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Usa: spunta un piano per il golpe del 6 gennaio a Capitol Hill a favore di Trump

Il piano del golpe di Trump contro la vittoria di Biden alle presidenziali

C’era il progetto di un golpe per mantenere Trump alla presidenza degli Stati Uniti. L’assalto al Congresso del 6 gennaio, infatti, non fu organizzato sui social in fretta e furia. Ma un piano ben dettagliato era contenuto in un documento Power Point di circa 40 pagine, che Mark Meadows, ex capo dello staff di Trump, ha consegnato alla commissione della Camera che indaga su quanto successo quel giorno.

Il piano dal nome Election Fraud, Foreign Interference & Options for 6 Jan sarebbe stato messo a punto da un ex colonnello dell’esercito texano, sostenitore della tesi sulle elezioni rubate. Meadows sostiene di non aver dato seguito al progetto, ma comunque rimane il fatto che alcuni repubblicani abbiano cercato di oltrepassare la costituzione per rimanere al potere.

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Mark Meadows

Il contenuto del piano per il golpe di Trump

Dichiarare lo stato di emergenza nazionale, accusare potenze ostili come la Cina e il Venezuela di aver interferito nelle elezioni, proclamare voti non validi espressi per via elettronica e chiedere al Congresso un rimedio costituzionalmente accettabile. Questi alcuni degli elementi principali di quello che suona come un vero e proprio colpo di stato.

Il testo, in sostanza, indica un percorso da seguire per impedire a Biden di diventare Presidente americano. Nel piano non si parla dell’uso di forze armate o polizia per prendere il controllo dello Stato.

Il golpe di Trump: un piano dei repubblicani per rimanere al potere

La sequenza temporale dei fatti quindi si sviluppa nel corso dei giorni precedenti all’assalto a Capitol Hill. Il 2 gennaio Meadows ordina al Pentagono di indagare sull’Italygate, il 5 fa circolare il piano per il colpo di stato e il 6 Trump a Washington incita i suoi sostenitori che poi assaltano il Congresso. Il fatto si stesse già indagando sull’Italygate, lascia capire che l’amministrazione fosse intenta a trovare qualsiasi ipotesi per sovvertire le elezioni presidenziali.

In questi giorni, Meadows ha fatto una causa preventiva a Nancy Pelosi, speaker della Camera, e si trova in un braccio di ferro legale con la Commissione d’inchiesta per aver rifiutato di collaborare. Il Congresso domani discuterà l’incriminazione per contempt, ossia oltraggio al Parlamento. E rischia anche il carcere, proprio come Steve Bannon.

 

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Editor: Susanna Bosio

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