tombe reali
Storia

Profanazione delle tombe reali della basilica di Saint-Denis del 1793

La profanazione delle tombe reali della basilica di Saint-Denis è un episodio della Rivoluzione francese nel corso del quale le tombe della dei re di Francia vennero aperte e distrutte, i corpi profanati. Il simbolismo associato a questo avvenimento fu uno di quelli che maggiormente marcarono il periodo rivoluzionario.

Contesto storico

Con la caduta della monarchia avvenuta il 10 agosto 1792, il governo provvisorio diede ordine di fondere tutti i monumenti di bronzo, oro, argento o metalli vari per sostenere la lotta dei patrioti. Per questo scopo, già in quell’anno quarantasette tombe della basilica vennero smontate, tra cui quella di Carlo VIII che era composta di statue di bronzo dorato e smaltato.

Alcune di queste invece vennero preservate su richiesta della Commissione delle Belle Arti della Convenzione Nazionale. Fu questa stessa commissione a ordinare nel 1793 la distruzione delle insegne di feudalità e le tombe dei nobili o dei reali da tutti gli edifici appartenenti ora alla Repubblica.

Della sorte delle tombe e dei corpi reali di Saint-Denis si occupò il regime del Terrore durante una riunione del 31 luglio 1793 quando la Convenzione Nazionale, guidata da Barère, per festeggiare il primo anniversario della presa delle Tuileries del 10 agosto 1792, decise di disperdere le “ceneri degli impuri tiranni” e di recuperarne le bare.

La Convenzione Nazionale, ascoltata la relazione del Comitato di salute pubblica, emise un decreto datato 1 agosto 1793 che riportava esplicitamente:

«Le tombe ed i mausolei dei precedenti sovrani, presenti nella chiesa di Saint-Denis, nei tempi ed in altri luoghi, saranno distrutte in tutto il territorio della Repubblica per celebrare il prossimo 10 agosto.»

Dom Germain Poirier, benedettino della Congregazione di San Mauro, venne nominato commissario incaricato di assistere all’estumulazione, mentre Meigné venne nominato commissario supervisore dei lavori.

Furono in tutto 51 i monumenti tra le sepolture, statue, colonne, vetrate, ecc. ad essere smontate o distrutte (solo una parte di queste si salvò per interessamento della commissione delle Belle Arti che le fece trasferire al Musée national des Monuments Français).

Testimonianze

Dom Poirier, ultimo priore sotto il regno di Francia dell’amministrazione della basilica, fu il testimone oculare principale dell’estumulazione e della profanazione delle tombe reali.

Egli rimase nella basilica ininterrottamente giorno e notte dal 12 al 25 ottobre, scrivendo diversi rapporti di sintesi per la Commissione Nazionale dei Monumenti e nel 1796 pubblicò un resoconto dettagliato dal titolo Relazione sulla riesumazione dei corpi reali a Saint-Denis nel 1793, un rapporto poi ripreso e completato dal custode dell’abbazia di Saint-Denis, Dom Druon.

Altre testimonianze scritte furono quelle del futuro curatore del patrimonio nazionale Alexandre Lenoir, altro testimone oculare, e di Georges Heylli che nel 1872 riprese sostanzialmente le testimonianze trascritte da Druon.

Dom Poirier ammise di non aver potuto recuperare il corpo di alcuni personaggi come il cardinale de Retz (morto nel 1679) o di Alfonso di Brienne

. Una volta aperti certi monumenti funerari, infatti, in particolare quelli in pietra, molti corpi vennero trovati in un tale stato di putrefazione o addirittura ridotti in polvere da non poter essere ricomposti (tra questi vi era anche quello di Luigi XV che non era stato imbalsamato per via del vaiolo che lo aveva portato alla morte o quello di Luigi XIV che appariva “nero come l’inchiostro”).

Curiosamente, il corpo di Enrico IV si trovava invece in buono stato di conservazione e venne esposto ai curiosi, in piedi, per due giorni, nella basilica. Altri corpi vennero invece mutilati dai rivoluzionari con l’intento di trarne unghie, capelli, denti o ossa per tenerli come feticci di conquista o per rivenderli.

I corpi di più di 170 persone (46 re, 32 regine, 63 principi del sangue, 10 servi del regno e due dozzine di abati di Saint-Denis) vennero gettati in due fosse comuni (dei pozzi quadrati chiamati Valois e Bourbon scavati nei pressi dell’abbazia, nel cimitero dei monaci a nord del tempio, divisi appunto per dinastie: uno che raccogliesse le spoglie dei Valois e l’altro dei Borboni).

Fu durante la seconda ondata di profanazioni nell’ottobre del 1793 che vennero effettivamente eseguite le prime estumulazioni ufficiali con lavoratori professionisti accompagnati da “commissari per la riesumazione”, nonché un commissario orafo e da un commissario alle armi.

La cripta dei Borboni ospitava 54 bare che vennero poste su cavalletti di ferro e lì smontate. L’aria venne purificata all’interno con aceto e ginepro di modo da ridurre gli odori sgradevoli. Don Poirier fece una relazione dettagliata di tutte le estumulazioni, ma di seguito verranno elencate solo quelle relative ai personaggi principali dei Borbone e dei Valois:

La restaurazione delle tombe reali

Sotto la seconda restaurazione di Luigi XVIII, il 21 gennaio 1817 , il sovrano diede ordine di recuperare i resti dei suoi predecessori.

Di questo venne incaricato il marmista Françoise Joseph Scallier il quale, dopo un’intera settimana di ricerche, riuscì a trovare il luogo di sepoltura dei reali.

I resti ritrovati vennero assemblati in qualche maniera e vennero riposti in un ossario nella cripta della basilica, in una dozzina di bare di piombo sigillate da lastre di marmo, con incisi i nomi dei monarchi.

Il re aveva già fatto ricercare anche i resti del fratello Luigi XVI e della cognata Maria Antonietta che sapeva essere stati sepolti al Cimitero della Madeleine, che aveva trovato e fatto riseppellire a Saint-Denis con una grandiosa cerimonia funebre tenutasi il 21 gennaio del 1815.

Secondo il costume dell’epoca, alcuni di questi corpi erano stati privati di alcuni organi per l’imbalsamazione dopo la loro morte e questi erano stati conservati separatamente altrove. Luigi XVIII diede ordine che i resti venissero tutti ricollocati nella nuova cripta dei Borbone all’interno della basilica.

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