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Tim: l’amministratore delegato Gubitosi e quel misterioso rapporto con gli Stati Uniti

Gubitosi rischia la sfiducia in Tim, sarebbe pronto a cedere la società agli Americani

Crescono le difficoltà per Gubitosi. Nel corso delle ore si sta sempre più infittendo la questione Tim, che attraversa il complicato asse RomaParigiNew York. Infatti, è sorto il sospetto nei confronti di Luigi Gubitosi, l’amministratore delegato della compagnia telefonica. Secondo alcuni, dietro l’offerta di acquisto pubblico sull’intera società da parte del fondo americano Kkr, vi sarebbe proprio lui.

Bisognerà attendere il nuovo consiglio di amministrazione indetto per venerdì prossimo. Ma ormai Gubitosi rischia la sfiducia. L’azienda francese Vivendi, prima azionista in Tim, gli ha già imputato di non saper gestire correttamente la società.

Gubitosi e il rapporto con gli Stati Uniti

Si stanno scoprendo sempre di più gli intricati rapporti tra Gubitosi e gli Stati Uniti. Negli anni da direttore finanziario di Fiat, si avvicinò sempre di più al mondo americano nei suoi rapporti a NYC con Gianluigi Gabetti, consulente finanziario della famiglia Agnelli.

Ora, invece, di fronte alla prospettiva dell’Opa di Kkr, arriva a sostegno di Gubitosi il generale statunitense David Petraeus, partner dello stesso fondo americano. Comandante dell’esercito Usa in Iraq e Afghanistan, nonché direttore della CIA tra il 2011 e il 2012, Petraeus era già entrato nella Fibercop fondata da Tim per realizzare la rete unica.

Non è detto che l’offerta di Kkr vada in porto. Ma sicuramente la presenza del generale Petraeus darà un respiro a Gubitosi, ormai in difficoltà.

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Gubitosi è aperto agli Americani, ma ci sono dei rischi

Dunque, gli Americani stanno davvero entrando nel campo strategico di Tim, ex monopolista delle telecomunicazioni italiane privatizzato nel 1997.

Lasciare la società nelle mani del fondo americano Kkr significherebbe elevare il rischio per le relazioni democratiche. A Tim fanno ancora capo i tratti della rete che entrano nelle abitazioni, che sono parte della casa madre Sparkle, che possiede i cavi sottomarini, e Telsy che controlla la cybersicurezza.

Ma vi è anche la questione del Cloud di amministrazione pubblica, dove sono contenuti i dati di milioni di persone che utilizzano la rete Tim.

Eppure, Gubitosi sarebbe pronto e ben disposto a procedere con l’offerta di acquisto. Tant’è che durante il consiglio di amministrazione di domenica, molti consiglieri l’avrebbero frenato nella sua intenzione di proporre già degli advisor per l’operazione. Si tratterebbe delle due tra le più importanti banche d’affari al mondo, ovviamente americane, Merrill Lynch e Goldman Sachs.

 

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Editor: Susanna Bosio

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