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Strage di Ustica 27 giugno, la verità Giuliano Amato, Macron chieda scusa

Strage di Ustica, la verità di Giuliano Amato,Macron chieda scusa

L’ex premier: “Era scattato un piano per colpire l’aereo sul quale volava Gheddafi, ma il leader libico sfuggì alla trappola perché avvertito da Craxi”. “Adesso l’Eliseo può lavare l’onta che pesa su Parigi”

Dopo quarant’anni le vittime innocenti di Ustica non hanno avuto giustizia. Perché continuare a nascondere la verità? È arrivato il momento di gettare luce su un terribile segreto di Stato- o meglio – un segreto di Stati. Potrebbe farlo il presidente francese Macron, anche anagraficamente molto lontano da quella tragedia. E potrebbe farlo la Nato, che in tutti questi anni ha tenacemente occultato ciò che accadde nei cieli italiani. Chi sa ora parli: avrebbe grandi meriti verso le famiglie delle vittime e verso la Storia».

Dopo quarant’anni le vittime innocenti di Ustica non hanno avuto giustizia. Perché continuare a nascondere la verità? È arrivato il momento di gettare luce su un terribile segreto di Stato- o meglio – un segreto di Stati. Potrebbe farlo il presidente francese Macron, anche anagraficamente molto lontano da quella tragedia.

E potrebbe farlo la Nato

E potrebbe farlo la Nato, che in tutti questi anni ha tenacemente occultato ciò che accadde nei cieli italiani. Chi sa ora parli: avrebbe grandi meriti verso le famiglie delle vittime e verso la Storia».

In una lunga vicenda segnata da opacità, depistaggi e silenzi omertosi, Giuliano Amato ha rappresentato quella parte dello Stato che più s’è adoperata per arrivare a una verità giudiziaria e storica sull’abbattimento del Dc9 dell’Itavia il 27 giugno del 1980. Un traguardo ora lumeggiato dall’inchiesta bis della Procura di Roma, con nuove prove a carico dell’aeronautica francese.

Protagonista della politica nazionale nel ventennio delle indagini su Ustica, testimone di passaggi delicati, ora Amato ci affida la sua ricostruzione di quel tragico incidente, dei tentativi di depistaggio, delle omissioni di politici e militari, nella speranza che possa favorire un nuovo esame di coscienza, in Italia e nel mondo.

Ustica Mam-e. it raccontava nel 2001:

Un nuovo film sulla strage più misteriosa e ancora impunita della storia d’ItaliaRoma, 29 giugno – «La storia del mio film comincia dal ritrovamento, nei fondali del golfo di Gaeta, della carcassa di un Phantom, un jet militare americano, che getta nuova luce sulla strage di 81 passeggeri del Dc9 precipitato nel mare di Ustica il 27 giugno di ventuno anni fa. Si riapre un ventaglio di ipotesi e di domande a dir poco inquietanti».

Il regista Romano Scavolini per realizzare Ustica , sottotitolo Una spina nel cuore (espressione utilizzata nel 1982 dall’allora democristiano Francesco Cossiga), prodotto da Massimo Forges Davanzati, ha impiegato oltre due anni di lavoro, spesi in gran parte nell’attività di ricerca e documentazione riassunta nel lungo elenco di libri e di siti on line affidato ai titoli di coda.

Sull’ennesimo mistero d’Italia sono state scritte oltre due milioni di pagine

«Sull’ennesimo mistero d’Italia sono state scritte oltre due milioni di pagine, comprese quelle del giudice Priore che ha indagato senza pervenire ad alcun risultato utile – ricorda il regista – Ho scelto un percorso individuale, senza cercare padrini a destra o a sinistra, convinto che la riflessione sulla strage di Ustica possa svolgersi indipendentemente da qualsiasi forma aggregativa o associazionistica».

Le conclusioni a cui giunge il film-inchiesta di Scavolini, realizzato in digitale, non sono nuove, stampa e televisione in passato hanno avanzato la stessa tesi: il Dc9 dell’Itavia quella sera fu colpito per errore da un missile, trovandosi nel mezzo di un duello tra jet militari di varie nazionalità.

Un missile forse indirizzato all’aereo del leader libico Gheddafi

Un missile forse indirizzato all’aereo del leader libico Gheddafi, o del terrorista Abu Abbas, o a un velivolo carico di uranio impoverito destinato all’Iraq.
Se condivisibili sono le ipotesi messe in campo dal regista, mosso da una tensione democratica e morale che ha il sapore e il segno di quella controinformazione tipica degli anni Settanta, non altrettanto si può dire dell’esito artistico.

Ustica ha un impianto narrativo debole dal finale precipitoso, con quell’improbabile confronto tra il personaggio misterioso a capo di una struttura ultrasegreta, un’organizzazione parallela dello Stato, e il giovane intraprendente giornalista e un finale precipitoso.

la struttura Gladio, gli attentati a Falcone e a Borsellino, il ruolo dei reparti speciali del Sismi, gli attentati di Milano, Firenze e Roma del 1993.

La strage di Ustica rappresenta per l’autore l’ultimo anello di una catena che collega tra loro «il piano di rinascita» ideato dalle logge massoniche, la struttura Gladio, gli attentati a Falcone e a Borsellino, il ruolo dei reparti speciali del Sismi, gli attentati di Milano, Firenze e Roma del 1993.
«La vicenda ha radici profonde e lontane nella storia italiana, radici che vanno oltre gli anni Ottanta, così da rappresentare un crocevia emblematico della condizione politica interna ed estera del nostro paese.

Il cuore del film è la storia di un paese che è stato e forse lo è ancora a sovranità limitata, limitatissima. Finché non c’è verità sui tanti misteri d’Italia, finché la società civile non possiede gli strumenti per trovare la propria verità, noi come collettività non saremo mai liberi».

Il regista Scavolini, un passato di cinema indipendente e di fotografo di guerra free-lance,

Il regista Scavolini, un passato di cinema indipendente e di fotografo di guerra free-lance, dichiara apertamente il suo interesse verso un cinema della coscienza, della riflessione interiorizzata piuttosto che a quello legato al piacere estetico del singolo, dello spettatore.
Certo c’è il precedente di un film analogo, Il muro di gomma , che dieci anni fa denunciava i silenzi e i depistaggi sulla strage di Ustica.

Ma Scavolini sottolinea che la pellicola di Marco Risi

Ma Scavolini sottolinea che la pellicola di Marco Risi è stata fatta troppo presto e sotto traccia contiene un certo autovittimismo, mostrando l’impossibilità di andare oltre. «Sostengo che questa impossibilità non c’è, non ci sono muri di gomma, esistono se noi lo vogliamo. Nell’opera di Risi prevale la sofferenza del protagonista/giornalista del Corriere della sera , nel mio film non mi riconosco in un personaggio particolare. Alcune volte sono il vecchio altre volte sono il giovane giornalista, ma domina la ricerca della verità, la comprensione del contesto politico e storico in cui avviene la strage di Ustica».

ConclusioneL’ex premier: “Era scattato un piano per colpire l’aereo sul quale volava Gheddafi, ma il leader libico sfuggì alla trappola perché avvertito da Craxi”. “Adesso l’Eliseo può lavare l’onta che pesa su Parigi”

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