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“La mia vita è una prigione”: Mario potrà morire, il sì del Comitato etico al primo suicidio assistito in Italia e quale sarà il prossimo passo

Il via libera del Comitato etico per il primo suicidio assistito in Italia, così Mario potrà essere libero di morire

Il Comitato etico dà il via libera al primo suicidio assistito in Italia, una lotta che va avanti da anni. Mario sarà finalmente libero di poter morire, non sopportava più di vivere come in una prigione. Il sì del Comitato all’Associazione Coscioni, tra dubbi e procedure per questa decisione. Cosa succederà ora.

Cos’è il suicidio assistito

Il suicidio assistito è solo una “tipologia” che possiamo distinguere all’interno della pratica dell’eutanasia. Il termine eutanasia deriva dal greco “euthanasía”, fusione tra “eu”, bene, e “thánatos”, morte. Quindi una “buona morte” o “morte dolce”. Ed è questo che un malato terminale, come il protagonista della nostra storia, Mario, chiede: una morte dolce, la fine di sofferenze.

In particolare poi, nella pratica del suicidio assistito il malato pone fine alla propria vita autonomamente con la presenza di un medico, il quale gli fornisce tutti i mezzi per il raggiungimento dello scopo. L’eutanasia in Italia, è illegale, e da moltissimi anni è in corso una battaglia per legalizzarla. Vorrebbe dire indirizzare la società e i cittadini verso una direzione di libertà e dignità sul fin di vita.

La battaglia per l’eutanasia legale

In prima linea, nella battaglia, c’è l’Associazione Luca Coscioni. Dopo molti anni di impegno, il 3 marzo 2016, per la prima volta nella storia del Parlamento italiano, è riuscita ad avviare il dibattito sulle “Norme in materia di eutanasia”. Non si è mai arrivati ad una votazione e il Parlamento, sotto pressione della Corte Costituzionale, ha ripreso il dibattito nel gennaio del 2019, anche questo, arenato.

Un primo successo di questa lunga battaglia: il sì per Mario

Arriva finalmente una buona notizia: Mario potrà morire. È Mario, il paziente marchigiano, tetraplegico immobilizzato, che aveva chiesto da oltre un anno all’azienda ospedaliera delle Marche che fossero verificate le condizioni per accedere ad un farmaco letale per porre fine alle sue sofferenze. Il Comitato Etico dà il via libera al primo suicidio assistito in Italia. La notizia giunge dall’Associazione Coscioni.

Dopo la sentenza della Corte Costituzionale 242 del 2019 sul caso di Dj Fabo, dove è stata dichiarata l’illegittimità costituzionale dell’art.580 del Codice Penale (il divieto all’istigazione o aiuto al suicidio), l’Associazione si è battuta in prima linea per questa battaglia. Ora il suicidio in Italia può essere praticato, e Mario è il primo. Mario, che poi Mario non è in quanto nome di fantasia, è un 43enne camionista di Pesaro, immobilizzato da 11 anni a letto dopo un incidente stradale.

Le parole di Mario, protagonista del primo sì al suicidio assistito in Italia

Strazianti le parole di Mario, che combatteva “come un leone da allora”, dal fatidico incidente stradale. Sarà stato “destino, colpa mia, non lo so, ma è andata così”, queste le parole di Mario. La vita da 11 anni a questa parte è per Mario ormai una prigione ed è stanco di questa vita:

 la stanchezza mentale di vivere una vita che di vita naturale e dignitosa non ha più nulla, sono stanco e voglio essere libero di scegliere sul mio fine vita. Non permettermelo sarebbe condannarmi a vivere una vita fatta di torture, di umiliazioni e di sofferenze che io non tollero più.

La decisione del Comitato etico, tra la Regione Marche e Stato

Il sì arriva dal Comitato etico dell’Azienda sanitaria unica regionale delle Marche. A seguito della verifica delle condizioni necessarie “al sì”, tramite un gruppo di medici specialisti nominati dall’ASUR (Azienda Sanitaria Unica Regionale), il Comitato ha confermato che Mario possiede i requisiti per la pratica del suicidio assistito legalmente. Ora mancano le modalità per la procedura, ed è un tortuoso percorso. Il motivo? La paralisi del Parlamento. Dopo 3 anni dalla richiesta della Corte Costituzionale

non riesce a votare una legge che definisca le procedure di applicazione della sentenza della Corte stessa. Mario è il primo, nessun malato ha potuto finora beneficiare di questa sentenza, proprio perché il Servizio Sanitario Nazionale, si nasconde dietro all’incapacità del Parlamento e all’assenza di una legge che definisca le procedure. Mario sarebbe potuto andare in Svizzera, dove l’eutanasia è legale, ma a preferito rimanere per combattere, per cambiare la legislazione italiana.

Qual è il prossimo passo

L’Associazione Coscioni, su indicazione di Mario, ora procederà alla risposta all’ASUR delle Marche e al Comitato Etico, per le modalità di attuazione delle volontà di Mario. Forniranno, con l’aiuto di un esperto, le modalità di autosomminsitrazione del farmaco idoneo per Mario, in base alle sue condizioni. Il Comitato infatti ha dubbi riguardo al farmaco idoneo, e spetterà “all’équipe” che assisterà Mario trovare una modalità consona e adatta. Ora bisognerà aspettare

che l’Associazione presenti modalità al Comitato, e che nel frattempo il Parlamento approvi una legge che regoli in modo più ampio e dettagliato la pratica del suicidio assistito in Italia: un obiettivo che non vede prossima la sua realizzazione. Serve pressione anche dal popolo italiano che nel 2021 si è mostrato al 42,4% favorevole. 1,2 milioni sono gli italiani che hanno firmato al Referendum per l’eutanasia legale, durante la campagna nelle piazze e tramite la firma online.

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“La mia vita appartiene a me”, slogan del Referendum per l’eutanasia legale

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