Mame Design: Viva la Diferencia a Madrid al Centro Cibeles
Design,  Mostra

Viva la Diferencia: a Madrid al centro Cibeles

FINO AL 13 MAGGIO 2018 SARA’ POSSIBILE VISITARE LA MOSTRA VIVA LA DIFERENCIA A MADRID

Viva la Diferencia è la mostra al Centro Cibeles de Cultura y Ciudadania di Madrid di design e oggetti di arredo per guardare al “prodotto” in modo differente.

Ricostruendo storicamente l’ideologia alla base della progettazione d’interni, il XIX secolo può definirsi l’epoca della produzione in serie. La produzione industriale di prodotti identici snaturò l’aspetto creativo ma al contempo rese l’oggetto alla portata di tutti. Senza escludere il fattore meramente esecutivo che portò alla “perfezione” finale, rispetto a quanto faceva l’artigianato.

Si giunse col passare del tempo a comprendere che l’imperfezione in realtà non era da considerarsi difetto bensì valore aggiunto, sia dal punto di vista del produttore che dell’acquirente.

L’omogeneità del marchio di fabbrica iniziava ad assumere un concetto poco positivo agli occhi di tutti, o meglio agli occhi di quanti volevano creatività e personalizzazione. Uno fra tutti fu Gaetano Pesce (1939)che considerava la serializzazione come un “malfatto”, celebrando invece diversità e imperfezione.

Singolarità diveniva la parola d’ordine di un concetto molto più ampio, non basato su nostalgia artigianale e romanticismo formale, ma unicità come valore da tutelare.

Non si guardava all’artigiano per la riuscita esclusiva, ma si pensava a come produrre “cose uniche” anche con il supporto produttivo industriale.

Il Cambiamento

La svolta arrivò da un’idea, come sempre del resto, quando Pesce per la ditta Cassina elaborò due oggetti: la sedia Dalila e la poltrona Sit Down. La produzione era industriale ma permise agli operai dell’azienda di decidere sulla forma finale che ciascuno dei pezzi avrebbe assunto prima di essere messo sul mercato. Non si parlava certo di stravolgimenti progettuali ma questo coniugava il concetto dell’artigianato alla messa in opera aziendale.

I tempi oggi permettono di realizzare molto più che personalizzazioni, perché le tecnologie e l’impatto dei social network sulla società sono totalmente catalizzanti rispetto al passato. Giusto o sbagliato che sia oggi a cambiare le sorti del manufatto progettuale è il consumatore, che a seconda delle sue esigenze “diventa designer”.

La mostra spagnola intende far riflettere proprio su questa condizione sociale contemporanea, è giusto recedere l’omologazione facendo intervenire sul progetto l’acquirente?

Un problema che si sta affrontando già da qualche anno; l’esposizione prevederà oggetti molto sperimentali che rientrano nella sfera concettuale, ponendo anche qualche quesito in più sulla questione.

Designer

I progetti saranno 30, realizzati da Benjamin Hubert, Scholten e Baijins, Gaetano Pesce, Moooi Carpets, Arik Levy, mischer’traxler, Jelle Mastenbroek. Tylko, Luca Nichetto, Thomas Lommée (Open Structures), François Azambourg. Annika Frye, Jaime Hayon, Atelier NL , Piet Hein Eek, Marijn van der Poll (Droog Design). Martí Guixé, Kram / Weisshaar, Jordi Canudas, Hella Jongerius, Paolo Ulian e Sander Wassink.

Centro Cibeles de Cultura y Ciudadania, Madrid: come arrivare

 

 

 

 

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