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Cinque semifinaliste nelle tre competizioni europee: è il rinascimento italiano del calcio?

L’Italia s’è desta. è il rinascimento italiano? Nelle tre competizioni europee per club c’è una squadra svizzera, una olandese, una tedesca, due spagnole, due inglesi e CINQUE italiane.

Quasi il 50% delle squadre rimaste sono del bel paese, e il 50% preciso lo si raggiunge nelle due competizioni più elitarie: la champions league e l’europa league.

Tutto il mondo ci osserva e si domanda: stiamo assistendo al rinascimento italiano del calcio?


La risposta che dobbiamo dare al mondo, e un po’ a noi stessi, deve essere onesta. E l’onestà porta a un brutale e secco NO, non è il rinascimento del calcio italiano, ma uno specchio per le allodole.

I motivi per il rinascimento italiano in Conference League

I motivi per cui ci sono cinque italiane nelle tre semifinali sono tanti e svariati. La prima ragione è banalmente numerica: le competizioni da due anni a questa parte sono tre e non due: si è aggiunta la neonata Conference League, e quindi l’accesso alle semifinali è riservato a 12 squadre, non più ad 8.

E questa nuova competizione, la terza per importanza, potrebbe essere il parco giochi delle squadre italiane, non sufficientemente forti per le prime due, ma migliori di chi partecipa in questo terzo torneo.


E non è un caso che la vincitrice della prima edizione sia stata un’italiana, la Roma di Mourinho, e che quest’anno la Fiorentina, tredicesima in campionato due anni fa e nona quest’anno, possa bissare la vittoria.


Nulla contro questa competizione, che anzi permette a squadre meno blasonate di giocare in Europa e lottare per un trofeo, ma bisogna anche essere obiettivi sul livello mediocre della competizione.

I motivi per il rinascimento italiano in Europa League

L’Europa League è un bel “vorrei ma non posso”. È una competizione che dai quarti di finale in poi diventa competitiva e una volta arrivati tra le prime quattro tutti vogliono vincere.

Il problema è arrivarci, in fondo. Troppo spesso le squadre italiane la sottovalutano perché toglie energie per il campionato, ma il potenziale per fare bene c’è, e nel momento in cui una teorica big della Champions League come la Juventus si ritrova nella competizione subordinata ha delle buonissime ragioni per poterla vincere.

Il fatto che sia la Roma sia appunto la vecchia signora la stiano onorando è giusto, perché vincere è bello, vincere aiuta a vincere ed è meglio avere una coppa in più in bacheca piuttosto che preservare le energie per la Serie A, con l’obiettivo di riqualificarsi per quella competizione l’anno dopo. Un controsenso tutto italiano.

I motivi per il rinascimento italiano in Champions League

La Champions League è un caso a parte. L’Italia non è un campionato allettante, ricco e stimolante, in grado di elevare le squadre a un livello tale da vincere la Champions League, e questa incredibile, romantica e affascinante semifinale che si è venuta a formare con le due sponde del naviglio protagoniste è frutto della fortuna e dell’audacia.


L’audacia del Milan di fare il proprio dovere nel girone, e di battere Tottenham e Napoli nei round a eliminazione diretta e l’audacia dell’Inter di mandare a casa il Barcellona di Xavi ai gironi, il porto agli ottavi e il Benfica ai quarti. La fortuna ha però aiutato le milanesi. Entrambe son passate seconde e hanno evitato le teste di serie più complicate.

Ai quarti c’erano tre big (quattro se consideriamo tale il Chelsea) e quattro underdog. La fortuna ha voluto che le 4 sfavorite capitassero dalla stessa parte del tabellone, andando a creare una sorta di Champions League B, dove le due milanesi, tenacemente, hanno trionfato e ora possono dare spettacolo, come vent’anni fa.

Conclusione finale

Non si arriva con cinque squadre su dodici nelle semifinali europee solo per il caso, e quindi giù il cappello, Serie A. Ma è innegabile che in alcuni casi la mediocrità della competizione (la conference e l’inizio dell’Europa League) e la fortuna dei sorteggi (tutte le big europee evitate e eliminatesi a vicenda) siano stati i veri fuoriclasse per portare le squadre italiane in semifinale.

E quando l’anno prossimo questi fuoriclasse si sposteranno verso altri lidi (la fortuna è una ruota che gira) ci renderemo conto che NO, non abbiamo assistito al rinascimento del campionato italiano.

 

Autore: Tommaso Mauri

 

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