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Italianesi, gli italiani d’Albania

Saverio La Ruina presenta a Roma il suo nuovo monologo, incentrato su un capitolo poco noto del secondo dopoguerra. Al debutto nella Capitale anche Muta Imago. A Sesto S.Giovanni al via il Progetto Pul, fra teatro e danza, mentre comincia da Venezia il tour autunnale dell’Elektra di Rifici con Elisabetta Pozzi

L’avvenimento più atteso della settimana è senza dubbio il debutto in “prima” nazionale, lunedì 28 al Teatro India di Roma, del nuovo spettacolo di Saverio La Ruina, l’attore-regista calabrese che in questi anni si è imposto anche come autore dalla forte e personalissima vena espressiva, attento soprattutto a denunciare le violenze e le discriminazioni subite dalle donne del Sud. I suoi due monologhi precedenti, Dissonorata e La Borto, in questo senso sono ormai da considerare dei piccoli classici.
Il testo in scena all’India, Italianesi, si discosta però dagli altri perché non tratta di delitti d’onore o gravidanze forzate, e non è incentrato su un personaggio femminile: l’argomento che affronta è quello degli italiani – in prevalenza ex-soldati – rimasti intrappolati in Albania con l’avvento del regime, e il dramma dei loro figli, considerati dei potenziali sovversivi e internati in campi di prigionia. La Ruina dà voce a uno di costoro, approdato nel ’91 in Italia, nella patria del padre in cui lui, tuttavia, non aveva radici.

Dopo una serie di “studi” preparatori il gruppo Muta Imago presenta, da venerdì 25 a domenica 27 al Teatro Vascello – a conclusione del festival Romaeuropa – la versione compiuta e definitiva della sua ultima creazione, Displace: nata al termine delle varie fasi di un complesso progetto triennale, la proposta della giovane formazione romana affronta il tema dello spaesamento, del distacco dal proprio territorio come condizione emblematica dell’uomo contemporaneo.

Nato dalla confluenza di tre diversi gruppi, Babygang, Sanpapié e Band à part – due provenienti dal teatro, uno dalla danza – il Progetto Pul è una vivace realtà installata “in residenza” nello spazio MIL, il bellissimo ex-capannone industriale di Sesto San Giovanni: dopo un interessante “studio”, da lunedì 28 la compagnia riunita presenta uno spettacolo “itinerante” in varie sale dell’edificio, che partendo dal Processo di Kafka si interroga sul significato odierno dei tribunali e della giustizia.

Dopo essere stata presentata – ma in forma ridotta, senza le scenografie di Guido Buganza – in settembre sul monumentale palcoscenico del Teatro Olimpico di Vicenza, comincia ora il suo normale ciclo di repliche l’Elektra di Hofmannsthal nell’interpretazione di Elisabetta Pozzi e con la regia di Carmelo Rifici. L’impegnativo dramma del grande autore tedesco, una riscrittura della tragedia sofoclea in un alto linguaggio poetico,  è in programma da mercoledì 30 al Teatro Goldoni di Venezia.

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