Giuliano Montaldo
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Giuliano Montaldo ci lascia a 93 anni, ecco 5 capolavori per ricordarlo

Giuliano Montaldo Si è spento nella sua casa di Roma. Diresse oltre 20 film tra cui «Sacco e Vanzetti» e «Giordano Bruno», molti dei quali con l’attore Gian Maria Volonté.

Tra i suoi film: ‘L’Agnese va a morire’ (1976); ‘Gli occhiali d’oro’ (1987). E per la tv il kolossal in otto puntate ‘Marco Polo’.

Giuliano Montaldo, morto il regista dell’impegno e contro il potere
Con Giuliano Montaldo se ne va uno dei più apprezzati ambasciatori del nostro cinema nel mondo. Il suo cinema ha sempre difeso un’idea non elitaria, pronta a riconoscere le esigenze dello spettacolo e del dialogo col pubblico, che ha sempre apprezzato i suoi film più riusciti e conosciuti, da «Sacco e Vanzetti» a «Giordano Bruno» a «L’Agnese va a morire», ma che era già presente anche nei suoi primissimi lavori, da «Tiro al piccione» a «Gott Mit Uns».

Giuliano Montaldo: vita e la carriera

Genovese e genoano, Montaldo nasce nel capoluogo ligure il 22 febbraio 1930, tentato subito dopo la guerra dal teatro: fa da spalla ad Alberto Lupo e Ferruccio De Ceresa, ed è sul palcoscenico che lo nota Carlo Lizzani, venuto a Genova per girare il suo primo film «Achtung! Banditi!» (1951).

Aiuto regista in numerosi film fra cui La lunga strada azzurra (1957) e Kapò (1960), e in seguito regista della seconda unità in La battaglia di Algeri (1966), tutti diretti da Gillo Pontecorvo, Montaldo esordì come regista nel 1961 con Tiro al piccione che, restaurato dalla Cineteca Nazionale, fu presentato nel 2019 alla Mostra del cinema di Venezia.

Lo spunto per esordire nella regia gli viene dal romanzo autobiografico di Giose Rimanelli dove raccontava la sua adesione alla Repubblica di Salò: «Tiro al piccione» (1961) racconta la difficile presa di coscienza di un giovane fascista che si scontra con il fanatismo dei gerarchi e le disillusioni personali.

Anche «Una bella grinta» (1965), ritratto di un cinico arrampicatore sociale negli anni del boom, vuole riflettere sul confuso sviluppo sociale del Paese: il film, come il precedente, non incontra i favori del pubblico, ma permette a Montaldo di conoscere Vera Pescarolo, da allora infaticabile e onnipresente collaboratrice ma soprattutto amatissima moglie.

Degli oltre 20 film da lui diretti, 16 sono musicati da Ennio Morricone che rendono Montaldo il regista con cui il compositore ha collaborato più volte, entrati nella storia del cinema fra cui: Gli intoccabili (1969) con John CassavetesSacco e Vanzetti (1970, con Gian Maria Volonté) che valse a Riccardo Cucciolla il premio per il miglior attore protagonista al festival di Cannes del 1971.

Con cui arriva la consacrazione internazionale arriva nel ’71 con la ricostruzione di un celebre episodio di malagiustizia che costò la vita a due anarchici italiani emigrati negli Usa.

L’intensa interpretazione di Gian Maria Volonté e Riccardo Cucciolla, oltre alla canzone di Morricone resa popolare da Joan Baez, fecero del film un grande successo, che gli permise nel 1973 di realizzare un soggetto a lungo accarezzato su un’altra vittima dell’intolleranza, Giordano Bruno, ancora affidata a Volonté e illuminata dalla fotografia di Vittorio Storaro. Giordano Bruno (1973) ancora con un immenso Gian Maria Volonté e con Charlotte Rampling;

Nel 1976 riporta al cinema contro ogni moda i temi resistenziali di «L’Agnese va a morire», dal romanzo di Renata Viganò, con una superba interpretazione di Ingrid Thulin e Gli occhiali d’oro (1987), tratto dal romanzo omonimo di Giorgio Bassani, con Philippe Noiret, Rupert Everett, Stefania Sandrelli e Valeria Golino.

Affronta poi nuove, inquietanti realtà: l’invasione soffocante delle immagini in «Circuito chiuso» (1978, prodotto dalla Rai e visto solo in tv) e la mania delle armi in «Il giocattolo» (1979) con un convincente Nino Manfredi.

L’impegno successivo è quello per il primo kolossal internazionale dalla televisione di Stato, prodotto insieme alla Cina, il «Marco Polo», andato in onda in otto puntate con un cast altisonante che vede, accanto al protagonista Ken Marshall, ruoli per Burt Lancaster, Anne Bancroft, Denholm Elliott, Leonard Nimoy, F. Murray Abraham, Mario Adorf e John Guilgud.

Montaldo viene chiamato a dirigere «Turandot» all’Arena di Verona, prima di una lunga serie di regie liriche («Il trovatore» con Pavarotti, 1990; «Bohème» con Cecilia Gasdia, 1994; «Otello» con Placido Domingo, 1994; «Tosca» con Maria Guleghina e Ruggero Raimondi, 1998) che si alterneranno a quelle cinematografiche, dove spiccano «Gli occhiali d’oro» (1987, da Bassani) e «Tempo di uccidere» (1989, da Flaiano), accanto ai documentari «Ci sarà una volta» (1992) e «Le stagioni dell’aquila» (1997).

L’impegno istituzionale a RaiCinema lo allontanerà dalla regia, a cui tornerà nel 2008 con «I demoni di San Pietroburgo», dove il personaggio di Dostoevskij si confronta con le idee rivoluzionarie che aveva professato in gioventù e poi, nel 2011, con il più riuscito «L’industriale» dove Pierfrancesco Favino fa vivere un personaggio emblematico di un’Italia dove il denaro è diventato l’unico dio, film vincitore di innumerevoli riconoscimenti fra cui 4 Globi d’oro della stampa estera.

Gli propone il ruolo di Lorenzo, il commissario politico della brigata partigiana, iniziandolo così a una discreta carriera recitativa, che ha conquistato gli applausi più convinti con la sua ultimissima interpretazione, il poeta smemorato di «Tutto quello che vuoi» (2017, di Francesco Bruni).

I 5 capolavori di Montaldo

Sacco e Vanzetti

Sacco e Vanzetti con Gian Maria Volontè e Riccardo Cucciolla ricostruisce la vicenda dei due italiani emigrati. Musiche di Ennio Morricone e Joan Baez.

Bartolomeo Vanzetti e Ferdinando Nicola Sacco, emigrati italiani negli Stati Uniti e attivisti anarchici, processati e condannati a morte per l’omicidio di due uomini durante una rapina, vengono giustiziati in Massachussets sulla sedia elettrica il 23 agosto 1927. la sentenza venne confermata dalla Corte Suprema dello Stato americano.

Il verdetto, per l’evidente faziosità manifestata dai giudici, suscita proteste in tutto il mondo. Nel 1977, il governatore del Massachusetts Michael Dukakis ammetterà gli errori commessi nel processo, avviando la riabilitazione della memoria dei due emigrati italiani.

Giordano Bruno

Girato subito dopo Sacco e Vanzetti, da ricordare un intenso e indimenticabile Gian Maria Volonté, e una ricostruzione visiva di Venezia ricalcata sui chiaroscuri dei grandi pittori del Cinquecento, valorizzata dalla fotografia di Vittorio Storaro e dalle musiche di Ennio Morricone.

Il film racconta gli ultimi anni della vita del filosofo Giordano Bruno, dal 1592 fino all’uccisione nel 1600.

Inizia a Venezia con una processione commemorativa della battaglia di Lepanto da cui Giordano Bruno prende spunto per condannare l’uso della violenza da parte della religione.

Giovanni Francesco Mocenigo, che lo ospita per imparare da lui i segreti dell’arte della memoria e della magia, è spaventato dalla sua spregiudicatezza ai limiti dell’eversivo e, dietro consiglio del suo confessore, lo denuncia all’Inquisizione veneziana.

Agnese va a morire

Basandosi sul romanzo, in parte autobiografico, di Renata Viganò pubblicato nel 1949, Giuliano Montaldo racconta, con il rigore ma anche con il senso della partecipazione che gli è connaturato, il percorso di una donna negli anni dell’occupazione nazista.

Nella campagna ferrarese la lavandaia Agnese si vede prelevare dai tedeschi per la deportazione il marito che ha dato rifugio a un soldato sbandato. Rimasta vedova inizia a collaborare con i partigiani accettando anche incarichi pericolosi e prendendo progressivamente coraggio e coscienza di quanto accade.

Al momento dell’uscita nel 1976 era l’unico film che avesse una donna al centro della narrazione della Resistenza.

Gli occhiali d’oro

Gli occhiali d’oro è un film del 1987 Tratto dall’omonimo romanzo di Giorgio Bassani, è stato il risultato di una coproduzione italiana, francese e jugoslava. Nel 1988 è stato assegnato il premio David ad Ennio Morricone per la colonna sonora del film.

 

Nella Ferrara del 1938 un medico non riesce a nascondere la sua passione omosessuale per un giovane pugile e si trova emarginato dall’opinione pubblica. La sua vicenda trova non pochi punti d’incontro con quella di uno studente ebreo, a sua volta perseguitato per le leggi razziali.

Marco Polo

Marco Polo è una miniserie televisiva epica trasmessa originariamente nel 1982 in 46 paesi.

Ambientata nel XIII secolo, la serie segue le avventure di Marco Polo, che parte con suo padre e suo zio per la Cina. Il suo viaggio attraverso l’Asia dura tre anni e mezzo e lo conduce attraverso gli aridi deserti e le vaste steppe dell’Impero mongolo. Marco trascorre diversi anni a Khanbaliq come ospite del Gran Khan, guadagnandosi la fiducia e il rispetto dell’Imperatore.

Il ruolo di Marco Polo, mercante ed esploratore nato a Venezia nel XIII secolo, è interpretato da Kenneth Marshall. La serie annovera tra i protagonisti anche Denholm Elliott, Anne Bancroft, John Gielgud, Leonard Nimoy, Burt Lancaster e altri. Nelle riprese in esterno effettuate in Himalaya.

La colonna sonora è firmata da Ennio Morricone.

Conclusione

Giuliano Montaldo ci lascia a 93 anni. Vicini a lui sua moglie Vera Pescarolo, la figlia Elisabetta e i suoi due nipoti Inti e Jana Carboni. La famiglia comunica che non si terranno esequie pubbliche.

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