Lubo
Cinema,  Spettacolo

LUBO: recensione al film di Giorgio Diritti

Mam-e ha visto in anteprima il nuovo film di Giorgio Diritti, da oggi al cinema.

Lubo: Giorgio Diritti al cinema

Il regista bolognese Giorgio Diritti, dopo l’ultimo lungometraggio “Volevo nascondermi” con protagonista Elio Germano nei panni del pittore Antonio Ligabue, torna al cinema con “Lubo“, questa volta con un cast internazionale capitanato da Franz Rogowski (Freaks Out, Passages).

Basato sul romanzo “Il seminatore” di Mario Cavatore, Lubo è stato presentato all’ultima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e distribuito in Italia da 01 Distribution, il film si concentra sulla vicenda del popolo nomade degli Jenisch nella Svizzera della Seconda Guerra Mondiale e del dopoguerra.

Lubo: trailer e trama

Lubo è un nomade, un artista di strada che nel 1939 viene chiamato nell’esercito elvetico a difendere i confini nazionali dal rischio di un’invasione tedesca. Poco tempo dopo scopre che sua moglie è morta nel tentativo di impedire ai gendarmi di prendere i loro tre figli piccoli, strappati alla famiglia in quanto Jenisch, come da programma di rieducazione nazionale per i bambini di strada. Lubo sa che non avrà più pace fino a quando non avrà ritrovato i suoi figli e ottenuto giustizia per la sua storia e per quella di tutti i diversi come lui.

Lubo
Franz Rogowski e Giorgio Diritti sul set

Lubo: recensione senza spoiler

Salvati e salva il tuo popolo

Giorgio Diritti, con questo film, porta i suoi spettatori in un viaggio che si snoda attraverso le Alpi svizzere, fino a raggiungere le sponde italiane del Lago Maggiore con Verbania. Ambientazioni suggestive, le cui riprese sono state effettuate in Svizzera, Piemonte e Trento e Bolzano, e che riescono a essere rese in tutta la loro magnificenza grazie all’egregia fotografia di Benjamin Maier.

Un aspetto di questo film che colpisce è come vengono utilizzate le musiche. Infatti, nonostante il protagonista sia un artista di strada che si destreggia anche con gli strumenti musicali, la musica è quasi assente. Nelle scene più crude, regna il silenzio assoluto, che va a contrastarsi con momenti in cui Lubo riesce a ritrovare questa vena, la quale non sempre indica una gioia ritrovata, anzi, molto spesso è proprio il contrario.

Lubo
Una scena del film

Una musica che si trova solo quasi quando ci sono i bambini di mezzo, i figli che Lubo di riportare con sé nonostante le prove esigue che ha ottenuto sulla loro possibile ubicazione, ma anche dei piccoli che si trovano nei collegi e in quelli con cui instaurerà un rapporto padre-figlio.

Un aspetto che va a braccetto anche con l’uso degli interni e degli esterni. Proprio questi vanno a demarcare la presenza-assenza dei bambini nella vita di Lubo; infatti, se inizialmente gli esterni dominano lo schermo, quando gli vengono portati via i figli sono gli interni, le stanze, le macchine, che prevalgono.

I temi portanti di questo film non sono tanto la Seconda Guerra Mondiale e la questione ebraica, le quali si presentano più come un pretesto di avvio alla storia, quanto quello legato all’educazione dei bambini.

Io credo nel valore assoluto dell’educazione

La migliore educazione è amare

Lubo
I figli del protagonista in una scena del film

La narrazione si concentra sulla storia vera della Pro Juventute, la fondazione svizzera creata per sostenere esigenze e diritti dei bambini svizzeri, dal 1926 al 1973 ha portato avanti il programma Kinder der Landstrasse. Si trattava di un programma volto ad allontanare forzosamente i figli degli Jenisch (gruppo a cui appartiene Lubo) dalle loro famiglie, con lo scopo di dargli una “educazione migliore”.

Importante è, quindi, all’interno del film il discorso sui genitori inadatti e sull’importanza dell’educazione, che va a collegarsi anche a uno sul non lasciare riprodurre i genitori Jenisch, ma di sterilizzarli, in quanto, appunto, inadatti secondo la Pro Juventute. Il programma Kinder der Landstrasse è stato realizzato nell’ambito dell’eugenetica e i figli degli Jenisch sono stati presi come cavie per sperimentare a livello psichiatrico questa teoria, vicina all’ideologia nazista.

Lubo
Franz Rogowski in una scena del film

Questo è, quindi, la questione che fa da sfondo a tutto il film. Lubo, nella ricerca dei propri figli, scopre che il suo non è un caso isolato e continuerà le indagini, nonostante il passare degli anni e le vicende successive che si sono intersecate nella sua vita.

Lubo è un film semplice, ma non scontato, che con le sue quasi tre ore di lunghezza riesce a mostrare la vita di un uomo e la sua sofferenza, ma senza mai farlo pesare.

Voto: 4/5 stelle

Lubo
La ronda dei carcerati (Vincent van Gogh, 1890)

Conclusioni, Lubo arriva nei cinema il 9 novembre

Leggi anche:

Netflix: le novità di novembre 2023

Prime Video: le novità di novembre 2023

Disney+: le novità di novembre 2023

Vuoi ricevere Mam-e direttamente nella tua casella di posta? Iscriviti alla Newsletter, ti manderemo un’email a settimana con il meglio del nostro Magazine.

CLICCA QUI PER SAPERNE DI PIÙ!