Costantino Gucci
Design,  Interviste

L’intervista a Costantino Gucci fondatore di CELO.1

Costantino Gucci si racconta a Mam-e.it

Costantino Gucci, fondatore di CELO.1 insieme a Edward Ranieri, si racconta a Mam-e.it. Ha studiato a Londra, dove ha conosciuto Ranieri. I suoi progetti? Soprattutto specchi. Ci racconta la sua visione del design e in che modo è legato all’arte. Ci parla del rapporto dei suoi progetti con la luce e la natura. Senza guardare alla natura non è possibile fare arte.

Costantino Gucci
CELO.1 (Costantino Gucci, Edward Ranieri)

L’intervista a Costantino Gucci

Come nasce la collaborazione con Edward Ranieri e il progetto CELO.1? 

È nata quasi un po’ per caso. Entrambi studiavamo design al Saint Martins di Londra, entrambi avevamo un’impronta artistica, perché Edward ha studiato al liceo artistico e io ho fatto diversi corsi d’arte. Ci siamo trovati in sintonia nel modo di approcciare e sviluppare il disegno, vedevamo l’oggetto in maniera simile. Questo ha fatto sì che iniziassimo a collaborare. Quando abbiamo finito l’università abbiamo iniziato a mandare diverse application e sapevamo cosa ci piaceva fare: il design da collezione. Noi disegnavamo sia la parte esterna che quella interna dell’oggetto. Ci sono state delle piccole competizioni online ed entrambi abbiamo disegnato e progettato oggetti. Per una competizione dovevamo disegnare oggetti di arredamento, dovevano essere artistici e funzionali. Quindi dovevamo dire chi eravamo, dovevamo crearci un nome. Quindi ci siamo detti creiamo qualcosa di nostro, è nato quindi CELO. A Londra abbiamo anche lavorato per uno studio, Artefatto, che ha creduto in noi e ci ha aiutati a lanciare la nostra prima collezione. 

Ci parli del processo creativo? Quanto è automatico passare dall’idea alla sua realizzazione?

Dall’idea alla realizzazione dell’oggetto il gap sembra gigante. Quando partecipavamo alle competizioni di cui parlavo prima, realizzavamo gli oggetti digitalmente con dei software, al punto che spesso ci chiedevamo come avremmo fatto a costruirli. Spesso è difficile passare da un prodotto disegnato digitalmente a un oggetto reale. Diventa più facile quando si inizia a lavorare con gli artigiani, anche se è molto difficile trovare degli artigiani con cui ti trovi bene e con cui sai di poter arrivare al prodotto come lo hai immaginato. Noi lavoriamo con vetri e materiali che riflettono molto la luce, non tutti sanno lavorare certi materiali e hanno conoscenza di certe tecniche. Quindi il percorso che ha portato dal realizzare un oggetto digitalmente al creare è stato abbastanza lungo e non facile. 

Quanto è importante il rapporto con l’arte del passato e in che modo ha influenzato il tuo lavoro?

L’arte del passato è stata per noi molto importante, sia a livello concettuale sia a livello estetico. Ad esempio l’Impressionismo con Monet, nello specifico “La Cattedrale di Rouen” in cui studia approfonditamente un soggetto unico e immobile, ma i suoi colori cambiano a seconda del sole. Per diversi mesi ha disegnato questa Cattedrale studiando la luce delle diverse stagioni, dei diversi orari e questa alle diverse ore del giorno era colorata in maniera diversa, ad esempio in estate era arancione, d’inverno aveva un colore più freddo. Trovo molto interessante osservare un unico soggetto e ridisegnarlo più volte in base alla luce naturale perché ti fa capire che un unico oggetto può avere sempre stimoli visivi diversi. È una filosofia che cerchiamo di applicare ai nostri oggetti. Ad esempio per gli specchi noi usiamo questi pigmenti, inchiostri particolare, che cambiano molto in base alla luce naturale. Infatti più c’è luce e più cambiano colore, diventano più accesi o diminuiscono di intensità e di luce. Ci piace molto anche Elíasson per il modo in cui studia il riflesso e il sole. Ci ispiriamo a vari artisti, cercando però di distinguerci da loro. 

Viviamo nel Terzo Millennio, siamo la generazione digitale cresciuta a stretto contatto con la tecnologia. In che modo la tecnologia influenza i tuoi progetti? 

Devo dire che durante il Covid il digitale è stato la nostra salvezza, se vogliamo. Se ci fossimo trovati in questa situazione 15 anni fa sarebbe stato molto più complicato per designer o artisti far vedere e condividere i propri lavori. Lo scorso anno tutte le fiere sono state cancellate e noi avremmo dovuto presentare la nostra prima collezione. Noi eravamo molto felici di far vedere il nostro lavoro fisicamente, ma non è stato possibile, anche perché nella nostra collezione ci sono molti specchi che sono molto difficili da far vedere in foto. Ma questi eventi digitali ci hanno molto aiutati perché hanno raccontato i nostri oggetti e abbiamo avuto l’opportunità di raccontare chi siamo noi. Inoltre il numero dell’evento fisico è più limitato, a livello digitale possono partecipare più persone e questo ha fatto scoprire di più CELO. 

Ci sarà un pre e un post pandemia nel momento in cui torneremo alla normalità? Ritorneremo a una normalità pre-covid? O le innovazioni digitali e tutto quello che in questo ultimo anno e mezzo c’è stato continuerà a essere presente nel tuo lavoro?

Io penso che sarà inevitabilmente presente nel nostro lavoro perché ci ha fatto capire tante cose, anche come possa essere più veloce il mondo digitale, quindi oggi non c’è quasi veramente più bisogno di essere in un determinato posto per fare determinate cose. Posso disegnare qualsiasi cosa usando un computer in qualsiasi parte del mondo, ma quando si deve costruire qualcosa di fisico devo trovarmi in posti specifici, devo essere a contatto con l’artigiano, quindi devo essere a contatto con la realtà fisica, ma ho la sensazione che sta sempre più diminuendo. Io penso che ci approcceremo al lavoro come prima, ma non troppo. 

In che modo la natura influenza i tuoi progetti? 

La natura è forse la fonte d’ispirazione più grande. Probabilmente ci piace molto questa bellezza effimera, come può essere la luce naturale, la luce del sole che cambia durante la giornata, il rilesso della luce attraverso certi materiali ad esempio il vetro o certi metalli, il rilesso della luce attraverso certi elementi ad esempio pietre o l’acqua quando crea questo riflesso. Questi momenti ci lasciano delle sensazioni, delle emozioni particolari. Quindi cerchiamo di prendere questi momenti e di trasformarli in oggetti. 

Possiamo senz’altro affermare che la luce è una componente fondamentale nelle tue creazioni. In che modo plasmi la luce quando realizzi oggetti di design? Nelle tue opere spesso utilizzi specchi e superfici riflettenti. È un materiale che aiuta il compimento di questo processo?

Costantino Gucci
CELO.1 (Costantino Gucci, Edward Ranieri), Presence

Partiamo da diversi concetti. Ad esempio il riflesso sul mare, quella luce che abbaglia, quasi luccicante, talmente forte che riesci a vedere solo bianco, bianco puro. Abbiamo cercato di ricreare questa sensazione con uno specchio che si chiama Presence. Lavoriamo con un artigiano che ha inchiostri e pigmenti particolari, sono dei pigmenti bianchi che con la luce naturale diventano talmente accesi da sembrare lo specchio stesso una risorsa di luce, una sorgente luminosa, ma senza avere una componente elettronica. La stessa cosa vale anche per gli altri specchi, anche con l’unico tappeto della scorsa collezione. Adesso stiamo sviluppando altri tappeti, che sono sempre esplorazione di riflessi di luce. Per il nostro primo tappeto eravamo ispirati da queste strutture circolari, ispirato anche al Pantheon, aperto sopra e la la luce del sole passa e nelle diverse ore del giorno si vede il riflesso della luce che cambia posizione, forma e colore. 

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CELO.1 (Costantino Gucci, Edward Ranieri), Cerchi 0.2

Quali differenze riscontri tra il panorama italiano e quello straniero?

Penso che a livello generico di design e arte l’Italia faccia invidia a tutto il mondo. Ad esempio in Inghilterra e Olanda devo dire che c’è un approccio artistico e al design spesso leggermente più veloce che in Italia, in un certo senso più facile. Forse all’estero è più facile aprire un proprio studio. Non dico sia facile presentarsi in gallerie o che sia facile presentarsi come nuovo designer o nuovo artista, ma diciamo che all’estero un giovane che prova a creare sé stesso ha più credibilità. Quando si parla di design da collezione penso che l’Italia sia eccellente. Se si parla di arte forse in Inghilterra sono più bravi, soprattutto nell’arte contemporanea. Quindi è più facile ambire come artista in un paese straniero, invece come designer si può ambire anche in Italia, ma non perché in Italia non ci sia cultura a livello artistico, ma crediamo meno nell’arte, nei paesi anglosassoni invece non è così. Tutti vorrebbero esporre in grandi gallerie, ma ad esempio in Inghilterra ci sono tantissime gallerie, anche più piccole, che sono nuove realtà o che provano a spingere nuovi movimenti, nuovi modi di approcciare l’arte. Poi sembra che in Inghilterra ti diano sempre una soluzione, in Italia a volte è facile abbattersi. 

Per quanto riguarda il tuo rapporto col pubblico, come ti relazioni con chi guarda le tue opere, sia online che fisicamente? 

Spesso chi compra i nostri oggetti ha conoscenza artistica o architettonica, quindi magari vede l’oggetto, gli piace il concetto e ha uno stimolo particolare nei confronti di quell’oggetto. Poi c’è anche chi pensa “non so cos’è, ma lo voglio”. Io cerco sempre di non stare troppo a spiegare il concetto dei progetti, ma sto più che altro a spiegare l’effetto che dà. Voglio che sia l’individuo a percepire i suoi sentimenti e le sue emozioni, voglio che sia lui ad avere libera interpretazione. 

Com’è nata la collaborazione con le 5vie? 

Ringraziamo il mondo digitale, è un esempio di come ci abbia favoriti. Lo scorso anno abbiamo fatto alcune esposizioni digitali per diversi eventi. Abbiamo anche contattato alcune pagine Instagram che fanno design da collezione. Probabilmente 5vie ha visto i nostri oggetti in una di queste pagine e ci ha contattati via Instagram. Poi ci chiesero di mandare una presentazione dei nostri oggetti e se ci avesse fatto piacere presentare uno o più dei nostri oggetti alla Design week. Abbiamo mandato uno dei nostri specchi Inevitable future. 

Costantino Gucci
CELO.1 (Costantino Gucci, Edward Ranieri), Inevitable Future

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