tre giorni di tregua
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Guerra in Medioriente, gli USA propongono tre giorni di tregua per liberare altri ostaggi

Prosegue lo sforzo diplomatico del governo americano per risolvere il nodo intricato degli ostaggi: ora si propongono tre giorni di tregua. L’azione di dialogo continuo fra le parti al fine di evitare l’allargamento di un conflitto che vedrebbe molti attori geopolitici coinvolti volenti o nolenti. La proposta di una tregua di tre giorni porterebbe alla liberazione di ulteriori ostaggi.

Secondo le ultime indiscrezioni provenienti dall’organizzazione Hamas, l’ipotesi di tregua di tre giorni implicherebbe la liberazione di dodici cittadini statunitensi. In tutto questo, la resistenza di Israele a non procedere ad un cessate il fuoco impedisce che tale liberazione possa concretizzarsi.

La tregua di tre giorni a Gaza per liberare gli ostaggi: non si ferma la diplomazia USA

La diplomazia americana prova a ricucire lo strappo tra le varie parti circa tre giorni di tregua nella Striscia di Gaza. Da qualche ora, infatti, tale proposta (con l’aiuto del Qatar, noto endorser di Hamas) potrebbe ricevere il sì di Hamas. I terroristi palestinesi, infatti, detengono da ormai un mese decine di ostaggi, alcuni dei quali già deceduti come la giovane Shani Louk.

La conferma per cui l’organizzazione potrebbe accettare tre giorni di termine temporaneo al bombardamento di Gaza viene proprio da uno dei rappresentanti. Il portavoce, dall’identità ignota, parlando alla stampa estera ha così affermato circa la proposta di tre giorni di tregua:

Tra i dodici ci saranno sei cittadini di nazionalità americana. La contropartita è una pausa umanitaria di tre giorni per permettere a Hamas di organizzare il rilascio e lasciare tempo all’Egitto di consegnare aiuti umanitari. Doha sta aspettando una risposta da Israele.

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tre giorni di tregua per liberare il resto degli ostaggi: il dilemma di Hamas

Se è vero che Egitto ed Qatar in quanto Stato di lingua araba e cultura islamica sono molto vicini ad Hamas, sul fronte degli ostaggi ancora detenuti dall’organizzazione ma non solo da essa (come ha affermato il n.2 Abu Marzouk in una recente intervista all’emittente britannica BBC) c’è ancora molto stallo. Stando agli ultimi aggiornamenti, l’unico ostaggio liberato di recente è stata la soldatessa israeliana Ori Megidish.

Tale atto è stato frutto del lavoro meticoloso delle forze speciali dello Stato Ebraico. Stato Ebraico che nella persona di Benjamin Netanyahu non vuol sentir parlare di tregua, in quanto essa permetterebbe ad Hamas stessa di riorganizzarsi. Lo stesso governo israeliano e soprattutto il tanto criticato Bibi devono rispondere alle famiglie dei rapiti che non cessano un secondo di protestare di fronte alle sedi governative.

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Nella proposta dei tre giorni di tregua a Gaza c’è anche il ruolo del Qatar, da sempre padrino dell’organizzazione Hamas

Anche i miliziani all loro interno sono divise circa la proposta americana di tre giorni di tregua per la liberazione degli ostaggi. Hamas ha centinaia di prigionieri nelle carceri israeliane per i quali chiederà indubbiamente la liberazione come contropartita. Gli oltre 200 ostaggi ancora nelle mani dei terroristi appartengono però anche ad altre organizzazioni federate con Hamas.

I gruppi militari minori (e per noi sconosciuti) non sono d’accordo con la “casa madre” Hamas. In questo gioca un ruolo pivotale appunto il piccolo ma attivo Stato del Qatar. L’emirato del Golfo, che su Hamas e le altre organizzazioni ricopre un’influenza più pesante rispetto all’Egitto (complice anche il fatto che sia sede dell’ufficio politico di Hamas e oltre che primo foraggiatore finanziario nella Striscia), prova a trovare un’intesa con tutte le organizzazioni ma non è facile.

In attesa di tre giorni di tregua, proseguono le evacuazioni verso Sud

Mentre varie cancellerie discutono con le due parti in guerra della proposta di tre giorni di tregua nella Striscia di Gaza, prosegue l’evacuazione dei profughi dalla zona Sud. Un portavoce delle IDF ha affermato che ben 50.000 civili si sono spostati nella parte Meridionale della Striscia. Inoltre, lo stesso protavoce ha affermato:

Hanno capito che Hamas ha perso il controllo della parte Nord e il Sud è più sicuro.

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Basteranno tre giorni di tregua a frenare l’esodo incessante di profughi palestinesi dal Nord al Sud della Striscia?

Sempre nella parte Nord l’esercito israeliano continua ad avanzare dopo essere entrato da più parti al fine di strozzare Hamas. Non bisogna dimenticare però che sotto la Striscia la vita dell’organizzazione continua più che mai grazie alla fitta rete di tunnel che permettono collegamenti verso Israele e l’Egitto.

Conclusioni la diplomazia internazionale propone tre giorni di tregua ad Hamas per la liberazione degli ostaggi

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