Attualità

Tina Anselmi, la prima donna ministra della nostra Repubblica

Tina Anselmi (Castelfranco 1927-2016)
Tina Anselmi (Castelfranco 1927-2016)

Tina Anselmi, classe 1927, si è spenta nella sua Castelfranco Veneto, dove nacque 89 anni.

Tina Anselmi passa alla storia per essere stata la prima donna ministra della Repubblica italiana: nel 1976 ricoprì la carica, nel governo Andreotti, di ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale.

La Anselmi veniva da una famiglia di antifascisti, nel ’44 a Bassano del Grappa i nazisti costrinsero lei e altre giovani ragazze ad assistere all’impiccagione di 31 giovani combattenti catturati come prigionieri. Proprio quello fu l’accadimento che determinò il suo impegno attivo prima durante la Resistenza e poi in politica.

Cominciò col divenire staffetta della brigata Cesare Battisti, con a capo Gino Sartor, poi, nel dicembre del 1944, si iscrisse alla Democrazia Cristiana.

Dopo la guerra la Anselmi si laureò in lettere, all’Università Cattolica di Milano, nel frattempo prese la tessera della Cgil, e poi della Cisl. Dopo aver fatto pratica in Italia, nel 1963 viene eletta componente del Comitato Direttivo dell’Unione Europea. Fece parte della DC per ben 29 anni, e oltre ad occuparsi di Lavoro e di Previdenza, di Famiglia, di igiene e di salute, ha avuto sempre particolarmente a cuore la situazione della donna, tanto che dobbiamo a lei la prima legge sulle pari opportunità.

Prima di diventare Ministro, fu nominata 3 volte sottosegretaria al ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale, poi, fatto inedito e storico, diventò Ministro, del governo presieduto dall’inossidabile Andreotti, del Lavoro e della Previdenza Sociale, a cui seguì il dicastero della Sanità, la Anselmi infatti prese parte alla riforma che introdusse il primo Servizio Sanitario Nazionale.

La carriera della Anselmi non finisce qui, viene nominata capo della Commissione d’inchiesta della loggia massonica P2, che presiedette per 4 anni, fino al 1985, e in seguito il suo nome fu pronunciato tante volte come papabile Presidente della Repubblica.

Una donna forte, coraggiosa, emancipata e volenterosa dalla quale tutte noi non possiamo che trarre preziosi insegnamenti. Che la terra ti sia lieve, partigiana “Gabriella”, come ti facevi chiamare in quegli anni di guerra feroce e di buio.

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