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PSICOSI CORONAVIRUS: NOTIZIE DAL FRONTE SETTENTRIONALE

A Milano e in Lombardia (o forse in tutta Italia) dilaga la psicosi da coronavirus. 219 casi confermati secondo laRepubblica

A Milano dilaga la psicosi da coronavirus. L’aria che si respira è di uno strano sospetto: sembra di notare meno traffico, o forse è psicosi; i mezzi pubblici sono meno carichi del solito, o forse è psicosi; la gente si tiene a distanta con lo sguardo, o forse è solo psicosi.

I supermercati vendono, vendono tutto: impossibile trovare gel disinfettante (online si raggiungono prezzi spropositati, anche di 50 volte superiori al costo pre-allarme) e i beni di prima necessità sono presi d’assalto. Nei supermercati a Milano molti scaffali sono vuoti: la gente parla poco e compra tutto per due, tre, quattro volte il normale.

Psicosi Coronavirus

Come sappiamo sono state emanate diverse ordinanze di carattere cautelativo, per isolare le zone in cui si sono registrati casi di contagio. Annullati eventi pubblici per evitare la diffusione, chiusi musei, sospese le attività didattiche nelle scuole.

A risentirne dunque, quegli spazi fondamentali di socialità che costituiscono i centri del fare comunità. Anche per questo, la psicosi coronavirus dilaga. E se la psicosi dilaga, dilagano anche gli antipsicotici: le mascherine di carta, le mascherine monouso comprate a prezzi folli su internet, i gel disinfettanti, le sciarpe alte a coprire naso e bocca. L’effettiva utilità medica? Non a noi dirlo. A livello mentale, però, funzionano da schermo rassicurante e da ansiogeno allo stesso tempo. Questo infatti è il rischio dell’esagerazione: sfilacciare la comunità, cedere a comportamenti irrazionali. Di certo chi scrive non ha aiutato, anzi. Di certo i nostri mezzi di comunicazione, giornali e tv, non hanno aiutato. Anzi.

Va a blocchi tematici l’informazione italiana, questo lo abbiamo sempre saputo. Il virus, però, questa volta ha sbaragliato davvero tutto. Non sembra esserci più nulla sotto il sole di cui valga la pena parlare. E a Milano oggi è lunedì, e il sole c’è; ma sotto il sole, per strada, non c’è quasi nessuno.

La comunicazione e i media

Alcuni giornalisti hanno denunciato il diffondersi in diverse zone d’Italia di ordinanze di controllo nei confronti di cittadini provenienti da Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna soprattutto. Alcuni hanno stigmatizzato queste misure, considerandole discriminatorie. Gli stessi magari, che per un mese hanno costantemente catalizzato l’attenzione sul virus, esagerato ed esasperato i titoli, i servizi, i toni, il sensazionalismo, cotribuendo alla psicosi che ora s’avverte.

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Un supermercato a Milano

Questa ad esempio l’ordinanza del Presidente della Regione Basilicata Vito Bardi: “Tutti i cittadini che rientrano in Basilicata provenienti dal Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Liguria o che vi abbiano soggiornato negli ultimi 14 giorni dovranno rimanere in quarantena presso il proprio domicilio per 14 giorni, comunicando la propria presenza ai competenti servizi di sanità pubblica”.

Le misure cautelative sono infatti misure necessarie. Vero è anche, però, che la paura e il sospetto potrebbero portare a reazioni scomposte e irrazionali. Il problema tuttavia non è l’ordinanza che tiene l’ordine, ma chi ha fomentato il disordine. Il caso Basilicata di cui abbiamo riportato l’esempio non è il solo. La prima regione ad adottare misure in questo senso è stata la Puglia, invitando i suoi cittadini rientranti a segnalarsi alle autorità mediche. Motivo principale?

Psicosi coronavirus e la diaspora dei fuorisede

Da quando il 22 febbraio è arrivata la notizia, è iniziata la migrazione. La Conferenza dei Rettori lombardi ha deciso di sospendere le attività didattiche dal 24 al 29 febbraio a scopo precauzionale. Sulla stessa linea Piemonte e Emilia Romagna.

Ora, “chiudere” un’università non è come chiudere una scuola. Gli studenti universitari, infatti, hanno un tasso di mobilità molto più alto. Oltretutto Lombardia, Piemonte e Emilia Romagna raccolgono studenti da tutte le parti d’Italia. Aver proclamato la sospensione, senza discutere questo punto e dare indicazioni è stata una grave disattenzione. Del resto però la popolazione degli studenti fuorisede di solito catalizza i discorsi dei social network, ma non quelli dei banchi di governo.

La sospensione dell’attività didattica infatti è una misura sacrosanta a tutela della salute pubblica. Tuttavia in periodi di psicosi, il calmante può diventare ansiogeno. E se di norma uno studente fuorisede torna a casa nei periodi in cui l’attività didattica è sospesa, cosa farà in un periodo in cui la psicosi da vicinanza alla “zona rossa” prende piede e l’Università chiude?

Tornerà a casa.

Ed ecco che sento storie di genitori venuti in macchina a riprendersi i figli, di treni esauriti nel giro di poche ore, di posti in aereo che diminuiscono col passare dei secondi, di biglietti fatti in fretta e furia.

Ma non è forse la mobilità dalle zone a rischio a favorire la diffusione?

Qualche numero

Per dare un’idea del fenomeno, al Politecnico di Milano nell’anno accademico 2018-19 risultavano iscritti in totale 45.304 studenti. Spulciando le singole classi di laurea, si apprende che di questi circa 1/3 proviene da altre regioni d’Italia. Partiranno tutti? Non credo, però la proporzione è chiara. Importante, se si considera anche l’ammontare totale della popolazione studentesca in queste aree del paese.

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Sempre nel 18-19, ad esempio, l’Università Cattolica contava 34.953 iscritti nelle sedi padane (Milano, Piacenza, Cremona, Brescia). L’Università Bicocca si attesta sui trentamila, circa il doppio la Statale di Milano.

Poi si contino le università minori, le università non milanesi (che comunque registrano numeri di molto inferiori, anche di fuorisede), quelle piemontesi e quelle emiliane (Torino e Bologna su tutte).

È strano dunque che arrivino restrizioni, e richieste di controlli da molte parti d’Italia? Per nulla.

Intanto a Milano oggi c’è il sole, ma non è per niente una bella giornata.

I dati sugli studenti dell’Università Bicocca

I dati sugli studenti dell’Università Statale di Milano

La mappa del contagio di Repubblica

 

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