Dizionario Opera

Commedia sul ponte, La

L’interesse di Martinu per il teatro data fin dalla sua prima giovinezza trascorsa a Policka. E alla piccola città natale, situata fra Boemia e Moravia, riandranno sempre più i ricordi del compositore nel corso degli anni Trenta: la fase di ricerca e sperimentazione che permea la produzione teatrale di Martinu in quegli anni (può essere utile ricordare che l’ambiente in cui visse e operò dal 1923 al ’40 – salvo lunghe vacanze in patria – è quello parigino) è infatti sempre più orientata all’individuazione di un autentico sentimento popolare cèco, secondo l’esplicita intenzione di lavorare unicamente per il teatro cèco. Il carattere nuovo, risultante da questo sforzo compiuto quasi senza cedimenti, si esprime da un lato nella volontà di estendere l’ambito dell’opera cèca tramite riferimenti al dramma medioevale, come nel Miracolo della Vergine (1933-34), dall’altro nell’esplorazione delle possibilità che potevano offrire nuovi media. Le due opere, composte nel 1935 su commissione della radio cecoslovacca, rispondono a quest’ultima esigenza. Si tratta di La voce della foresta , una fantasia comica su libretto di V’teslav Nezval che narra di briganti e del grande amore di due amanti, e della Commedia sul ponte (la cui ‘prima’ radiofonica risale al 18 marzo 1937, alla Radio cèca di Praga), poi divenuta una delle sue opere più popolari. Le accomuna un modo brillante nel trattare il soggetto, una semplicità di mezzi e una caratterizzazione efficace di personaggi e situazioni che, specialmente nella seconda, rispondono perfettamente alle esigenze del mezzo radiofonico. Martinu aveva avuto occasione di conoscere la commedia dell’autore classico del teatro cèco Klicpera (1792-1859) durante l’estate del 1935, trascorsa nella casa natale. Era rimasto fortemente attratto dal taglio conciso e aneddotico, dall’idea di un’ambientazione in uno spazio ristretto (cinque personaggi, isolati su un ponte, si trovano prigionieri fra due armate in guerra) in grado di risolvere il problema dell’unità d’azione, di luogo e di tempo. La pièce è ambientata in un luogo indefinito, in un’epoca indeterminata, forse al tempo delle guerre napoleoniche: allora, Boemia e Moravia spesso facevano effettivamente da campo di battaglia. Senza contare che nel corso dei secoli tali regioni sono state ripetutamente teatro di operazioni belliche nel corso delle quali amici e nemici divenivano – per così dire – interscambiabili. Lo spirito di una tale situazione è ben espresso da uno dei personaggi, il pescatore Sykos: «Che vita per le nostre ragazze! Un reggimento dopo l’altro! Si avvicendano ogni momento! Ora a piedi ora a cavallo! Ora con una bandiera ora con un fucile! Ora con i baffi ora senza!». L’opera, la cui durata complessiva si aggira sui 35 minuti, si apre con una introduzione orchestrale, una sorta di parodia di marce militari in stile neoclassico. L’organico prevede l’impiego solistico di legni, pianoforte, percussioni e archi.

Durante una guerra, in una cittadina attraversata da un fiume v’è un ponte custodito alle due estremità da due sentinelle, l’una amica e l’altra nemica. Quando non si combatte, la vita sembra scorrere con una parvenza di normalità e gli abitanti possono passare da una riva all’altra. Ma, non appena sopraggiunge un ordine, le sentinelle concedono dei lasciapassare che permettono sì di salire sul ponte ma senza prevedere la possibilità di arrivare dal lato opposto o di tornare indietro, e questo a ogni estremità. Il ponte si trasforma così in una trappola da cui nessuno può uscire. La prima a restarne vittima è Popelka. Segue a ruota Bedron, al quale – dopo il primo momento di smarrimento – non sembra vero di poter occupare il tempo corteggiando la ragazza; la sfortunata coppia canta un duetto alla fine del quale Bedron, trovando Popelka infinitamente attrente, la bacia. L’abbraccio viene visto dal fidanzato di Popelka, Sykos: raggiunto il ponte e rimastovi intrappolato nel solito modo, il giovane accusa Popelka di comportarsi da irresponsabile sia col nemico sia con il birraio. È quindi il turno della moglie di Bedron di rimanere intrappolata: informata dell’accaduto da Sykos, Eva accusa il marito di essere un dongiovanni e vuol conoscere a tutti i costi le ragioni della sua presenza in quel luogo. La comparsa del maestro, sorta di filosofo stralunato che pontifica in latino, tutto intento a risolvere un indovinello, rallenta per un attimo lo sviluppo dell’intreccio. Il gruppo tenta di risolvere l’enigma, ma non vi riesce per il riaccendersi della battaglia. La nuova situazione di pericolo stimola il ricostituirsi delle coppie legittime e tutti meditano sul proprio destino: Popelka racconta a Sykos di essersi trovata sul ponte mentre andava alla ricerca del fratello, ritenuto morto; Bedron rivela di essere in missione segreta. Un grido di «vittoria», accompagnato dalla ripresa della musica udita all’inizio, segnala l’arrivo dell’armata amica, vittoriosa. Un ufficiale si congratula con Bedron per la sua utile informazione e comunica a Popelka che il fratello è vivo; il maestro riconosce l’ufficiale che gli aveva posto il quesito ed è ora in grado di fornire la risposta. La compagnia celebra la vittoria al suono di una marcia trionfale.

L’opera ebbe ottima accoglienza fin dalla ‘prima’. La sua musica semplice e fresca, le sue arie cantabili, risultano perfettamente in linea con lo spirito della pièce di Klicpera. Alla ripresa di New York, in inglese (il 28 maggio 1951, presso la Mannes School), Martinu stesso aveva definito l’opera come «cèca, in stile folk, semplice, informale». Elementi neoclassici si affiancano al rinnovato interesse per i tratti nazionali, individuabili nella particolare dizione musicale ceca e nell’uso occasionale del ritmo di polka. L’interesse del compositore per la sperimentazione teatrale può essere colto nella libera e fluida alternanza di parti recitate e cantate, nel suo amore per la parodia, espresso nella strumentazione della marcia militare e nelle citazioni irriverenti. Il successo della partitura è dovuto in larga parte al trattamento dinamico del testo, nonché alla riuscitissima e comica sincronizzazione dei tempi: la rappresentazione americana procurò a Martinu l’assegnazione del New York Critics’ Award per la migliore opera da camera dell’anno. Da allora, essa si è guadagnata popolarità sia presso compagnie di professionisti che di studenti o d’amatori. Il compositore ne ha poi tratto una brevissima suite orchestrale (sei minuti), dallo stesso titolo. In seguito Martinu si sarebbe dedicato ancora al genere con altre due opere in miniatura, commissionate dalla rete televisiva americana nbc : Di cosa vive la gente (composta nel 1951-52 su un testo inglese, What Men Live By , ispirato a Tolstoj) e The Marriage (1952, opera comica in due atti tratta dalla celebre pièce di Gogol’).

Type:

[Veselohra na moste] Opera radiofonica in un atto

Author:

Bohuslav Martinu (1869-1937)

Subject:

libretto proprio, dalla commedia di Václav Kliment Klicpera

First:

Ostrava, Teatro di stato, 9 gennaio 1948

Cast:

Popelka, la bellezza del villaggio (S); Sykos, pescatore, suo fidanzato (Bar); Bedron, birraio (B); Eva, sua moglie (A); il maestro (T); la sentinella amica (rec); la sentinella nemica (rec); l’ufficiale amico (rec); guardie, soldati, ufficiali

Signature:

m.t.m.

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