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Fuori era primavera: Salvatores racconta l’Italia del Lockdown su Raiplay

Fuori era primavera: il docu-film che racconta i primi mesi di Pandemia in Italia, firmato da Gabriele Salvatores

Fuori era primavera: questo il titolo del docu film sull’Italia del lockdown. I primi mesi di pandemia, dallo scoppio dei primi focolai di Covid alla durissima esperienza di marzo e aprile, raccontati magistralmente dalla macchina da presa e dall’intelligenza narrativa di Gabriele Salvatores. Quando e dove? Il docu film è uscito da pochi giorni ed è disponibile su Raiplay. Quanto dura? Poco più di un’ora, ma ne vale decisamente la pena.

Fuori era primavera: l’Italia del lockdown su Raiplay

Il titolo del film è Fuori era primavera, evidente riferimento al lockdown stringente che ci ha costretti in casa mentre fuori arrivava la bella stagione. Più che di un film, si tratta di un documentario ibrido. Sin dalle prime inquadrature: enormi riprese aeree che ci fanno sorvolare luoghi, paesaggi, animali selvatici. Già dall’inizio, quindi, si ha la sensazione di stare vedendo un documentario di National Geographic, finché non scopriamo che siamo proprio noi, uomini, italiani, al centro del racconto documentaristico.

Il docufilm riavvolge dunque quanto accaduto in quei mesi, aiutato dal dipanarsi di storie individuali, che seguiamo con le immagini dall’inizio alla fine, e da tante testimonianze dirette. Infatti, Fuori era primavera è costruito con il contributo di tanti video e filmini individuali, raccolti da più parti del paese, e spediti al regista Gabriele Salvatores.

Un documentario corale o un auto-documento

Il prodotto finito si pone come una sorta di film corale, un auto-documentario. L’espediente di fare un collage di video e testimonianze diverse nasconde molteplici insidie dal punto di vista tecnico e potrebbe far sorgere molti dubbi circa il prodotto finale. E tuttavia, il risultato di Salvatores è eccelso. Le vite e le storie minime di tanti italiani, diventano trame primarie e secondarie della narrazione cinematografica. Uomini e donne diventano i personaggi di un film straordinariamente reale.

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Il regista Premio Oscar Gabriele Salvatores

Qualche riflessione: perché vederlo

Vale la pena vederlo? Abbiamo già detto di sì. Per molti motivi. In sé il documentario scorre liscio e piacevole. Non è pesante, ma è a tratti addirittura divertente; a tratti commovente, in fondo molto doloroso. Racconta una pagina della nostra storia recente che non abbiamo ancora metabolizzato. Quando ai primi segni di pandemia il mondo sembrava collassarci addosso. Adesso, che la pandemia infuria ancora più ferocemente, sembra tuttavia che il trauma, per chi non ha vissuto il lutto da vicino, sia stato rimosso. Si è dissolto quel fronte comune che sembrava essersi creato durante il lockdown e le misure di contenimento oscillano tra l’aspro e l’inutile, lasciandoci nel limbo dell’incertezza, della precarietà e dello sbandamento. Servirà, non servirà? Ne usciremo? Quanto durerà? Varrà la pena sacrificare la nostra libertà? Il Covid, poi, esisterà veramente? Siamo sicuri che è il Covid il nostro nemico brutto e cattivo?

Metabolizzare i traumi ed esercitare la memoria: un compito anti-italiano

All’atto di creazione, il buon Dio non sembra aver dotato noi italiani della qualità della memoria. Questo è stato per i grandi avvenimenti della storia, rimossi o negati. Dall’Unità d’Italia alle guerre, dal fascismo al terrorismo alla corruzione, la nostra coscienza collettiva viaggia per traumi e rimozioni, riacutizzando i conflitti e creando tifoserie. Sembra essere così anche per questo morbo che ci investe e con cui abbiamo imparato a convivere a settimane alterne, a regioni alterne, a DPCM alterni. Ora tanto, ora pochissimo, ora severi ora libertini.

Il documentario di Salvatores ci fa vivere la testimonianza di quella che sembra essere stata una guerra. Ma è la stessa di oggi? Sì, le truppe però viaggiano adesso in ordine sparso. Siamo ancora nel cuore della stessa battaglia, in fondo. Eppure il documentario emerge come un reperto storico, che se non fosse così recente, sarebbe già oggetto facile di revisionismo.

Che con la memoria storica avessimo dei problemi è sempre stato evidente. A guardare Fuori era primavera ci si rende conto che neanche con quella a breve termine abbiamo maggior fortuna. Forse allora guardare questo docu-film potrebbe essere un buon esercizio collettivo oltre che un modo per fare pace con la realtà meschina e fuori controllo che ci tocca vivere.

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