Elezioni in Spagna
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Elezioni in Spagna, vittoria dei Popolari ma senza maggioranza assoluta

I risultati delle elezioni in Spagna confermano la vittoria di misura del partito popolare, guidato dal leader conservatore Alberto Nunez Feijóo. Ma il Psoe del premier uscente Pedro Sanchez tiene, mentre il partito di estrema destra Vox registra una sconfitta elettorale.

La combinazione di queste tre notizie rende particolarmente complicata la formazione di una maggioranza di governo a qualsiasi alleanza. Il potenziale alleato Vox, infatti, è in netto calo e la soglia dei 176 seggi necessari non verrà raggiunta

Il Pp davanti, ma è molto difficile che possa raggiungere una maggioranza. Il suo leader Feijòo chiede di poter governare comunque. L’ultradestra Vox in netto calo. Affluenza al 68,23%, in aumento del 2% rispetto al 2019. Sono stati 37,4 milioni i cittadini chiamati al voto anticipato, voluto dal premier Sanchez dopo la batosta incassata dai socialisti nelle amministrative di fine maggio. In 2,5 milioni hanno espresso la preferenza per posta

Elezioni in Spagna: Feijòo “abbiamo vinto”

“Sono molto orgoglioso, abbiamo vinto le elezioni”, ha commentato il leader del Partito popolare Alberto Nunez Feijòo.

“Un risultato impensabile un anno fa”, ha aggiunto. “Come candidato del partito più votato, credo che il mio dovere sia aprire il dialogo, guidare questo dialogo e cercare di governare il nostro Paese. Il nostro dovere è evitare un periodo di incertezze”, ha aggiunto mentre veniva acclamato dai sostenitori. “Chiedo formalmente che nessuno abbia di nuovo la tentazione di bloccare la Spagna”, ha concluso.

I numeri

Il Pp di Feijòo è primo partito con 136 seggi e l’ultradestra Vox cala a 33, anche insieme non avrebbero la maggioranza assoluta. Psoe a 122, quarta forza la sinistra di Sumar con 31. Secondo alcuni media spagnoli però il leader del Partito Popolare Alberto Núñez Feijóo chiederà alle altre formazioni politiche di garantire la sua investitura come premier anche se non ha ottenuto la maggioranza assoluta alle elezioni generali.

“Sanchez: siamo grande democrazia”

“Grazie a tutti gli spagnoli che hanno votato, siamo una grande democrazia”: lo ha detto, parlando a una folla di sostenitori radunati a Madrid fuori dalla sede del Partito socialista, il premier spagnolo uscente Pedro Sanchez. “Abbiamo ottenuto più voti rispetto a 4 anni fa, più di sette milioni di persone ci hanno votato: grazie a tutti”, ha detto. Il blocco “involuzionista” rappresentato dal Partito Popolare e da Vox è stato “sconfitto” alle urne, ha affermato.

Vox: pronti a fare opposizione o tornare alle urne

Gli spagnoli che oggi sono preoccupati sappiano che non li deluderemo, e che resisteremo: siamo assolutamente pronti sia a fare opposizione, sia a un ritorno alle urne”: lo ha affermato il leader di Vox, Santiago Abascal, commentando nella sede del partito a Madrid i risultati delle elezioni generali spagnole che non sono andate bene per il suo partito. “Ho una notizia molto brutta: Pedro Sanchez, pur avendo perso, può bloccare la nomina (del leader popolare Feijòo, ndr) ed essere nominato lui con l’appoggio del comunismo, del separatismo golpista e del terrorismo”, ha affermato Abascal.

Il voto anticipato

Il voto anticipato rispetto alla scadenza naturale della legislatura è stato voluto dal premier Pedro Sanchez dopo la batosta incassata dai socialisti nelle amministrative di fine maggio. In gioco non c’è solo il prossimo presidente del governo di Madrid ma anche, forse, i futuri equilibri europei, visto che queste elezioni, insieme a quelle polacche, sono le ultime prima che tutta l’Unione vada alle urne l’anno prossimo. L’affluenza finale si è attestata al 68,23%. Il dato è di 2 punti più alto rispetto a quello registrato in occasione delle precedenti politiche nel 2019.

Gli scenari per la Spagna

Il partito di Alberto Nunez Feijòo, insieme ai voti di Vox guidata da Santiago Abascal, è qualche seggio sotto rispetto alla soglia necessaria per conquistare la maggioranza assoluta delle Cortes (176 seggi) e poter andare al governo. Il Psoe del premier uscente Pedro Sanchez tiene e insieme a Sumar, la coalizione di sinistra guidata da Yolanda Diaz, può aspirare a un dialogo con altri piccoli partiti locali.

Vox esce di fatto quasi dimezzata rispetto al 2019. La destra spagnola potrebbe aver fallito nel suo obiettivo di dare la spallata al governo socialista e di archiviare per sempre l’odiato ‘sanchismo’.

In sintesi, si allontanerebbe quel “governo dei patrioti” auspicato dalla premier Giorgia Meloni in collegamento con un comizio di Vox una decina di giorni fa.

A sinistra, Sanchez potrebbe aver vinto la sua scommessa: mandare al voto un Paese nella prima data possibile, il 23 luglio, con 40 gradi all’ombra, pur di evitare di essere messo sulla graticola per lunghi mesi dopo la scoppola elettorale delle amministrative del 28 maggio scorso.

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Gli occhi dell’Europa puntati su Madrid

Intanto le elezioni in Spagna tengono Bruxelles con il fiato sospeso. Il voto rappresenta la cartina di tornasole per il discusso asse europeo tra Popolari e Conservatori. Con un mantra ripetuto nei palazzi delle istituzioni Ue: chiunque sia il vincitore delle urne, in gioco c’è la continuità sui dossier di punta che Madrid, nelle sue vesti di presidente di turno, dovrà amministrare fino alla fine del 2023.

Su tutti, il nuovo Patto sulla migrazione e la riforma della governance economica. A misurare la temperatura del possibile sodalizio Ppe-Ecr sarà il risultato di Pp e Vox, anime speculari in terra iberica delle rispettive famiglie politiche a Bruxelles.

E, dopo la nuova linea emersa all’Eurocamera con il recente slittamento dei Popolari guidati dal tedesco Manfred Weber verso i Conservatori della premier Giorgia Meloni nella battaglia all’ultimo voto contro la legge – poi però approvata – sul ripristino della natura, le voci di un vero e proprio patto continuano a rincorrersi.

Complici anche i risultati restituiti dalle urne in Grecia, Finlandia e Svezia, dove la tendenza all’allineamento del centrodestra si è consolidata.

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Editor: Ludovico Biancardi

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