad oltre 1300.

Le ultime stime parlano di almeno 800 morti tra le fila israeliane e di 560 tra quelle palestinesi. Ancora da decifrare i numeri relativi ad europei e statunitensi coinvolti come ostaggi o vittime negli scontri armati. Alcune fonti parlano di americani e tedeschi presenti tra gli ostaggi presi da Hamas.

Dopo aver dichiarato lo stato di guerra Israele sarebbe prossima ad una convinta controffensiva. Dopo l’invio di carri armati verso Gaza le notizie provenienti dalla striscia parlano di circa 300 mila riservisti arruolati in nemmeno 48 ore. Tensioni crescenti anche con il Libano, da dove sarebbero stati lanciati 12 razzi, e con l’Iran, forse partecipe attivo dell’organizzazione degli attentati.

Escalation continua: Israele a ferro e fuoco, già 1300 morti
Escalation continua: Israele a ferro e fuoco, già 1300 morti

Tensione alle stelle: Israele pronta al contrattacco

Si aggrava di minuto in minuto il bilancio proveniente da Israele. Il numero delle vittime cresce in modo continuo, e in aumento risulta anche il numero degli ostaggi catturati da Hamas e dei dispersi, ormai oltre le diverse centinaia.

La risposta di Israele dopo l’attacco a sorpresa di Hamas si preannuncia dura, nei modi e nei toni. All’immediato invio di carri armati verso Gaza, ha fatto seguito l’arruolamento di 300 mila riservisti in neppure 48 ore.

Fonti vicine al governo israeliano parlano di un assedio asfissiante a Gaza, con uno stop completo ai rifornimenti di luce, carburante, acqua e cibo. Sarebbero in particolare almeno 6 le città in cui sarebbero in corso scontri armati di notevole entità, con una pioggia di bombe sull’intera striscia che pare essere incessante ormai da ore.

Durissima dunque la risposta ordita da Israele, che non ha usato mezze misure dopo gli attacchi di sabato 7 ottobre ai propri danni. Poco spazio alla moderazione traspare peraltro dalle parole del ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant. Eccole:

Ho ordinato un assedio completo della Striscia di Gaza. Non ci sarà elettricità, né cibo, né carburante, tutto è bloccato. Stiamo combattendo contro animali e agiamo di conseguenza

Controffensiva israeliana direzionata anche verso il Libano, dopo che la tv saudita Al Arabiya ha parlato di 12 razzi fatti partire contro l’area settentrionale di Israele. Qui sarebbe ininterrotto il suono delle sirene di allarme, con l’Esercito israeliano che avrebbe già eliminato i responsabili, individuando anche alcuni infiltrati provenienti proprio dal Libano.

Escalation continua: Israele a ferro e fuoco, già 1300 morti
Escalation continua: Israele a ferro e fuoco, già 1300 morti

Scontro totale sulla striscia di Gaza, le conseguenze ad Israele e fuori

Se nel cuore del conflitto la situazione rimane drammatica e in continuo peggioramento, sono tutt’altro che rassicuranti pure le notizie che arrivano a cascata e che riguardano le altre realtà politiche in qualche modo coinvolte nell’area di guerra o legate a conseguenze dirette del conflitto.

Ad Amburgo è rimasto chiuso e in stato di allarme l’aeroporto per diverse ore. Il panico era dilagato dopo una presunta minaccia terroristica (giunta via mail) connessa ad un volo proveniente da Teheran e atterrato sul suolo tedesco alle 12.20 circa. Dalle ore 12.40 è stato completamente bloccato il traffico aereo in entrata e uscita dal terminal, con passeggeri ed equipaggio del volo iraniano perquisiti e sottoposti ad un’accurata operazione di sicurezza.

Nel frattempo l’ONU parla di 123mila sfollati nella zona della striscia di Gaza, dove proseguono senza soluzione di continuità gli scontri armati. Gli Stati Uniti sarebbero in procinto di spostare aerei e navi collocati in prossimità di Israele, lasciando presagire nuove ombre sull’intera area.

Il ministero del Turismo di Israele ha inoltre fatto sapere che il numero di turisti presenti nel Paese si avvicina alle 130mila unità, e che il lavoro di individuazione e messa in salvo di questi ultimi è in costante prosecuzione. La versione ufficiale per il momento parla di nessun cittadino straniero coinvolto nella situazione.

Unanime si leva da più parti del mondo l’invito alla negoziazione e al dialogo. Al momento però tale monito sembra cadere nel vuoto, e non trovare alcun riscontro da ambo le parti invischiate in questo drammatico e annoso conflitto.

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