D'Alema Profumo
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D’Alema e Profumo indagati per corruzione internazionale aggravata

L’ex presidente del consiglio Massimo D’Alema e l’ad di Leonardo Alessandro Profumo indagati per sospetto traffico di armi.

D’Alema e Profumo indagati per corruzione internazionale aggravata

La vicenda era già salita alla ribalta nei mesi passati, quando era stata avviata l’inchiesta dopo la denuncia del parlamentare Gennaro Migliore e dell’ambasciatore Sergio Piazzi, nelle vesti di presidente e di segretario dell’Assemblea parlamentare del Mediterraneo, associazione di stanza a Napoli, in cui i due denunciavano l’utilizzo non autorizzato dei loghi e simboli a titolo di patrocinio da parte di due broker pugliesi, Francesco Amato ed Emanuele Caruso, per questo accusati di sostituzione di persona e truffa.

Questi ultimi, secondo la Procura partenopea, avrebbero agito con il ruolo di:

“consulenti per la cooperazione internazionale del ministero degli Esteri della Colombia tramite Giancarlo Mazzotta e riuscivano ad avere contatti con Massimo D’Alema il quale, per il curriculum di incarichi anche di rilievo internazionale rivestiti nel tempo, si poneva quale mediatore informale nei rapporti con i vertici delle società italiane, ossia Alessandro Profumo quale amministratore delegato di Leonardo e Giuseppe Giordo quale direttore generale della divisione navi militari di Fincantieri.

Tale operazione era volta a favorire e ottenere da parte delle autorità colombiane la conclusione di accordi per un valore complessivo di oltre 4 miliardi di euro.  Per ottenere ciò offrivano e promettevano ad altre persone il corrispettivo illecito di 40 milioni di euro corrispondenti al 50% della complessiva provvigione di 80 milioni di euro” [Fonte: LaRepubblica].

Dunque, al momento sul registro degli indagati sono annotati i nomi dei due summenzionati broker, di Massimo D’Alema, Alessandro Profumo, Umberto Claudio Bonavita, Giuseppe Giordo, Gherardo Gardo–in qualità di contabile di D’Alema– e Giancarlo Mazzotta.

Stamane sono scattate le perquisizioni condotte dalla Digos di Napoli negli uffici della Fondazione “Italianieuropei” a Roma alla presenza dell’ex segretario Dem, il quale aveva già smentito ogni coinvolgimento a marzo, dopo che era stato pubblicato uno stralcio, piuttosto inquietante, di telefonata tra lo stesso ed il paramilitare colombiano Enrico Fierro e a casa dell’ad di Leonardo.

Perquisiti inoltre anche lo studio del commercialista Gherardo Gardo e l’appartamento milanese dell’ex direttore Giordo.

Nello specifico, l’operazione inquisita–e non finalizzata– consiste nel tentativo di realizzare una vendita di aerei M346, Corvette militari e piccoli sottomarini prodotti da due aziende compartecipate dallo Stato, Leonardo s.p.a. e Fincantieri per l’appunto, per una commessa dal valore di 4 miliardi attraverso il versamento di una somma pari a 80 milioni di euro da spartirsi equamente fra affaristi colombiani e italiani.

Se da parte italiana abbiamo visto quali nomi sono emersi, la controparte colombiana dell’affaire sarebbe condotta da «Edgard Fierro Flores capo del gruppo di lavoro per la presentazione di opportunità in Colombia, Marta Lucia Ramirez ministro degli Esteri e vice presidente della Colombia, German Monroy Ramirez e Francisco Joya Prieto delegati della commissione del Senato colombiano» [Fonte: LaRepubblica].

A complicare ulteriormente la posizione di D’Alema anche il ruolo agito dallo studio legale Robert Allen Law che– sempre Repubblica annota– era stato «segnalato e introdotto da D’Alema quale agente e formale intermediario».

Stando a quanto riporta ANSA: «A tutti viene contestato il reato di corruzione internazionale aggravata, in quanto avrebbero agito con l’ausilio di un gruppo criminale organizzato attivo in diversi Stati, tra cui Italia, Usa, Colombia e anche in altri. I fatti contestati risalgono a una data prossima al 27 gennaio 2022».

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Editor: Giulio Montagner

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