Dizionario Arte

Masaccio

Masaccio. Pittore fiorentino. Nonostante la brevità della vita (morì tra i 26 e i 27 anni) provocò una vera rivoluzione nella pittura ed è ritenuto, accanto ai suoi amici *Alberti, Brunelleschi e Donatello, uno dei padri fondatori del rinascimento. Il soprannome gli fu dato, a detta di Vasari, perché era così profondamente assorto nell’arte che “non intendeva prestare alcun tempo alle vicende del mondo, tanto meno al modo di vestire”.

Masaccio divenne membro della corporazione dei pittori a Firenze nel 1422, ma non si sa a del suo percorso; la teoria che sia stato allievo di Masolino, e successivamente suo collaboratore, ora è accantonata. Il primo lavoro a lui attribuito è il trittico di San Giovenale (1422, San Pietro, Cascia di Reggello) che, nonostante una qualche rozzezza, rivela un vigore del tutto personale nel rigetto dell’eleganza *gotica e nella concentrazione sul peso e la massa delle figure.

Invece di imparare dai pittori contemporanei

Invece di imparare dai pittori contemporanei, Masaccio si ispirava a Giotto, riprendendone la solennità dei sentimenti e la grandiosità della forma; ma mentre Giotto collocava le figure nello spazio in modo intuitivo, Masaccio affrontò e risolse il problema di creare un senso completamente coerente e armonico delle tre dimensioni su una superficie bidimensionale, ponendo così il suo lavoro alle “fondamenta dell’arte europea” (con le parole di Kenneth Clark).

I suoi straordinari risultati erano basati sulla maestria nel campo della nuova scienza della prospettiva e sull’uso di un’unica e coerente fonte luminosa per definire la struttura dei corpi e dei drappeggi.

Tra i contemporanei egli era artisticamente

Tra i contemporanei egli era artisticamente molto vicino a Donatello: entrambi si preoccupavano poco delle apparenze superficiali e dei dettagli isolati e tenevano piuttosto alla costruzione sottostante la rappresentazione degli oggetti, ed entrambi eccellevano nella descrizione potente e immediata delle emozioni.

Masaccio lasciò ai posteri tre grandi opere nelle quali aveva enunciato i suoi principi innovativi: un polittico (1426) per la chiesa del Carmelo a Pisa (il pannello centrale è conservato presso la National Gallery di Londra, e gli altri dieci rimasti, probabilmente la metà del totale originario, sono presso la Gemäldgalerie di Berlino, il Getty Museum di Los Angeles, il Museo di Capodimonte di Napoli e il Museo Nazionale di Pisa); un ciclo di affreschi, realizzati in collaborazione con Masolino, sulla vita di san Pietro (con scene aggiuntive della Tentazione di Adamo ed Eva e dell’Espulsione dal Paradiso) presso la Cappella Brancacci di Santa Maria del Carmine a Firenze (1425-28); e un affresco della Trinità in Santa Maria Novella a Firenze (1428).

Masaccio si trasferì a Roma nel 1428

Masaccio si trasferì a Roma nel 1428, lasciando incompleti gli affreschi della Cappella Brancacci, e morì così all’improvviso che Vasari riportò la voce, raccolta da alcuni, che fosse stato avvelenato.

Vasari aggiunge che in vita Masaccio si costruì solo una modesta reputazione, ed è vero che molti fiorentini suoi contemporanei restarono indifferenti davanti alla sua novità, ma è altrettanto vero che egli fu fonte di grande ispirazione per i maestri ‘progressisti’ della generazione successiva (Beato Angelico, Filippo *Lippi, Piero della Francesca); ancora Vasari registra un gruppo di artisti maggiori, compresi Leonardo, Michelangelo e Raffaello, che studiarono il suo lavoro con attenzione e profitto.

Il fratello minore di Masaccio, Giovanni di Ser Giovanni (1406-1486), fu anch’egli pittore, conosciuto con il soprannome ‘lo Scheggia’; questo potrebbe essere stato collegato alla sua figura longilinea o a un legame con la falegnameria (il nonno fabbricava scatole di legno e molto del suo stesso lavoro consisteva nella decorazione di oggetti come *cassoni e *deschi da parto).

Nascita:  San Giovanni Valdarno 1401; Morte: Roma 1428

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