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John Coltrane 1967 – 2007

Quarant’anni fa, l’addio a uno dei più grandi jazzisti della storia Gallery Lo sguardo di John Coltrane è concentrato. Quegli stessi occhi, immortalati sulla copertina del disco da uno splendido scatto di Bob Thiele, boss della casa discografica Impulse e amico del sassofonista, rivolgono un’ultima occhiata agli altri. Al basso Jimmy Garrison, al piano McCoy Tyner, alla batteria il grande Elvin Jones.

Poi: A Love Supreme. Coltrane aveva avuto in un passato relativamente recente problemi con l’eroina e l’alcol. Una vita difficile, parafrasando Dino Risi. A metà degli anni Sessanta pratica yoga e ringrazia Dio per averlo rimesso sulla retta via e avergli concesso il privilegio di rendere felici gli altri con la musica. L’album è un tributo alla divinità che ha permesso al musicista di avventurarsi all’interno del proprio Io, e attraversare senza timore inesplorati universi interiori. “Voglio essere veramente una forza per il bene” afferma un Coltrane sciamanico.

La spiritualità del musicista è una combinazione personalissima di tradizione religiosa occidentale e misticismo orientale. Le affascinanti contraddizioni dell’animo di Coltrane si sciolgono nella bellezza assoluta della sua musica. Il fraseggio scarno, essenziale del suo sax si intervalla e sovrappone con le note prodotte dal piano di McCoy Tyner creando, grazie anche alla sezione ritmica formata dal solido basso di Jimmy Garrison e le percussioni magiche di Elvin Jones, un impianto armonico trascinante. Le bacchette del batterista sono come le zampe di una pantera che nell’attesa di trovare una preda si muove circospetta nella giungla; martellano le pelli dei tamburi con impeto e delicatezza.

È l’Africa selvaggia che ulula dalle poche, straziate, eccezionali note del sax di John Coltrane e dalla batteria ipnotica di Elvin Jones. A Love Supreme tocca vertici emotivi inarrivabili. Anche se schifosamente retorici, non ci sono altri termini per descrivere a parole, con un minimo di senso, ciò che si prova nell’ascolto di questo disco. Emblema e vertice dell’intera carriera del sassofonista di Hamlet (Carolina del Nord). Musica che penetra letteralmente nelle viscere. Magari ci sarebbe riuscito Jack Kerouac, anche se il suo idolo era Charlie Parker. Forse quella di Coltrane è una musica adulta, che non ha molto mercato nei licei o alle feste delle medie. Colta probabilmente, tuttavia animalesca, primitiva. Gioiosa e sofferente allo stesso tempo. John Coltrane aveva trentotto anni quando la Impulse, nel 1964, pubblicò per la prima volta A Love Supreme. Sarebbe morto il 17 luglio del 1967, due mesi prima di compierne 41, all’Huntington Hospital di Long Island, New York, per un cancro al fegato. Le donne odiavano il jazz, chissà perché.

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