Van der Weyden, Rogier.
Dizionario Arte

Van der Weyden, Rogier. Pittore neerlandese

Rogier Van der Weyden

Van der Weyden, Rogier. Il maggior pittore neerlandese della metà del XV secolo. Fu uno dei più grandi e influenti artisti del suo tempo, ma vi sono poche certezze circa la sua carriera.

Nessuno dei dipinti giunti

Nessuno dei dipinti giunti fino a noi e a lui attribuiti sono firmati, datati o certificati da indiscutibile documentazione contemporanea. Diversi possono però essere identificati da fonti primarie. Il loro stile è così distintivo da permettere la costruzione di un corpus coerente di opere intorno a essi.

Gli inizi della carriera, tuttavia, rappresentano tuttora un’area problematica, poiché a questo proposito si dispone di fonti ambigue. Nel 1427 un certo Rogelet (diminutivo di Roger) de la Pasture iniziò l’apprendistato da Robert Campin a Tournai, e nel 1432 divenne un maestro nella lega dei pittori della città.

È generalmente riconosciuto che questi due documenti si riferiscano a Rogier Van der Weyden (il francese pasture e il fiammingo weyden significano entrambi ‘prato, pascolo’). Nonostante ciò non è chiara la ragione per cui avrebbe iniziato l’apprendistato così tardi.

Non ci sono pervenuti quadri

Non ci sono pervenuti quadri documentati di Campin. Si concorda generalmente sul fatto che sia da identificare con il Maestro di Flémalle. Per tale ragione l’intera questione della relazione di Rogier con il suo maestro si basa su analisi stilistiche.

Alcuni studiosi hanno sostenuto che il Maestro di Flémalle vada identificato con il giovane Rogier invece che con Campin. Tuttavia l’opinione ora prevalente è che il lavoro di Rogier mostri lo sviluppo dallo stile potentemente espressivo e naturalistico del maestro verso una maggiore raffinatezza e spiritualità.

La celebrata Deposizione (ca 1440, Prado, Madrid) di Rogier, per esempio, è molto vicina al frammento del Ladrone crocifisso del Maestro di Flémalle (Städelsches Kunstinstitut, Francoforte) nella sua forza drammatica e nell’uso dello sfondo oro. Mostra però una nuova acutezza ed esaltazione.

Almeno dal 1435 Rogier

Almeno dal 1435 Rogier si era trasferito a Bruxelles e nel 1436 fu nominato pittore ufficiale della città. C’è la prova di un suo pellegrinaggio a Roma nel 1450. A parte questo non c’è nessun altro documento che dimostri che abbia lasciato qualche volta Bruxelles.

La sua opera in città comprende quattro grandi pannelli sul tema della giustizia eseguiti per la sala dei giudizi del municipio; furono queste le sue opere più ammirate fino a che non furono distrutte nel 1695 durante i bombardamenti della città da parte dei francesi. Tutti i dipinti giunti a noi, invece, sono di soggetto religioso, o ritratti.

Questi ultimi, tutti abbastanza simili tra loro, mostrano il soggetto all’altezza del busto, orientato di tre quarti, in atteggiamento aristocratico e con espressione pia (Ritratto di giovane donna, ca 1460, National Gallery, Washington).

I ritratti sono tra i più belli dell’epoca. Tuttavia la reputazione di Rogier si basa soprattutto sulle opere di argomento religioso, notevoli per la magistrale forza del disegno e l’intensità e sensibilità emotive.

La più grande e sfarzosa

La più grande e sfarzosa tra queste è la pala d’altare con il Giudizio Universale (circa 1445-50, HÂtel-Dieu, Bearne), che per dimensioni e ambizione suggerisce il paragone con la pala d’altare di Gand di Jan Van Eyck.

Il contrasto con la fredda oggettività del grande precursore fu ben riassunto da Erwin Panofsky: “Il mondo di Rogier è allo stesso tempo fisicamente più povero e spiritualmente più ricco di quello di Jan Van Eyck.

Se Jan osservò cose che nessun pittore aveva osservato prima, Rogier provò ed espresse emozioni e sensazioni, per lo più di natura amara o agrodolce, che nessun pittore aveva prima catturato”. A differenza di Jan, sembra che Rogier abbia avuto numerosi assistenti e allievi: dal numero di buone copie coeve e versioni dei suoi dipinti si può infatti dedurre che conducesse una bottega assai attiva.

I suoi dipinti furono esportati

I suoi dipinti furono esportati in Francia, Germania, Spagna e Italia (dove fu uno dei pochi artisti nordici del tempo a essere tenuto in gran considerazione), e molti dei tipi e dei motivi che inventò o rese popolari divennero parte del patrimonio comune di idee artistiche fino a buona parte del XVI secolo (vedi donatore, per esempio).

Sebbene il suo lavoro fosse molto celebrato, la conoscenza della sua persona fu ben presto dimenticata, al punto che nelle biografie di Van Mander viene inavvertitamente sdoppiato in due artisti diversi, Rogier van der Weyden e Rogier di Bruges. Dopo la distruzione delle sue opere in Bruxelles avvenuta nel 1695, fu sostanzialmente dimenticato anche come artista.

L’interesse nei suoi confronti

L’interesse nei suoi confronti si manifestò nuovamente attorno alla metà dell’Ottocento, ma soltanto nel XX secolo gli fu riconosciuto un posto tra i più grandi pittori europei.

Nascita: Tournai 1399;
Morte: Bruxelles 1464

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