Arte

DA KANDINSKY A POLLOCK, I DUE GUGGENHEIM A FIRENZE

DA KANDINSKY A POLLOCK, I DUE GUGGENHEIM A FIRENZE – Da un lato Peggy  dall’altro Salomon, entrambi Guggenheim. Lei ricca e giovane ereditiera, donna all’avanguardia, collezionista e mecenate, ma anche mercante e gallerista. Amante dell’arte e degli artisti, il suo primo marito fu Laurence Vail, un pittore squattrinato del movimento dadaista. Uno dei tanti amori, quelli per il quale visse: nella sua autobiografia del 1946  Out of This Century, integrata una decina di anni dopo, pubblicò l’elenco completo suscitando non poco scandalo. Anticipatrice di tempi, il fiuto per la scoperta dei talenti le sembrava innato.

Lui, Salomon, uomo rigoroso, opposto caratterialmente alla nipote, quasi ne detestava le imprese da mercante d’arte. Imprenditore raffinato affidò la sua collezione astrattista alla baronessa e pittrice tedesca Hilla Rebay, poco affine alle idee di Peggy. Quando questa provò a vendergli un’opera di Kandinsky al posto dell’ennesimo dipinto di Bauer, la Rebay le rispose in maniera piuttosto perentoria «scoprirà presto che lei diffonde mediocrità, se non addirittura spazzatura».

L’esposizione – “Da Kandinsky a Pollock, i due Guggenheim a Firenze”

La stessa “spazzatura” oggi in parte esposta a Palazzo Strozzi di Firenze nella mostra curata da Luca Massimo Barbero, che oltre a presentarsi come un inedito confronto fra le due collezioni, in un percorso che si snoda tra le più grandi figure della storia dell’arte del XX secolo, porta alla lettura delle due diverse personalità: Peggy gli artisti erano amici prima di tutto, come Giacometti, la cui scultura apre la mostra; dall’altra l’importanza di Solomon Guggenheim e la sua fedele Rebay, qui presenti con opere rare di Gabo, Van Doesburg e Dubuffet.

Entrambi appassionati di arte, fondatori di musei e collezionisti, consapevoli di poter trasmettere una nuova idea di cultura visiva rivolta al pubblico.

«Solomon R. Guggenheim, con la sua straordinaria raccolta, arricchitasi nei decenni, costruisce la base di un vero compendio delle avanguardie dell’astrazione partendo principalmente dai grandi protagonisti europei. Peggy Guggenheim di contro costruisce una sorta di vita a contatto diretto con la sorgente delle avanguardie che le sono contemporanee, tanto da esserne parte e, in alcuni casi, motivarle, renderle possibili, crescerle e promuoverle» racconta Barbero nel presentare Da Kandinsky a Pollok. La grande arte dei Guggenheim.

Eppure entrambi anticipatori dei tempi: lo zio affidò a Frank Loyd Wright il disegno del museo, un’opera internazionale, all’avanguardia e moderna, non poco criticata nel contesto in cui si inseriva; parallelamente la nipote, si presentava nelle vesti di mecenate, riuscì a far emergere intere generazioni di artisti senza badare a nessuno. Neanche alle critiche di Rebay.

Mostra – DA KANDINSKY A POLLOCK. La grande arte dei Guggenheim
Fino al 24 luglio
Palazzo Strozzi, Firenze

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Da Kandinsky a Pollock

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