Moda: Generazione Millennials: la Moda pensa a loro?
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GENERAZIONE MILLENNIALS: LA MODA PENSA A LORO?

La moda passa dalla generazione Millennials, ovvero quella parte di popolazione nata fra gli anni ’80 e il nuovo millennio sempre connessa a internet

Sognano di lavorare per Apple o Google, non guardano la Tv e preferiscono le serie via Netflix. Sono sempre connessi, apprendono le lingue con il “fai da te” da Youtube e proteggono la privacy pur decidendo di sfruttare i social network. Messenger per loro è meglio della e-mail. Stiamo parlando della generazione Millennials. Quella fetta di popolazione conosciuta anche come Generazione Y, nata fra i primi anni ’80 e i primi anni 2000 nel mondo occidentale. Per loro la tecnologia è il pane quotidiano. Definiti narcisisti da alcuni sociologi si sono formati a scuola fra tastiere e schermi. Comprano su Amazon e vestono guardando i blogger e case di moda su Instagram. Il loro social di riferimento resta Snapchat dove tutto scorre e sparisce nell’arco di 24 ore, motivo per cui non rinunciano alle Stories del social con sede a Menlo Park, in California che ha adottato la stessa tattica del fantasmino. Navigano in rete e  spesso non vogliono lasciare traccia di ciò che fanno.

 

La moda e i social. Il caso di Stefano Pilati
La sfida maggiore arrivava proprio dalle grandi aziende di moda. Si pensava che le grandi firme non avrebbero retto il colpo. Non sarebbero state capaci di stare al passo con i tempi sfruttando al meglio sia Snapchat che le Instagram Stories. L’estetica va curata in ogni dettaglio, mentre i ritmi dei nuovi mezzi di comunicazione richiedono velocità. Eppure il marketing vuole che nessuna impresa sia insuperabile (o quasi). L’ultima trovata arriva da Stefano Pilati. L’ex head designer di Yves Saint Laurent prima, ed Ermenegildo Zegna poi, ha chiamato il fotografo e videomaker Matt Lambert per girare un video, un accenno di quella che potrebbe essere la sua nuova collezione. Il risultato è andato su Instagram Stories – quindi per sole 24 ore- in cui Pilati ha presentato una linea composta da diciassette outfit unisex e total blak. Un esperimento riuscito testato sul social network che a oggi ha all’attivo 200 milioni di utenti (sì ora più di Snapchat).

La moda e il caso Armani, Versace e Louis Vuitton
Ma Pilati non è l’unico a pensare ai più giovani. Nelle recenti passerelle della Milano Fashion Week prima e di Parigi poi, gli stilisti hanno strizzato l’occhio ai più giovani portando in scena capi molto più casual e sportivi. Re Giorgio dal canto suo in “Dialogando con il Giappone di un tempo”, per la collezione Primavera/Estate 2018 di Emporio Armani ha scelto il cantate Shawn Mendes come testimonial della sfilata. Il risultato è stato una marea di ragazzine fuori dal Teatro con i telefonini in mano. Un like su Facebook vale più di mille parole. Poi c’è stata la volta di Donatella Versace dopo la sua sfilata ha dichiarato al New York Times che i «Millennials hanno il potere. E penso che se comprendiamo ciò che i Millennials vogliono il potere passerà a noi». La recente linea con molte tute ne è l’esempio. Kim Jones, per Louis Vuitton, non è stato da meno, la sua sfilata parigina oltre a essere stata trasmessa via streaming è passata anche in Instagram sulle Stories. Un caso? Non direi. I grandi nomi della moda puntano alla Generazione Y, quella sempre connessa e che si veste osservando i social.

La moda, il caso Chiara Ferragni e i fashion blogger
Che il caso di Chiara Ferragni sia conosciuto è un dato di fatto. La fashion blogger più famosa al mondo con il suo The Blonde Salad e la sua azienda, la TBS Crew, sua e dell’ex fidanzato Riccardo Pozzoli, sta fatturato 10.000.000 di euro all’anno. Forbes l’ha inserita fra le under 30 più influenti del mondo, e benché la storia con Fedez sia più da pagine rosa, lei riesce comunque a restare fra le fashion blogger più patinate di sempre. Esempio per le aspiranti moda addicted, è lei ad aver lanciato una tendenza. Quella che ha convinto le aziende a passare sempre più spesso dalla rete più che nelle riviste (nonostante le nuove regole dell’antitrust).  Ma non solo, perché oggi molte case di moda, durante le sfilate, affidano i loro social network a chi come Chiara ha saputo trasformare la passione in un mestiere: perché loro sanno cosa vogliono i Millennials perché spesso sono proprio loro a essere della Generazione Millennials.  Qualche esempio: la spagnola Aida Domenech con la sua presenza alla Milano Fashion Week di marzo ha generato 2,4 milioni di interazioni, seguita dalla modella curvy Ashley Graham, con 480mila.

Le interazioni: social e moda
Risultati alla mano le interazioni sono cresciute. Gucci nella recente sfilata di marzo per la collezione femminile Autunno/Inverno 2017, affidandosi ai social e al magnetismo del direttore creativo Alessandro Michele, ha avuto un 58% in più di interazioni rispetto alla collezione presentata a settembre. Poi Versace, Moschino e Prada. L’hashtag più gettonato #MFW, a seguire #AlessandroMichele e  #GucciFW17. Sì, la moda passa dai social.

 

 

 

 

 

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