Giulia Cecchettin
Attualità

Processo per femminicidio Giulia Cecchettin: la seconda udienza di Turetta in tribunale

Questa mattina, venerdì 25 ottobre 2024, Filippo Turetta si è presentato nell’aula della Corte d’Assise di Venezia, in quanto imputato nel processo per femminicidio dell’ex fidanzata, Giulia Cecchettin.

Si tratta della sua prima uscita dal carcere di Verona, in cui si ritrova dall’arresto dello scorso 19 novembre 2023, avvenuto in Germania. Trasportato a bordo di un furgone e scortato dalla polizia penintenziaria, arriva in tribunale a Venezia, dove viene chiamato a ricostruire la relazione con la giovane Giulia Cecchettin e le dinamiche dell’omicidio.

Giulia Cecchettin
Turetta in tribunale per la seconda udienza del processo per femminicidio di Giulia Cecchettin

Turetta porta con sé una cartellina, e il legale difensore Giovanni Caruso a questo proposito anticipa:

“Filippo depositerà uno scritto di circa 40 pagine in cui a mente fredda cerca di ricostruisce punto per punto i suoi ricordi e di aggiungere o integrare quanto detto durante i lunghi interrogatori.”

Tra i presenti in aula c’è Gino Cecchettin, padre di Giulia, manca invece la sorella, Elena Cecchettin, che aveva annunciato la sua assenza tramite canali social, dichiarando di essere reduce da circa un anno di incubi e stato mentale turbato.

“Oggi e lunedì 28 ottobre non sarò presente in aula. Non per disinteresse, ma per prendermi cura di me stessa. Sono più di 11 mesi che continuo ad avere incubi, 11 mesi che il mio sonno è inesistente o irrequieto. La mia salute mentale e soprattutto quella fisica ne hanno risentito. Ho perso il conto delle visite mediche che ho dovuto fare nell’ultimo anno”

Elena, stremata dal dolore della perdita della sorella, seguirà il tutto a distanza, non presenziando in aula.

“Seguirò a distanza anche tramite i miei legali, tuttavia non parteciperò.”

Gino Cecchettin
Gino Cecchettin, oggi in tribunale per il processo per femminicidio di sua figlia Giulia

Turetta ammette la premeditazione nell’omicidio Cecchettin

L’interrogatorio comincia con Filippo Turetta che dà risposte brevi, mantiene lo sguardo basso e soprattutto non nomina mai il nome di Giulia Cecchettin. Ammette l’accaduto pronunciando dichiarazioni quali “l’ho uccisa” e “ho nascosto il corpo”, omettendo sempre il riferimento alla vittima.

Il pm Andrea Petroni formula domande quanto più chiare e dirette possibile, nella speranza di ottenere da Turetta delle risposte certe, ciononostante, l’imputato balbetta, tentenna e dichiara di non ricordare diversi aspetti, anche di fronte all’evidenza di immagini.

Filippo Turetta prova a ricostruire le narrazioni ma appare confuso, incerto, porta avanti dei discorsi che non sempre seguono un filo logico. Ad osservarlo costantemente, l’avvocato difensore Caruso.

Nonostante le difficoltà nel raccontare l’avvenuto, Turetta ammette “una serie di bugie” pronunciate nel primo interrogatorio con il pm Petroni. Dando conferma quindi della premeditazione avvenuta. Nel dettaglio menziona una “lista delle cose da fare”, stilata nei giorni precedenti all’omicidio, chiaramente già con l’intenzione di commetterlo.

Riguardo la lista dichiara:

“Pensando al fatto che fosse un bruttissimo periodo, ho iniziato a scrivere questa lista per sfogarmi, questa cosa mi tranquillizzava. In un certo senso pensavo che le cose potessero cambiare”.

Tra queste, attività quali: prelevare contanti dal bancomat; capire come evitare che l’auto venisse rintracciata durante la fuga e far perdere ogni traccia di sé stesso.

Queste ammissioni dimostrano la non verdicità delle affermazioni del primo interrogatorio.

Durante quest’ultimo, aveva giustificato l’acquisto dello scotch con la scusa di dover appendere dei manifesti, e dei coltelli poiché necessari per il suicidio che pensava di realizzare.

In realtà, questi oggetti servivano chiaramente per legare e uccidere l’ex fidanzata Giulia, i due coltelli in particolare gli avrebbe dato maggiore sicurezza di portare a termine l’omicidio.

Sull’acquisto di altro materiale continua a risultare titubante:

“Perché ho comprato un badile? Non so, non mi ricordo tanto, potrebbe essere per occultare il corpo”.

Una serie di atti preparatori, supportano l’intera vicenda.

La seconda udienza per l’omicidio di Giulia Cecchettin continua con Turetta che ammette:

“Ho pensato di rapirla, e anche di toglierle la vita, ero confuso, io volevo stare ancora assieme a lei.”

Aggiungendo poi:

“Ero arrabbiato, era un bruttissimo periodo, volevo tornare assieme a lei e per quello ho ipotizzato questo piano per quella sera.”

Una volta confermata la premeditazione, il pm ha chiesto quando avesse iniziato a studiare le sue mosse. La risposta di Turetta è stata:

“Ho iniziato a farlo il 7 novembre, avevo tanti pensieri sbagliati.”

La memoria di 40 pagine, depositata oggi in tribunale da Turetta, dovrebbe coincidere con la ricostruzione ordinata di tutta la vicenda, lo stesso imputato dichiara di aver cominciato a lavorare a questa tra febbraio e marzo, di aver continuato durante tutta l’estate, rileggendola e sistemandola volta per volta. La memoria viene scritta per integrare e ricostruire i propri ricordi, andando anche oltre ciò che dichiara durante gli interrogatori.

Giulia Cecchettin
Ammissione della premeditazione nell’omicidio Cecchettin da parte di Turetta

La ricostruzione dell’omicidio

Riguardo quanto accaduto proprio l’11 novembre del 2023, giorno della morte della ragazza di Vigonovo, Turetta tenta di ricostruire le dinamiche dell’omicidio, con esitazioni e dubbi.

“Forse l’avevo colpita in auto, su una coscia, non ricordo, poi non so se è caduta o l’ho fatta cadere a terra. Lei urlava e l’ho colpita ancora.”

Alle domande relative al cellulare di Giulia risponde dicendo:

 “In macchina avevo preso il suo cellulare per allontanarlo da lei, per spegnerlo insomma. Poi, dopo Fossò, l’ho buttato dal finestrino, assieme al coltello, mi pare in un fossato, un piccolo canale che circonda un terreno, ma non ricordo con precisione dove. Stavo guidando e non ricordo bene, ho gettato questi due oggetti, in un fossato, mentre ero su una strada secondaria.”

Sempre evitando di pronunciare il nome della vittima di femminicidio, ne ricostruisce le fasi finali:

“Volevo colpirla al collo per non farla soffrire, lei alzava le mani per difendersi, e allora ho tentato di colpirla più velocemente possibile da altre parti.”

Un ulteriore particolare emerso dall’udienza rivela una lite avvenuta a pochi giorni di distanza dall’omicidio, in una gelateria di Padova, dove Filippo aveva dato uno schiaffo sulla coscia a Giulia perché incolpato da quest’ultima di essere troppo assillante nei suoi confronti.

Pochi giorni dopo, l’incubo.

Conclusione: Filippo Turetta in tribunale per la seconda udienza del processo per femminicidio di Giulia Cecchettin. L’ammissione della premeditazione nell’omicidio Cecchettin e la memoria di 40 pagine per ricostruirne la vicenda.

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