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Lione danza con William Forsythe

Il corpo di ballo dell’Opéra National de Lyon ha aperto la stagione 2007/2008 con una serata interamente dedicata a William Forsythe. Dall’11 al 16 settembre, sono stati proposti al pubblico lionese Second Detail, Duo e One Flat Thing, Reproduced
Il corpo di ballo dell’Opéra National de Lyon ha aperto la stagione 2007/2008 con una serata interamente dedicata a William Forsythe. Dall’11 al 16 settembre, sono stati proposti al pubblico lionese Second Detail, Duo e One Flat Thing, Reproduced.

Le scenografie e le luci dei tre brani sono dello stesso Forsythe, mentre le musiche registrate appartengono al suo compositore di fiducia, l’olandese Thom Willems. Un ritorno a breve distanza, quello del coreografo statunitense. Nel novembre 2006, al Teatro dell’opera di Lione era stato rappresentato con successo Limb’s Theorem, un’altra creazione di Forsythe. Second Detail, creato per il Ballet National du Canada nel 1991, è un brano di ventisei minuti che appartiene al genere più emblematico dell’artista cinquantasettenne.

La scena è un ambiente grigio, al centro del quale è installato un piccolo segnale di cartone con la dicitura "the". Sette danzatori e sette danzatrici in calzamaglia pastello (i costumi sono dello stesso Forsythe e di Issey Miyaké) si alternano, si mescolano e si affrontano, aumentando gradualmente l’intensità dei movimenti da soldati-robot, formando così una "macchina umana", i cui movimenti sono scanditi dal martellare della musica per strumenti elettronici e a fiato. La danza impone agli interpreti degli sforzi visibilmente gravosi. Nel corso delle pause, il respiro dei danzatori giunge affannoso al pubblico delle prime file.

A un certo punto, gli elementi del gruppo, con l’eccezione di due danzatrici, piombano a terra. Ma la mitraglia di scatti riprende subito, e con la stessa energia di prima. L’ingresso in scena di una giovane donna in toga bianca e pieni nudi rompe l’ostinata unitarietà del contesto. La sua danza è del tutto antitetica a quella del gruppo: il suo agitarsi scomposto e selvatico, infatti, ricorda piuttosto quello degli adolescenti del Sacre di Stravinski. Duo, invece, è un brano all’insegna del minimalismo spinto fino all’estremo. Ideato per il Ballet Frankfurt nel 1996, prevede solo una coppia di danzatrici, per una durata di tredici minuti. La scena, non è altro che il palcoscenico grezzo del teatro lionese, un edificio ottocentesco profondamente ristrutturato nel 1993 dall’architetto Jean Nouvel all’insegna del nero dominante. Le interpreti Maité Cebrian Abad e Dorothée Delabie indossano una calzamaglia con la parte di sopra trasparente (i costumi sono dello stesso Forsythe). La musica per pianoforte è scabra, al limite dell’inconsistenza. Qui tutto è ridotto all’essenziale, e le due danzatrici si abbandonano a un incessante gioco di specchi. Ma il piatto forte della serata è stato senz’altro One Flat Thing, Reproduced, una creazione per il Balletto di Francoforte del 2000. Anche qui la scena è nuda, ma il palcoscenico è invaso da tavoli di metallo simili a quelli per il ping-pong. Gi otto danzatori e le sei danzatrici sono in pantaloni e canottiera (i costumi sono di Stephen Galloway).

Come biglie impazzite, con movimenti bruschi ora s’installano sopra le piattaforme metalliche, ora vi s’infilano sotto, ora s’intrufolano tra un tavolo e l’altro. La velocità è frenetica, la fatica è intensa, e nel corso dei diciassette minuti del brano il sudore cola a fiotti. La musica elettronica, inesorabile, assomiglia al rumore di grossi massi di pietra fatti rotolare. E stavolta il pubblico lionese, che pochi minuti prima non aveva accolto l’algido Duo con particolare entusiasmo, si è lasciato andare ad applausi scroscianti.

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