The RealReal - Chanel contro il sito di resell. Alcuni prodotti venduti sul sito
Moda

THE REALREAL – CHANEL CONTRO IL SITO DI RESELL

Maison Chanel si scaglia contro The RealReal: “Quelle borse sono false”

Dopo la dichiarazione al vetriolo dell’azianda francese, i siti di resell tremano per un possibile calo di vendite. A finire sotto accusa, The RealReal, sito fondato da Julie Wainwright e che conta oltre seicento dipendenti.

Sebbene sul sito si legga chiaramente che l’azienda garantisce l’autenticità dei prodotti in vetrina sul sito, Chanel ha avuto da obiettare sulle borse vendute second hand.

Dietro la macchina milionaria di The RealReal, infatti, ci sarebbero cinquanta addetti all’autenticazione della merce. Il tutto documentato sul sito dell’e-commerce attraverso la scheda di ogni singolo delegato alla mansione destinata.

The RealReal - Chanel contro il sito di resell. Shopper The RealReal
Le shopper The RealReal

Per la Maison francese è prioritario stanare i probabili furbetti del fake.

The RealReal non è un rivenditore autorizzato dei prodotti Chanel e ha fatto di tutto per creare l’impressione sul mercato che abbia una partnership con Chanel”. Questo è quanto riporta WWD che ha raccolto lo sfogo di una portavoce del marchio. “La formazione e la conoscenza necessaria all’autenticazione dei veri prodotti Chanel possono risiedere solo all’interno di Chanel. Quando questo rivenditore lascia che i suoi clienti credono che i suoi presunti esperti possano autenticare prodotti del marchio, li sta ingannando“, ha concluso.

Tale affermazione è stata prontamente avvalorata dal confronto dei numeri di serie su alcune borse che non sarebbero stati mai emessi da Chanel.

Già in passato, va sottolineato, The RealReal aveva spacciato un abito Tibi per Prada. Il presunto imbroglio – vogliamo credere nella buona fede degli addetti ai lavori – era stato svelato da diet_prada con le conseguenti scuse alla cliente raggirata.

La reazione di The RealReal.

L’e-commerce americano non arretra di fronte alle accuse pesanti della griffe francese e risponde senza riserve: “Uno sforzo preoccupante per impedire ai consumatori di vendere i loro prodotti usati autentici e impedire ai clienti di acquistare questi prodotti a prezzi ribassati”.

Sul web, infatti, fioriscono i siti che vendono prodotti di lusso di seconda mano. Queste realtà di fatti stanno minando il sempre più fragile mercato di alta gamma che affanna dinanzi ad una crisi planetaria.

Che la reazione di Chanel sia un colpo in difesa per mancati ricavi che derivano proprio da queste nuove realtà commerciali?

 

 

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